Si profila una nuova collaborazione tra sport e salute, tra tifo e GCR, perché i valori della salvaguardia dell'ambiente e della nostra salute non possono che ben accomunarsi alla pratica sportiva.
Francesco Barbieri, della farmacia Annunziata di via Gramsci, una delle anime della lotta contro l'inceneritore di Parma, è stato intervistato giorni fa dal blog www.stadiotardini.com, diretto dal giornalista sportivo Gabriele Majo.
Il blog si occupa di informazione sportiva (non inquinata) sullo stadio e chi ci gioca dentro.
Francesco è un tifoso crociato di vecchia data, e nella sala di misurazione della pressione ha esposto tanti cimeli della squadra del cuore.
Così il dialogo si è animato ed ha spaziato in tanti temi ed è stato utile per raggiungere i tanti tifosi del Parma che seguono il blog stadiotardini.com per tenersi informati sulle vicende della squadra del cuore.
E' stata una occasione importante di sensibilizzazione dei tifosi ad un tema fondamentale come quello della salute e dell'ambiente, temi che oggi vengono messi in discussione dall'inceneritore in costruzione a Ugozzolo.
Il futuro di Parma è legato in modo indissolubile al modello di gestione dei rifiuti che la comunità intenderà adottare. La gestione che prevede l'incenerimento appartiene ormai ad una visione del passato che non tiene conto delle nuove tecnologie e dei rischi che porta con sé tale pratica.
L'intervista è stata propizia anche per comunicare l'evento del prossimo 10 gennaio, quando all'Auditorium Paganini si svolgerà un convegno dal titolo “Dalla culla alla culla”, cui parteciperanno due esponenti di livello mondiale del nuovo corso, quello che intende produrre le merci senza recar danno ad alcuno e il presidente delle Società Chimica Italiana.
La collaborazione tra GCR e Stadiotardini.com può far nascere altri progetti comuni, avvicinando lo sport alla salute ed alla sua difesa, per dare una informazione completa ai cittadini ed ai tifosi.
Fare tifo per il Parma vuol dire anche far tifo per la città e per il suo futuro.
Un futuro dove non c'è posto per ciminiere e diossine.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 30 dicembre 2010
-493 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+213 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
giovedì 30 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
Se bruciare plastica produce diossina
Se bruciare plastica produce diossina
non è meglio recuperarla?
L'11 agosto 2010 inviammo e pubblicammo dieci domande a Iren.
Sono passati molti mesi, ma di risposte, da Iren, nemmeno una.
E' vero, noi siamo di Parma, non di Torino o Genova, e quindi meritiamo l'attenzione dovuta al nostro 6% circa di importanza rivestita nella grande società.
Abbiamo così pensato di riproporre un quesito alla volta, non solo alla multi utility piemontese ligure, ma in particolare alle nostre autorità, così convinte di fare bene, costruendo un inceneritore.
Ci aspettiamo così che da piazzale della Pace l'assessore Giancarlo Castellani, per non eccedere nell'aspettativa di un cenno dal presidente Vincenzo Bernazzoli, dia una risposta ad alcuni quesiti semplici semplici, a cominciare da quello di oggi, sulla plastica.
Sempre che il silenzio stampa non stia ancora perdurando.
Tutti noi cittadini e residenti nel territorio provinciale da anni eseguiamo, chi bene chi meno, la raccolta differenziata della plastica, introducendo nel cassonetto giallo, oppure nelle apposite campane, tutti gli imballaggi di materiale plastico che abbiamo in casa.
Ci siamo accorti però che non tutte le plastiche sono riciclabili, perché costituite da polimeri complessi e compositi che difficilmente si riescono a separare, oppure perché costruite proprio con “ingredienti” non riciclabili.
Inoltre ci siamo resi conto, studiando i dati del progetto rifiuti di Iren, che addirittura la frazione della plastica recuperata invece che aumentare scenderà drasticamente, raggiungendo nel 2012 il picco negativo del 17% di intercettazione sul totale della raccolta di questa frazione.
Significa, in soldoni, come a volte si sente dire dai maligni, che Iren metterà tutto insieme, plastica e indifferenziato, o meglio che una quota della plastica che noi differenziamo nel contenitore giallo verrà presa e destinata all'inceneritore.
Dopo la sorpresa di tale scoperta e dopo aver verificato che sia la verità, e fino ad oggi non sono giunte smentite in tal senso, ci chiediamo come stiano insieme il proclamato impegno verso la raccolta differenziata con questi dati.
