giovedì 6 ottobre 2011

Tre lampi nel buio di Parma

La luminosa serata all'Astra ridicolizza l'ipotesi inceneritore

Tre testimonianze, dal nord, dal sud, dall'ovest della frontiera.
Tre incisive esperienze di territori che hanno cancellato la parola inceneritore dai loro vocabolari, per affrontare in modo nuovo il rapporto con gli scarti, i materiali post utilizzo.



Prima di tutto un cortometraggio, che ha riassunto un viaggio della speranza terminato proprio ieri sera con alcune importanti conferme. Victor Ibanez, il regista, ha realizzato una corsa filmata, dall'Italia agli Stati Uniti e ritorno, tessendo una trama che traboccava umanità, realismo, azione sanguigna e convinta come solo un americano sa fare.



Ieri sera in un cinema Astra straboccante di cittadini, abbiamo ascoltato in diretta Jack Macy, che in una città di 850.000 abitanti, San Francisco, sta rielaborando il concetto di rifiuto per trasformarlo in risorsa.
Numeri altisonanti, con milioni di dollari che sarebbero stati persi nel forno, e che invece tornano nelle tasche dei cittadini, nelle casse delle amministrazioni, tutto sommato in un approccio semplice e lineare con gli oggetti, che non sono mai considerati rifiuti da buttare, ma materiali da riconvertire, riutilizzare, riciclare, riportare in vita.
Un processo che concede tregua all'ambiente, ponendo un saldo positivo incalcolabile in termini di risparmio di gas serra, inquinamento, perdita di materie prime.
E' l'America della frontiera, delle sfide vinte, del coraggio e del realismo.
Quel realismo che sta portando Napoli fuori dal tunnel, un lungo buio che avvolge la città da decenni, ma che con una applicazione pedissequa di tecniche ormai consolidate, sta raccogliendo l'adesione dei stessi napoletani, che saranno i veri protagonisti della rivoluzione dei rifiuti, visto che Napoli proprio in questi giorni ha aderito al programma Rifiuti Zero 2020.
Un collegamento con Raphael Rossi, indicato presidente di Asia da De Magistris, ha permesso di sentire dalle parole dei protagonisti cosa si stia muovendo a Napoli e quali sono gli ostacoli ancora da rimuovere.
Ostacoli che ormai Ponte nelle Alpi ha superato, con una progressione che ha del miracoloso.
Nel 2006 23% di raccolta differenziata, 348 kg di rifiuto residuo, 440 mila euro di costi di smaltimento.
Nel 2010 90% di raccolta differenziata, 29 kg di rifiuto residuo, 37 mila euro di costi di smaltimento.
Numeri che parlano veramente da soli e che si arricchiranno ulteriormente perché il comune non si ferma qui ma vuole andare oltre per affrontare quel 10% di residuo che ancora divide dall'obiettivo riciclo totale, un differenziale dato dalle attività produttive che ancora non sono in grado di mettere sul mercato materiali riciclabili al 100%.
Ezio Orzes sa colpire il cuore e il cervello, rendendo efficaci ed evidenti le riflessioni che hanno portato questo comune in provincia di Belluno ad eccellere in Italia sul tema dei rifiuti.
Nel 2006 i costi per lo smaltimento incidevano per il 57% sul costo del servizio, mentre oggi Ponte nelle Alpi spende per lo smaltimento solo il 4,62%.
Straordinari traguardi, raggiunti non da esseri extraterrestri ma da amministratori oculati ed attenti, che dati alla mano, hanno visto che riciclare è più conveniente che bruciare.
Una lezione da 3 ambiti completamente differenti, che hanno in comune lo sguardo al futuro, quello delle generazioni che ci sostituiranno sul Pianeta Terra e che rischiano di ritrovarsi un luogo depauperato delle risorse che invece hanno diritto ad avere, come del resto ogni generazione fin qui ha avuto.
Qualche tempo fa in una pubblicazione della Provincia di Parma, il presidente Bernazzoli, liquidava l’utopia Rifiuti Zero con poche parole, affermando che in nessuna città al mondo si sta procedendo in questa direzione, ritenendo dunque obbligata la scelta del forno per Parma. Proprio questo fine settimana a Capannori in provincia di Lucca, ci sarà un convegno con i 56 comuni italiani che hanno aderito a Rifiuti Zero.
56 comuni che all’insaputa di Bernazzoli hanno deciso di intraprendere una strada diversa da quella che, cocciutamente, qui a Parma continuano a sostenere sordi ad ogni richiesta di revisione del progetto.
Ieri sera in sala c’erano 4 assessori della giunta uscente, la stampa ed anche alcuni rappresentanti degli industriali Barilla, Chiesi e Greci.
Il GCR vi ha mostrato che si può fare. Occorre la volontà di tutte le parti sane e volonterose di questa città. Chiediamo una moratoria di 5 anni che ci dia il tempo di riconvertire l’impianto, recuperare i costi già sostenuti e procedere decisamente verso una direzione. Quella della salute e della sostenibilità per la Food Valley.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 5 ottobre 2011

+96 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+492 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

Nessun commento:

Posta un commento