Dopo
l'onda emotiva della sentenza di Torino non ci si può fermare.
Le
associazioni esposti e parenti vittime dell’amianto, le
associazioni ambientali, i comitati che da anni si battono perché
l’enorme problema amianto possa trovare soluzione con una legge del
Parlamento Italiano, devono proseguire la loro azione.
La cava di amianto di Pietranera (Bardi): la neve nasconde lo scempio ambientale
E'
inaccettabile che tutto rallenti e sopisca all’interno di una più
generale emergenza sanitaria e ambientale.
Chiediamo
pertanto alle forze politiche presenti in Parlamento di inserire
questo tema tra le priorità sanitarie e ambientali e l'occasione per
farlo c'è.
Il
DDL
“Norme
a
tutela
dei
lavoratori,
dei
cittadini
e
dell'ambiente
dall'amianto,
nonché
delega
al
Governo
per
l’adozione
di
un
testo
unico
in
materia
di
amianto”
è
stato
depositato
in
Senato
il
15/03/2013
primo
firmatario
Felice
Casson.
La
proposta
si
prefigge
di
riunire
in
un
testo
legislativo
unico
la
complessa
questione
amianto,
con
la
finalità
di
correggere
le
storture
e
le
lacune
delle
norme
vigenti.
Il
disegno
di
legge
intende
poi
preordinare
al
meglio
le
modalità
per
una
più
efficace
prevenzione
sanitaria,
tutela
economica
per
gli
esposti,
censimento
e
piano
di
bonifica
delle
aree
contaminate
dall’amianto,
e
il
divieto
(art.13)
all’estrazione
e
l’utilizzo
delle
pietre
verdi,
come
definite
ai
sensi
del
decreto
del
Ministro
della
sanità
14
maggio
1996.
L’articolo
13
è
il
fulcro
della
battaglia
civile
di
“Cave
all'Amianto?
No
grazie!”,
successivamente
condivisa
da
Rete
Ambiente
Parma
e
Coordinamento
Nazionale
Amianto,
sostenuta
da
Isde
Italia
ed
altre
molteplici
sigle
dell'ambientalismo
e
del
volontariato
sanitario.
E'
fondamentale
cancellare
l’allegato
4
del
DM
14
maggio
1996.
Superato
l'allegato
4,
l'estrazione
di
amianto
ricadrebbe
automaticamente
nel
settore
estrattivo
sotto
il
principio
più
generale,
per
il
quale
è
vietato
commercializzare
materiali
con
contenuto
di
sostanze
dichiarate
cancerogene
superiore
allo
0,1%.
Questa
infatti
è
la
norma
che
causa
prima
di
ogni
altra
il
perdurare
della
dispersione
di
nuove
fibre
di
amianto
in
ambiente.
L'antefatto.
Il
parlamento
italiano
varò
nel
1992
la
legge
n.257
dal
titolo
“Norme
relative
alla
cessazione
dell’impiego
dell’amianto”.
Il
decreto
attuativo
fu
emesso
nel
1996,
quando
il
governo
emanò
il
DM
14
maggio
1996
dal
titolo
“Normative
e
metodologie
tecniche
per
gli
interventi
di
bonifica,
ivi
compresi
quelli
per
rendere
innocuo
l'amianto...
(omissis)”.
Il
titolo
non
inganni.
Il
decreto
all’allegato
4,
“Criteri
relativi
alla
classificazione
ed
all'utilizzo
delle
pietre
verdi
in
funzione
del
loro
contenuto
di
amianto”,
di
fatto
ha
consentito
di
continuare
a
cavare
amianto;
si
è
autorizzato
anche
l’apertura
di
nuove
cave,
a
patto
che
il
materiale
estratto
non
liberasse
amianto
in
ambiente
al
di
sopra
di
determinate
concentrazioni.
La
procedura
di
controllo
è
talmente
macchinosa
da
essere
dichiarata
inapplicabile
da
ARPA
Emilia
Romagna.
ARPA
Valle
d’Aosta
afferma
che
il
tout-venant
(prodotto)
della
miniera
di
Balangero
(la
più
grande
cava
di
amianto
d’Europa
con
una
concentrazione
di
amianto
dal
6
all’8%)
dopo
la
frantumazione
primaria
e
secondaria
rilascia
in
ambiente
una
grande
quantità
di
fibre
di
amianto,
ma
sottoponendo
il
tout-venant
della
miniera
di
Balangero
alle
metodiche
previste
dall’allegato
4
il
minerale
risulterebbe
“non
pericoloso”.
Si
tratta
anche
in
questo
settore
di
far
valere
il
principio
secondo
il
quale
i
materiali
più
pericolosi
devono
essere
sostituiti
con
altri
a
minor
impatto
negativo.
Altro
punto
importante
è
fissare
termini
perentori
affinché
le
regioni
completino
il
censimento
dei
siti
contaminati
da
amianto
industriale
e
naturale.
Il
censimento
delle
cave
contaminanti
su
ofiolite
affidato
dalla
legge
alle
Regioni
è
a
tutt’oggi
incompleto.
Questa
è
la
premessa
necessaria
affinché
tali
siti
possano
essere
dichiarati
contaminati
da
amianto
naturale.
In
tal
senso
si
è
mossa
la
Regione
Emilia
Romagna,
anche
se
la
stessa
consente
ancora
di
cavare
in
quei
siti
che
ARPA
ha
già
dichiarato
contaminati.
Nel
piani
di
bonifica
dall'amianto
sarà importante inserire
anche i
siti
oggetto
di
escavazione,
abbandonati
e
mai
rinaturalizzati,
come
peraltro
già
previsto
dalle
leggi
vigenti
-
ma
disattese
-,
secondo
un
nuovo
calendario
perentorio
compatibile
con
le
risorse
disponibili.
Fabio
Paterniti
Cave
all'amianto?
No
grazie!
Bardi,
20
giugno
2013
Approfondimenti
Comitato
Cave
all’amianto
No
Grazie
(archivio
documentazione)
Sentenza
del
Consiglio
di
Stato
Commento
alla
sentenza
Risoluzione
ISDE
Italia
Le
Pietre
Verdi
secondo
Edoardo
Bai
Istituto
dei
Tumori
Milano
ARPA
Valle
d’Aosta
Commento
Indice
di
rilascio
DM
14
maggio
1996
Un
esempio
di
contaminazione
industriale:
Ex
Cemamit
di
Ferentino
http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Video/Amianto-telecamere-Adnkronos-nella-ex-Cemamit-di-Ferentinoinchiesta-Prometeo_32123752886.html
Un
esempio
di
contaminazione
civile
http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Video_News/Amianto-telecamere-Adnkronos-nella-capitaleinchiesta-Prometeo_32167300834.html
Dossier
Dott.
Vito
Totire
medico
del
lavoro
Ausl
Bologna
Rete
Ambiente
Parma
– Cave
ofiolitiche
rischio
negato
comitato
pro
valparma
-
comitato
ecologicamente
-
comitato
rubbiano
per
la
vita
-
comitato
cave
all’amianto
no
grazie
-
associazione
gestione
corretta
rifiuti
e
risorse
– no
cava
le
predelle
–
associazione
per
l'informazione
ambientale
a
san
secondo
parmense
comitato
associazione
giarola
e
vaestano
per
il
territorio
-
no
cogeneratore
a
olio
animale
al
poggio
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