Non stanno per niente insieme, anzi fanno a pugni.
Iren lamenta la difficoltà di gestire il recupero di alcune plastiche, per cui la soluzione più semplice è quella di “recuperare” energia da queste sostanze plastiche che, come ben sappiano, bruciano molto bene, avendo un alto potere calorifico.
Teniamo presente che i rifiuti per legge non possono essere bruciati se non hanno un certo potere calorifico, al di sotto del quale non si può andare. Lo spauracchio di Iren è naturalmente quello di trovarsi a che fare con un rifiuto non combustibile, umido, povero di materie ad alto potere calorifico.
Così ha pensato di risolvere alla radice il problema.
La plastica se la tiene per la bocca del forno, e tanti saluti al riciclo.
E' ovvio che questa situazione grida vendetta ma noi ci limitiamo a questa considerazione.
A Vedelago, il tanto vituperato centro riciclo, a cui fa spallucce l'assessore Castellani (e noi cominciamo a capire il perché), tutta questa plastica, e per tutta intendiamo il 100%, viene, invece che bruciata, introdotta in un macchinario chiamato “estrusore”, il quale non fa altro che mischiarla, omogeneizzarla senza alcuna combustione, producendo infine una materia denominata “prima seconda” oppure “granulo”, oppure “sabbia sintetica”che viene poi venduta sia all'industria dello stampaggio plastico che a quella delle costruzioni.
Dai rifiuti insomma, che non costano nulla, si ricava un guadagno, rappresentato dalla vendita di questo prodotto molto richiesto per il suo costo inferiore rispetto alla plastica vergine.
Pensate che perfino la Piaggio, da Pontedera, sta facendo l'occhiolino a questa plastica, meno costosa, per produrre parti della Vespa.
Eccoci alla domanda.
Aldilà della costruzione dell'inceneritore, perché anche Parma non si dota di questo macchinario chiamato estrusore, che costa meno di 5 milioni di euro, per ricavare dalla plastica un guadagno invece che inserirla nel capitolo delle spese?
Coma mai viste la vacche magre non si decide già ora, da subito, questa modalità alternativa che porterebbe con sé non solo un guadagno per la vendita della sabbia sintetica ma un grosso risparmio perché ridurremmo le quantità di rifiuti da portare fuori Provincia?
Una domanda semplice semplice a cui chiederemmo, sommessamente, una risposta.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 dicembre 2010
-494 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+212 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
non è meglio recuperarla?
L'11 agosto 2010 inviammo e pubblicammo dieci domande a Iren.
Sono passati molti mesi, ma di risposte, da Iren, nemmeno una.
E' vero, noi siamo di Parma, non di Torino o Genova, e quindi meritiamo l'attenzione dovuta al nostro 6% circa di importanza rivestita nella grande società.
Abbiamo così pensato di riproporre un quesito alla volta, non solo alla multi utility piemontese ligure, ma in particolare alle nostre autorità, così convinte di fare bene, costruendo un inceneritore.
Ci aspettiamo così che da piazzale della Pace l'assessore Giancarlo Castellani, per non eccedere nell'aspettativa di un cenno dal presidente Vincenzo Bernazzoli, dia una risposta ad alcuni quesiti semplici semplici, a cominciare da quello di oggi, sulla plastica.
Sempre che il silenzio stampa non stia ancora perdurando.
Tutti noi cittadini e residenti nel territorio provinciale da anni eseguiamo, chi bene chi meno, la raccolta differenziata della plastica, introducendo nel cassonetto giallo, oppure nelle apposite campane, tutti gli imballaggi di materiale plastico che abbiamo in casa.
Ci siamo accorti però che non tutte le plastiche sono riciclabili, perché costituite da polimeri complessi e compositi che difficilmente si riescono a separare, oppure perché costruite proprio con “ingredienti” non riciclabili.
Inoltre ci siamo resi conto, studiando i dati del progetto rifiuti di Iren, che addirittura la frazione della plastica recuperata invece che aumentare scenderà drasticamente, raggiungendo nel 2012 il picco negativo del 17% di intercettazione sul totale della raccolta di questa frazione.
Significa, in soldoni, come a volte si sente dire dai maligni, che Iren metterà tutto insieme, plastica e indifferenziato, o meglio che una quota della plastica che noi differenziamo nel contenitore giallo verrà presa e destinata all'inceneritore.
