ARPA Emilia-Romagna ha di
recente pubblicato i dati ambientali della Provincia e della città
di Parma. La situazione che si evidenzia è allarmante per
l’inquinamento da PM10 e da ozono.
Per le polveri i limiti
imposti dall’Unione Europea di 35 sforamenti all’anno sono stati
superati nel 2012 di oltre 3 volte (120) e nel 2013 la situazione non
migliora con 34 sforamenti al 14 luglio 2013. Dopo sei mesi ci siamo
giocati il bonus annuale e non ci rimane che trattenere il fiato fino
a dicembre.
Arpa E.R. è tra i
collaboratori dello studio europeo che ha documentato il legame tra
smog e tumore del polmone pubblicato da Lancet Oncology, realizzato
su un campione di oltre 300.000 persone. Ha dimostrato che più alta
è la concentrazione di inquinanti nell’aria e maggiore è il
rischio di sviluppare un tumore.
E’ emerso che i centri
italiani monitorati hanno la più alta presenza di inquinanti in
Europa.
Lo studio ha permesso di
concludere che per ogni incremento di 10 microgrammi di PM 10 per
metro cubo nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di
circa il 22%.
Anche la scienza avvalla
quanto Parma aveva già capito da tempo.
La stragrande maggioranza
dei cittadini non vuole infatti un inceneritore, che inquinerà
ulteriormente l’aria e fermerà di fatto la raccolta differenziata
per i prossimi 20 anni. Tutti hanno capito che le ragioni che hanno
portato alla costruzione dell’inceneritore cozzano con il comune
buon senso. Il futuro forno segue infatti una logica che sembra
andare contro i cittadini; tariffe carissime e rischi gravissimi per
la salute.
Respireremo diossine e
metalli pesanti mentre il provinciale fanta bosco mangia-polveri non
servirà a nulla. Non serviranno neppure i filtri a norma di legge
poiché nessun dispositivo può attualmente intercettare le nano
polveri emessi da tali impianti.
Si deve allora cambiare
visione e rivalutare il principio di precauzione su un tema così
importante come la salute pubblica. L’ambiente è il domani dei
nostri figli e non si può più seguire la logica di una filosofia
concepita negli anni 70 e anacronistica dal punto di vista tecnico ed
economico.
Dobbiamo quindi impegnarci
per battaglie legittime che vale la pena di portare avanti. Ogni
cittadino è il riflesso delle proprie convinzioni, della propria
coerenza in accordo con la realtà dei fatti; e la realtà è che non
c’è bisogno di un inceneritore in una città fra le più inquinate
d’Europa.
Nonostante da oltre 10 anni
la Regione promuova accordi di programma con Province e Comuni
capoluogo per il risanamento della qualità dell’aria, non sono
stati avviati interventi strutturali significativi e la provincia di
Parma si è rivelata lo scorso anno quella maggiormente inquinata in
E.R. Per gli effetti sulla salute dell’inquinamento delle polveri
sottili è sufficiente far riferimento agli studi epidemiologici
pubblicati sul sito regionale, o ad altre fonti ufficiali quali
l’Organizzazione Mondiale della Sanità o il Ministero della
Salute.
Ormai in tutta Europa
l'incenerimento si utilizza sempre meno perché si è capito che i
rifiuti sono una risorsa ed è economicamente insensato bruciarli.
In Italia, al contrario, il
ricorso all’incenerimento sta in piedi perché conveniente solo per
i loro gestori, dato che prendono soldi pubblici tramite i
certificati verdi. Se la differenziata fosse fatta bene da tutti ed
estesa rapidamente in tutta la città, l’inceneritore sarebbe
semplicemente inutile.
Allora deve prevalere un
interesse generale volto a non peggiorare ulteriormente la qualità
dell’aria con nuove fonti emissive, con conseguenze per la salute
dei cittadini direttamente proporzionali alle emissioni stesse. Tale
postulato è scientificamente avvalorato da innumerevoli fonti.
Come cittadino mi pongo
allora questa domanda: fra un legittimo interesse privato puramente
economico ed un interesse pubblico come quello della salute cosa è
giusto privilegiare? Ritengo inaccettabile l’aumento del rischio
per la salute a fronte di ulteriori dosi di inquinanti che si
dovessero immettere in una valle fra le più inquinate in Europa.
Come consigliere comunale
ricordo che l'articolo 41 della Costituzione ha indicato una priorità
chiara.
La storia industriale
italiana dimostra che ogni volta che il lavoro, o un interesse
monetario pubblico o privato, sia stato anteposto al bene comune c'è
stato un danno ai cittadini ed all'ambiente. In natura però non si
può compensare un danno biologico; per questa ragione la
Costituzione tutela prioritariamente la salute (art.32) e l'ambiente
(art.9) prima dell'interesse privato di un impresa (art.41), per
evitare danni irreversibili.
Ridurre a meri discorsi
ideologici quanto detto o ad un allarmismo di convenienza è il
metodo più usato per sminuire il problema. La questione di fatto
invece è l’aggravarsi di un rischio sanitario per la popolazione
dovuto all’aumento dell’inquinamento atmosferico collegato
all’accensione di un impianto che va a sommarsi agli inquinanti già
presenti in atmosfera e accertati non dai politici ma dai monitoraggi
di ARPA.
Un inceneritore è un
intollerabile supplemento di emissioni inquinanti in un contesto
ambientale già altamente compromesso da altre fonti emissive quali
riscaldamento domestico, circolazione veicolare (Parma è fra le
città con più alta concentrazione automobilistica in Europa),
comparto produttivo, da condizioni meteo climatiche avverse e da una
geografia particolare che ingabbia l’inquinamento atmosferico.
Occorre a mio giudizio fare
il possibile per prevenire il grave rischio per l’incolumità
pubblica costituito dall’accensione di impianti anche se con
fattori emissivi che stanno al di sotto dei limiti di legge. Lo
dovremmo fare per noi stessi, per gli altri, per le future
generazioni e per l’ambiente.
Fabrizio Savani –
Consigliere Comunale Gruppo Movimento 5 Stelle Parma
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
18 luglio 2013
L'inceneritore
di
Parma
avrebbe
dovuto
accendersi
438
giorni
fa
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