Brucia un capannone, la
seconda volta in una manciata di mesi.
Sono fatti che non possono
che destare forte preoccupazione, gli inquirenti ipotizzano anche il
dolo.
Il business dei rifiuti è
un fortissimo magnete per la malavita organizzata.
Una conca d'oro dove si fa
festa 365 giorni l'anno, grazie ai grandi spazi di manovra che il
comparto regala a piene mani.
I rifiuti fanno fare affari,
enormi, incommensurabili, con margini inauditi.
Perché spesso, e
volentieri, dietro questo mondo si nascondono affari illeciti,
sversamenti illegali, viaggi della speranza di materiali pericolosi,
molto inquinati, radioattivi, abusivi.
In questo settore, scusate
il gioco di parole, si ripuliscono i rifiuti, che diventano leciti,
lindi.
Gli odori vengono spenti
attraverso un corretto conferimento di banconote.
Le indagini, gli arresti, le
inchieste fioriscono in tutto lo Stivale, coinvolgendo anche nazioni
straniere dove si spingono i loschi affari per smaterializzare
carichi che scottano.
Anche Parma non si sottrae.
Al Cornocchio giunsero anni
fa i fusti di rifiuti tossici della Karin B, respinta dal governo
nigeriano.
Una lunga, scomoda sosta,
poi terminata senza grandi clamori.
E allo Spip un capannone
ospita da diversi anni barre di acciaio di origine orientale
dichiarate radioattive. Qui la vicenda è ancora sospesa come in un
limbo, una bolla di silenzio e di preoccupazione.
La discarica di monte Ardone
è un altro dei fronti scoscesi di questo tema.
Gestita male, con enormi
problemi accavallatisi nel tempo, con notizie e non detti di viaggi
della speranza che giungevano, o forse ancora giungono, in quel di
Fornovo, tra le braccia accoglienti della valle del silenzio (e dei
fuochi).
Il peggior nemico della
verità è il silenzio.
Il miglior amico
dell'illegalità è il silenzio.
Il silenzio non pare essere
il miglio viatico, anche per capannoni in cenere.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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