Dopo la sorpresa di tale scoperta e dopo aver verificato che sia la verità, e fino ad oggi non sono giunte smentite in tal senso, ci chiediamo come stiano insieme il proclamato impegno verso la raccolta differenziata con questi dati.
Non stanno per niente insieme, anzi fanno a pugni.
Iren lamenta la difficoltà di gestire il recupero di alcune plastiche, per cui la soluzione più semplice è quella di “recuperare” energia da queste sostanze plastiche che, come ben sappiano, bruciano molto bene, avendo un alto potere calorifico.
Teniamo presente che i rifiuti per legge non possono essere bruciati se non hanno un certo potere calorifico, al di sotto del quale non si può andare. Lo spauracchio di Iren è naturalmente quello di trovarsi a che fare con un rifiuto non combustibile, umido, povero di materie ad alto potere calorifico.
Così ha pensato di risolvere alla radice il problema.
La plastica se la tiene per la bocca del forno, e tanti saluti al riciclo.
E' ovvio che questa situazione grida vendetta ma noi ci limitiamo a questa considerazione.
A Vedelago, il tanto vituperato centro riciclo, a cui fa spallucce l'assessore Castellani (e noi cominciamo a capire il perché), tutta questa plastica, e per tutta intendiamo il 100%, viene, invece che bruciata, introdotta in un macchinario chiamato “estrusore”, il quale non fa altro che mischiarla, omogeneizzarla senza alcuna combustione, producendo infine una materia denominata “prima seconda” oppure “granulo”, oppure “sabbia sintetica”che viene poi venduta sia all'industria dello stampaggio plastico che a quella delle costruzioni.
Dai rifiuti insomma, che non costano nulla, si ricava un guadagno, rappresentato dalla vendita di questo prodotto molto richiesto per il suo costo inferiore rispetto alla plastica vergine.
Pensate che perfino la Piaggio, da Pontedera, sta facendo l'occhiolino a questa plastica, meno costosa, per produrre parti della Vespa.
Eccoci alla domanda.
Aldilà della costruzione dell'inceneritore, perché anche Parma non si dota di questo macchinario chiamato estrusore, che costa meno di 5 milioni di euro, per ricavare dalla plastica un guadagno invece che inserirla nel capitolo delle spese?
Coma mai viste la vacche magre non si decide già ora, da subito, questa modalità alternativa che porterebbe con sé non solo un guadagno per la vendita della sabbia sintetica ma un grosso risparmio perché ridurremmo le quantità di rifiuti da portare fuori Provincia?
Una domanda semplice semplice a cui chiederemmo, sommessamente, una risposta.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 dicembre 2010
-494 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+212 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
martedì 28 dicembre 2010
Al traguardo solo euri
Al traguardo rimangono in due: la Provincia e Iren, o meglio, la Provincia.
Al traguardo a sventolare con gaiezza la bandiera sporca dell'inceneritore ci risulta solo Bernazzoli, altri non pervenuti.
Anzi, per essere precisi precisi anche nei Democratici le posizioni si fanno sempre più ondivaghe ed incerte e molti loro rappresentanti non hanno fatto mancare il loro dissenso al progetto, pur mantenendo un atteggiamento non apertamente ostile.
Da parte nostra crediamo che il punto fondamentale sia semplicemente uno: fa male o fa male quell'impianto?
A questa domanda ormai ci pare di capire che tutti siano d'accordo nel rispondere “fa male”.
Fa male un po' di più, un po' di meno, fa malissimo, non fa malissimo, ma insomma è ormai superato il dilemma.
Gli studi che ogni giorno escono sono ben poco rassicuranti.
Gli stessi dati progettuali dicono senza poter essere smentiti che questi impianti sono semplicemente dei trasformatori e compattatori di materia, che da una grande massa entrante deriva una piccola massa uscente.
Il problema è che questo “piccolo” malloppo in uscita è ben più pericoloso della materia che abbiamo infilato nel forno.
Poi ci possono raccontare delle meraviglie dei filtri eccetera eccetera, ma mai potranno smentire che il territorio circostante l'impianto (almeno 10 km di raggio) subisce un peggioramento ambientale netto e misurabile, che spesso è sfociato per chi vi risiede stabilmente anche in malattie in molti casi gravi e a volte mortali.
