mercoledì 17 luglio 2013

Anci Conai, accordo da riscrivere completamente

I Comuni Virtuosi rispondono punto per punto

Il dossier sull’accordo Anci-Conai, prodotto dall’ACV -Associazione Comuni Virtuosi, fa discutere.
Con sincrone dichiarazioni il direttore generale del Conai Walter Facciotto e il delegato Anci per i rifiuti ed energia Filippo Bernocchi hanno preso posizione a difesa della proposta di accordo e commentato alcuni aspetti del dossier su Adnkronos.



All’Associazione Comuni Virtuosi non interessa in alcun modo “mettere sul banco degli imputati” i soggetti che hanno condotto le trattative per l’accordo in scadenza, semplicemente crediamo che l’attuale accordo debba essere profondamente rivisto.
Il divario che ci separa dal resto d’Europa è fin troppo evidente ed il grande consenso raccolto tra le associazioni di categoria di raccolta e riciclo dimostra che i problemi evidenziati non riguardano solo gli enti locali.
Walter Facciotto ci attribuisce il fatto di aver analizzato solamente i dati degli ultimi bilanci dei consorzi di filiera riferiti al 2011.
Il 2011 è l’unico anno per il quale ci sono i bilanci disponibili online, se i dati del bilancio 2012 e 2013 diranno qualcosa di diverso ne terremo certamente conto.
Walter Facciotto lamenta di come il dossier si concentri esclusivamente sui “lati negativi” dell'accordo, ma se si vogliono apportare miglioramenti a favore della parte che è stata maggiormente penalizzata, cioè i Comuni, ci pare logico che sia così.
La questione è un’altra: gli imballaggi sono sempre un costo: per l’ambiente (energia e materia sprecata), per i cittadini, costretti a comprare imballaggi eterogenei e difficilmente riciclabili, per i comuni (quindi ancora per i cittadini) che se ne accollano i costi di raccolta e trattamento.
L’obiettivo non può essere di produrre tanti imballaggi ma, come accade nel resto d’Europa, di penalizzare gli imballaggi inutili e difficilmente riciclabili facendo pagare alle aziende un contributo ambientale (CAC) diversificato in relazione al reale impatto economico ed ambientale dell’imballaggio.
Meno imballaggi in circolazione e progressivamente sempre più riciclabili secondo una progettazione ecologica “dalla culla alla culla”.
In questo senso appare difficilmente comprensibile anche l’affermazione di Filippo Bernocchi, delegato ANCI per rifiuti ed energia, che risponde alla richiesta dei Comuni Virtuosi di rimodulare il CAC affermando che in questo modo l'aumento “si scarica sempre sul consumatore nel momento in cui acquista il prodotto”.
In realtà sono proprio i cittadini che oggi pagano le storture dell’attuale sistema: pagano quando sono obbligati ad acquistare imballaggi inutili e poco riciclabili e pagano nella bolletta dei rifiuti i maggiori costi delle raccolte che il sistema Conai non copre.
Se fosse vera la tesi di Bernocchi -sostenuta anche dal Conai-, l’applicazione in Italia del CAC più basso in assoluto a livello europeo avrebbe dovuto garantire al consumatore italiano un costo dei beni di consumo inferiore alla media europea.
In Italia il CAC, incide soltanto per lo 0,07 % sul costo dei beni alimentari all’ingrosso, mentre nel resto d’Europa incide in media per lo 0,3 %.
Nonostante questo innegabile vantaggio per le imprese italiane, l’Italia è diventata in pochi anni uno dei paesi europei con l’Indice di Livello dei Prezzi (PLI) più elevato in Europa secondo Eurostat.
L’altra importante questione è: quanti soldi entrano al Conai e quanti arrivano ai comuni?
Facciotto afferma che “nel 2012 i ricavi sono stati poco più di 500 milioni di euro di cui 312 sono andati ai Comuni ed è l'85% e non il 37% come riportato nel dossier” omettendo di dire che, in realtà, tra le entrate dei consorzi ci sono anche i ricavi per la vendita dei materiali e le quote versate dai soci che nel 2012 ammontavano a circa 250 milioni di euro.
Nel 2012 ai Comuni è andato circa il 42 % del totale degli introiti (il 5 % in più rispetto al 2011). Nel 2011, anno preso in esame nel Dossier, i consorzi del Conai hanno introitato 819 milioni di euro e di questi soldi sono andati ai Comuni 297 milioni di euro, quindi poco più di un terzo degli introiti totali del 2011.
Riteniamo che un sistema che opera senza scopo di lucro come il Conai non dovrebbe avere alcuna difficoltà a riconoscere ai Comuni sia i maggiori costi di raccolta che i ricavi per la cessione del mercato di quanto conferito ai Consorzi di filiera.
Facciotto e Bernocchi affermano che “il Conai fa più degli obiettivi previsti dalla legge”.
Nell’ultimo rapporto ISPRA si legge invece che, a causa “dell’incompleta e parziale informazione fornita dal Consorzio Conai... l’ISPRA non è in grado di monitorare in maniera efficace il ciclo di gestione dei rifiuti di imballaggio, validando i dati trasmessi dal CONAI, e soprattutto di verificare il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio fissati”.
Piena disponibilità a collaborare con l’ANCI per trovare una soluzione che possa conciliare le esigenze di tutte le parti coinvolte nella più totale trasparenza.

Gianluca Fioretti
Presidente ACV - Associazione nazionale Comuni Virtuosi

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
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