lunedì 29 luglio 2013

Se io fossi qualcuno

A nessuno lascerei in mano i pulsanti della rovina

Se io fossi qualcuno, non mi farei mettere i piedi in testa.
Tanto meno un camino.
Intanto il camino puzza, fuma, mi scompiglia l'orizzonte.
Mi impaurisce i clienti, mi intorbidisce gli affari.
Non è cosa buona.



Con tutti i posti dove lo possono mettere, davanti alla mia azienda no.
Proprio assolutamente no.
Se io fossi qualcuno sarei stato chiaro, fin dall'inizio.
Carino quel coso, ma fatelo altrove.
Una fabbrica di quattrini, ma fatela più in là.
E poi, è proprio necessaria? Ne siete certi? Avete verificato tutte le altre modalità?
Qui si sono già accomodati in tanti, in troppi, e la situazione già ora non ci arride.
Vedi come siamo messi?
Quel nastro di asfalto è lì dal '64, ci passano decine di milioni di marmitte ogni anno, figuriamoci cosa ne esce e come riduce l'aria intorno: violetta di Parma a tonnellate servirebbe.
Il viadotto di cemento è un'invenzione moderna, il treno manco si ferma in città: passa con il suo rumore fastidioso e se ne va via, ma certo il paesaggio non ne ha guadagnato: calcestruzzo, cavi, alta tensione, ferro, e i treni dei pendolari che rallentano sempre di più.
Sarebbe progresso questo?
Poi c'è il quartiere industriale, sgangheratamente cresciuto senza motivo, oggi semi abbandonato, scheletrico e mummificato.
Cementificare, coprire, bloccare ogni metro quadrato di verde rimanente.
Tutti a credere nello sviluppo infinito, in consumatori infiniti che si moltiplicano al moltiplicarsi dei centri commerciali, che escono come conigli dalla tuba del mago di turno.
Affamati di oneri, morti di fame per visione di futuro.
Se io fossi qualcuno che conta lo farei capire.
A quegli stessi che credono di poter fingere all'infinito.
Il marino che scende dalla cime dei monti.
Come se non si sentisse nelle narici l'odore di fuliggine, le file nei pronto soccorso a curare le asme, quando va bene, e ripulire i davanzali neri, ogni mattina.
Se io contassi qualcosa glielo direi nei denti che stanno sbagliando tutto.
Che non si respira in un sarcofago di cemento.
Che sono miopi, ciechi e sordi e contano solo le monete di oggi senza guardare oltre il loro naso.
Non si accorgono del disastro che già bussa, sotto forma di livelli superati enne volte, di record stracciati ogni anno che passa, sempre più su verso il punto di non ritorno.
C'era una saggezza tra noi, la giusta misura del nostro piccolo eden, il sentirsi in dovere di non esagerare per potersi godere il frutto della fatica, per fare festa tutti assieme.
Se io fossi qualcuno, a nessuno lascerei in mano i pulsanti della rovina.
Perché ne sarei responsabile come loro.
Il silenzio gioca brutti scherzi.
Non è bello circolare con i vetri scuri.
Morirei di vergogna per aver fregato tutti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 luglio 2013

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