L'impianto fa male, ma è come se ci dicessero che non se ne può fare a meno, e subito ci ricordano Napoli e Palermo, come se quella fosse l'unica alternativa all'inceneritore.
Abbiamo dimostrato che non è così e che altri territori si stanno incamminando in quella direzione, cioè trattare queste materie scartate senza utilizzare la combustione, scoprendo che questa pratica virtuosa porta vantaggio a tutti. Anzi la stessa Europa dice che prima viene la riduzione, il recupero, il riciclaggio, e che la pratica dell'incenerimento va abbandonata.
Anche la scusa del “non ci sono alternative” cade rumorosamente a terra.
Rimane un dubbio che ogni giorno che passa più ci rode il fegato.
Ma sarà una questione di soldi, di finanza, di business, di bilanci, che noi non possiamo conoscere?
Già il fatto che Iren non ci mostri il piano economico finanziario ci fa molto pensare.
Poi ci accorgiamo che una gara d'appalto “europea” da 43 milioni di euro totalizza la bellezza di uno, 1!, partecipante.
Non è che poi si scopre che l'inceneritore va fatto perché qualcuno ci deve guadagnare, perché a sua volta deve far guadagnare qualcun altro...
Non è che alla fine scopriamo che tutta la tiritera nasconde in realtà un mero interesse inconfessabile nel quale corrono e volano milioni?
Non vorremmo mai che la nostra salute fosse stata messa all'asta e calcolata in finanziamenti e storni e percentuali e pizzoccheri vari.
Non ci avremo per caso indovinato un'altra volta?
Non sarebbe ora che la Magistratura accendesse una luminosa lampadina su tutta questa storia?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 28 dicembre 2010
-495 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+211 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Al traguardo a sventolare con gaiezza la bandiera sporca dell'inceneritore ci risulta solo Bernazzoli, altri non pervenuti.
Anzi, per essere precisi precisi anche nei Democratici le posizioni si fanno sempre più ondivaghe ed incerte e molti loro rappresentanti non hanno fatto mancare il loro dissenso al progetto, pur mantenendo un atteggiamento non apertamente ostile.
Da parte nostra crediamo che il punto fondamentale sia semplicemente uno: fa male o fa male quell'impianto?
A questa domanda ormai ci pare di capire che tutti siano d'accordo nel rispondere “fa male”.
Fa male un po' di più, un po' di meno, fa malissimo, non fa malissimo, ma insomma è ormai superato il dilemma.
Gli studi che ogni giorno escono sono ben poco rassicuranti.
Gli stessi dati progettuali dicono senza poter essere smentiti che questi impianti sono semplicemente dei trasformatori e compattatori di materia, che da una grande massa entrante deriva una piccola massa uscente.
Il problema è che questo “piccolo” malloppo in uscita è ben più pericoloso della materia che abbiamo infilato nel forno.
Poi ci possono raccontare delle meraviglie dei filtri eccetera eccetera, ma mai potranno smentire che il territorio circostante l'impianto (almeno 10 km di raggio) subisce un peggioramento ambientale netto e misurabile, che spesso è sfociato per chi vi risiede stabilmente anche in malattie in molti casi gravi e a volte mortali.
L'impianto fa male, ma è come se ci dicessero che non se ne può fare a meno, e subito ci ricordano Napoli e Palermo, come se quella fosse l'unica alternativa all'inceneritore.
Abbiamo dimostrato che non è così e che altri territori si stanno incamminando in quella direzione, cioè trattare queste materie scartate senza utilizzare la combustione, scoprendo che questa pratica virtuosa porta vantaggio a tutti. Anzi la stessa Europa dice che prima viene la riduzione, il recupero, il riciclaggio, e che la pratica dell'incenerimento va abbandonata.
Anche la scusa del “non ci sono alternative” cade rumorosamente a terra.
Rimane un dubbio che ogni giorno che passa più ci rode il fegato.
Ma sarà una questione di soldi, di finanza, di business, di bilanci, che noi non possiamo conoscere?
Già il fatto che Iren non ci mostri il piano economico finanziario ci fa molto pensare.
Poi ci accorgiamo che una gara d'appalto “europea” da 43 milioni di euro totalizza la bellezza di uno, 1!, partecipante.
Non è che poi si scopre che l'inceneritore va fatto perché qualcuno ci deve guadagnare, perché a sua volta deve far guadagnare qualcun altro...
Non è che alla fine scopriamo che tutta la tiritera nasconde in realtà un mero interesse inconfessabile nel quale corrono e volano milioni?
