venerdì 21 giugno 2013

Piano regionale rifiuti, le proposte di Parma

L'amministrazione comunale scrive alla Regione

Prevenzione e riduzione dei rifiuti

Gli obiettivi introdotti in materia di riduzione dei rifiuti e percentuale di raccolta differenziata devono essere più incisivi e pressanti. Non si sono osservati sforzi importanti nella definizione di azioni concrete di prevenzione e riduzione dei rifiuti alla fonte, prima fra le azioni inserite nella scala gerarchica della normativa nazionale e comunitaria.
Tale impegno dovrà concretizzarsi con l’incentivazione alla realizzazione di impianti di reimpiego e riuso dei materiali, per generare una barriera all’ingresso dei centri di raccolta rifiuti, evitando così che materiali che costituiscono ancora delle risorse diventino dei rifiuti.



Sarebbe auspicabile individuare come uno dei parametri guida dell’efficacia del Piano e come finalità dello stesso la diminuzione del rifiuto indifferenziato pro capite non recuperato, ovvero il criterio del recupero effettivo delle frazioni raccolte, non comprendendo nell’accezione del recupero quello energetico.
La Regione ha i mezzi e le potenzialità per disciplinare anche la gestione dei rifiuti nel settore della grande distribuzione organizzata. Riteniamo che possano essere favorite da un lato iniziative di successo come il progetto “eco acquisti Trentino” mediante accordi tra gli Enti Locali e la GDO, dall’altro che possano essere introdotte norme e regole per stimolare una migliore gestione degli imballaggi primari e secondari. In questo specifico ambito, Parma si candida a rappresentare la città capofila e la sede di un innovativo centro di ricerca per la riduzione degli imballaggi (in collaborazione con le istituzioni scientifiche ed universitarie che già operano in materia), nonché per lo studio del rifiuto urbano residuo finalizzato ad individuare le migliori modalità di recupero di materia. Sul fronte del rifiuto organico, occorre venga creata la filiera del compost di qualità per orientare le attività imprenditoriali ed agricole della regione ad utilizzarlo sempre più largamente.
Risulta evidentemente limitativa, seppur ampiamente condivisa, la proposta di ottenere una riduzione nella produzione dei rifiuti del 25% solo tramite il ricorso alla de-assimilazione, cioè l'esclusione dei rifiuti derivati dalle utenze produttive dal ciclo urbano allo scopo di ridurre i rifiuti urbani da inviare a smaltimento. In realtà questa scelta, se non accompagnata da ulteriori provvedimenti, produce come unico risultato lo spostamento verso i rifiuti speciali di rifiuti che oggi sono urbani e, quindi, maggiormente controllati. Inoltre la scelta appare non sufficiente se non associata alle azioni progettuali e programmatiche sopra indicate.

Raccolte differenziate e tariffa puntuale
Il territorio è pronto per affrontare la sfida del 70% di raccolta differenziata entro il 2015 (anziché entro il 2020 come indicato nel Piano) e le Istituzioni tutte devono introdurre target principalmente volti alla tutela ambientale.
A tal fine la raccolta differenziata porta a porta spinta, pur con le necessarie declinazioni specifiche a seconda dei contesti demografici e delle condizioni abitative, deve diventare il modello di raccolta obbligatorio dei rifiuti urbani della Regione Emilia Romagna, unito ad un sistema incentivante che premi i territori più virtuosi, anche mediante il circuito degli incentivi CONAI e la ulteriore rivisitazione degli accordi quadro ANCI-CONAI. Il modello dovrà poi essere adatto a garantire l’avvio delle tariffazioni puntuali, nonché volto ad uniformare, possibilmente per territori omogenei, i sistemi di gestione delle raccolte (definizione di colorazioni, dimensionamenti e tipologie delle dotazioni utili alla separazione dei rifiuti, che siano il più possibile standardizzate). Questa dovrebbe rappresentare una prerogativa delle Assemblee locali di ATERSIR che dovranno altresì verificare lo congruità economica e sostenibilità territoriale delle dotazioni specifiche da adottare.

Impiantistica
In ambito impiantistico si ripropone la ferma convinzione che il Piano debba favorire un percorso di graduale abbandono delle forme di incentivazione economica all’incenerimento, invertendo la politica di incentivazione con quella di tassazione di queste tipologie di impianti, con i relativi introiti da destinare a progetti di potenziamento delle raccolte differenziate. Gli incentivi dovrebbero essere stanziati principalmente a favore della filiera del riciclo, inclusa la promozione dei sistemi intesi a massimizzare i tassi di effettivo recupero delle plastiche, e di progetti di ulteriore recupero di materiali dal RUR mediante sistemi impiantistici in grado di comporre ed ottimizzare le varie pratiche operative già presenti sul territorio nazionale ed in corso di ulteriore diffusione anche in ambito regionale.
Sul fronte del trattamento della frazione organica dovrà essere favorita la digestione anaerobica nelle situazioni e nei territorio che si prestano per vocazione socio-economica. Inoltre, ai sensi della direttiva 2008/98/CE, che prevede al 2020 il divieto di incenerimento per i rifiuti compostabili e riciclabili, si ritiene debbano essere affrontate quanto prima le questioni legali e contabili legate al decommissioning degli impianti che trattano rifiuti che non sarà più possibile bruciare.
Infine, si chiede che vengano introdotte norme che disciplinino una gestione separata dei servizi di raccolta, trasporto e avvio a recupero da quelli di smaltimento e recupero.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR


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