L'amministrazione
comunale scrive alla Regione
Prevenzione e riduzione dei
rifiuti
Gli obiettivi introdotti in
materia di riduzione dei rifiuti e percentuale di raccolta
differenziata devono essere più incisivi e pressanti. Non si sono
osservati sforzi importanti nella definizione di azioni concrete di
prevenzione e riduzione dei rifiuti alla fonte, prima fra le azioni
inserite nella scala gerarchica della normativa nazionale e
comunitaria.
Tale impegno dovrà
concretizzarsi con l’incentivazione alla realizzazione di impianti
di reimpiego e riuso dei materiali, per generare una barriera
all’ingresso dei centri di raccolta rifiuti, evitando così che
materiali che costituiscono ancora delle risorse diventino dei
rifiuti.
Sarebbe auspicabile
individuare come uno dei parametri guida dell’efficacia del Piano e
come finalità dello stesso la diminuzione del rifiuto
indifferenziato pro capite non recuperato, ovvero il criterio del
recupero effettivo delle frazioni raccolte, non comprendendo
nell’accezione del recupero quello energetico.
La Regione ha i mezzi e le
potenzialità per disciplinare anche la gestione dei rifiuti nel
settore della grande distribuzione organizzata. Riteniamo che possano
essere favorite da un lato iniziative di successo come il progetto
“eco acquisti Trentino” mediante accordi tra gli Enti Locali e la
GDO, dall’altro che possano essere introdotte norme e regole per
stimolare una migliore gestione degli imballaggi primari e secondari.
In questo specifico ambito, Parma si candida a rappresentare la città
capofila e la sede di un innovativo centro di ricerca per la
riduzione degli imballaggi (in collaborazione con le istituzioni
scientifiche ed universitarie che già operano in materia), nonché
per lo studio del rifiuto urbano residuo finalizzato ad individuare
le migliori modalità di recupero di materia. Sul fronte del rifiuto
organico, occorre venga creata la filiera del compost di qualità
per orientare le attività imprenditoriali ed agricole della regione
ad utilizzarlo sempre più largamente.
Risulta evidentemente
limitativa, seppur ampiamente condivisa, la proposta di ottenere una
riduzione nella produzione dei rifiuti del 25% solo tramite il
ricorso alla de-assimilazione, cioè l'esclusione dei rifiuti
derivati dalle utenze produttive dal ciclo urbano allo scopo di
ridurre i rifiuti urbani da inviare a smaltimento. In realtà questa
scelta, se non accompagnata da ulteriori provvedimenti, produce come
unico risultato lo spostamento verso i rifiuti speciali di rifiuti
che oggi sono urbani e, quindi, maggiormente controllati. Inoltre la
scelta appare non sufficiente se non associata alle azioni
progettuali e programmatiche sopra indicate.
Raccolte differenziate e
tariffa puntuale
Il territorio è pronto per
affrontare la sfida del 70% di raccolta differenziata entro il 2015
(anziché entro il 2020 come indicato nel Piano) e le Istituzioni
tutte devono introdurre target principalmente volti alla tutela
ambientale.
A tal fine la raccolta
differenziata porta a porta spinta, pur con le necessarie
declinazioni specifiche a seconda dei contesti demografici e delle
condizioni abitative, deve diventare il modello di raccolta
obbligatorio dei rifiuti urbani della Regione Emilia Romagna, unito
ad un sistema incentivante che premi i territori più virtuosi, anche
mediante il circuito degli incentivi CONAI e la ulteriore
rivisitazione degli accordi quadro ANCI-CONAI. Il modello dovrà poi
essere adatto a garantire l’avvio delle tariffazioni puntuali,
nonché volto ad uniformare, possibilmente per territori omogenei, i
sistemi di gestione delle raccolte (definizione di colorazioni,
dimensionamenti e tipologie delle dotazioni utili alla separazione
dei rifiuti, che siano il più possibile standardizzate). Questa
dovrebbe rappresentare una prerogativa delle Assemblee locali di
ATERSIR che dovranno altresì verificare lo congruità economica e
sostenibilità territoriale delle dotazioni specifiche da adottare.
Impiantistica
In ambito impiantistico si
ripropone la ferma convinzione che il Piano debba favorire un
percorso di graduale abbandono delle forme di incentivazione
economica all’incenerimento, invertendo la politica di
incentivazione con quella di tassazione di queste tipologie di
impianti, con i relativi introiti da destinare a progetti di
potenziamento delle raccolte differenziate. Gli incentivi dovrebbero
essere stanziati principalmente a favore della filiera del riciclo,
inclusa la promozione dei sistemi intesi a massimizzare i tassi di
effettivo recupero delle plastiche, e di progetti di ulteriore
recupero di materiali dal RUR mediante sistemi impiantistici in grado
di comporre ed ottimizzare le varie pratiche operative già presenti
sul territorio nazionale ed in corso di ulteriore diffusione anche in
ambito regionale.
Sul fronte del trattamento
della frazione organica dovrà essere favorita la digestione
anaerobica nelle situazioni e nei territorio che si prestano per
vocazione socio-economica. Inoltre, ai sensi della direttiva
2008/98/CE, che prevede al 2020 il divieto di incenerimento per i
rifiuti compostabili e riciclabili, si ritiene debbano essere
affrontate quanto prima le questioni legali e contabili legate al
decommissioning degli impianti che trattano rifiuti che non sarà più
possibile bruciare.
Infine, si chiede che
vengano introdotte norme che disciplinino una gestione separata dei
servizi di raccolta, trasporto e avvio a recupero da quelli di
smaltimento e recupero.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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