Non vorremmo mai che la nostra salute fosse stata messa all'asta e calcolata in finanziamenti e storni e percentuali e pizzoccheri vari.
Non ci avremo per caso indovinato un'altra volta?
Non sarebbe ora che la Magistratura accendesse una luminosa lampadina su tutta questa storia?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 28 dicembre 2010
-495 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+211 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lunedì 27 dicembre 2010
Energia, c'è tutto un mondo attorno
Ne abbiamo bisogno sempre di più. L’uomo moderno vive di energia, e per vivere meglio (dicono) deve averne sempre di più. Non è ben chiaro per farne cosa. Sicuramente per sprecarla riscaldando e raffreddando edifici mal costruiti e mal gestiti, nei quali pretendiamo di tenere in estate temperature da raffreddore, e poterci vivere in inverno con le maniche corte. O per illuminare uffici pubblici nelle ore serali quando gli impiegati se ne sono andati a casa da parecchie ore (vedi Direzionale Uffici Comunali di Parma).
Oppure per illuminare in maniera eccessiva e persino fastidiosa i negozi, seguendo il pensiero corrente di coloro che si occupano d’immagine, i cosiddetti Visual Merchandiser, secondo i quali un negozio, quanto più è illuminato, tanto più attira il cliente (anche di notte).
In dieci anni la quantità di luce richiesta all’interno di un punto vendita dall’arredatore è più che triplicata.
L’uso smisurato e dissennato di energia è forse simbolo di “potenza”, ma anche di stupidità.
Un viaggio in Qatar può chiarire molto bene alcuni assunti dell'uomo moderno (?): piste di pattinaggio su ghiaccio in località dove la temperatura oscilla tra i trenta e i cinquanta gradi, palazzi dove vengono condizionati anche i porticati aperti, alberghi con letti privi di lenzuola ma dotati di piumini d’oca per difendersi dalle rigide temperature del condizionamento forzato.
Per mantenere il nostro attuale stile di vita l’energia attualmente prodotta non è sufficiente, ci dicono.
E allora dobbiamo produrne altra, con ogni mezzo, sempre di più.
L’opzione nucleare, che pensavamo di aver superato, sia economicamente che culturalmente, torna prepotentemente alla ribalta e meriterebbe un lungo approfondito discorso.
Parleremo piuttosto in questa sede dell’energia prodotta localmente, secondo il principio, peraltro abbastanza condivisibile, dell’autonomia energetica di una città, una provincia, un territorio, che viene poi però utilizzato come testa di ponte dai signori del vapore, per fare i “loro” affari.
Era il 2003, si cominciava a parlare di liberalizzazione dell’energia, a Parma fu proposta da Amps una grande centrale turbogas ritenuta (assieme all’amministrazione comunale) assolutamente indispensabile. Si voleva assicurare l’autosufficienza energetica della nostra città.
Poco importava che il gas non fosse esattamente prelevato in loco ma provenisse dall’Algeria o dalle ex Repubbliche Sovietiche, l’importante era spacciare presunte necessità per vendere energia e fare business. Fortunatamente il progetto, anche in seguito alle battaglie di un forte movimento di cittadini, si arenò.
Venne poi il giorno in cui ci è stato fatto credere che i rifiuti potessero magicamente trasformarsi in energia, attraverso un processo semplicissimo: il cambiamento di una parola. L’inceneritore è diventato termovalorizzatore, nel momento in cui la tecnologia ha permesso di recuperare, con un rendimento peraltro risibile, una modestissima quantità di energia termica attraverso il teleriscaldamento e una certa quantità di energia elettrica.
Alle contestazioni tecniche, che riguardavano non solo l’incenerimento rifiuti, ma anche la scelta strategica del teleriscaldamento, nessuno ha mai risposto.
Creare una centrale termica, a chilometri di distanza dall’utilizzatore finale, è evidentemente uno scempio energetico.
In questo caso i fautori dell’incenerimento hanno unito due parole magiche: energia e rifiuti, definendole entrambe emergenze. Esiste un’emergenza rifiuti, ma questa è data in primo luogo dal fatto che produciamo troppe merci e che troppe merci diventano troppo rapidamente rifiuti.
Bruciare rifiuti è un altro scempio energetico, oltre che sanitario.
Recuperare e riutilizzare i prodotti o gli imballaggi e, quando diventano inutilizzabili, avviarli a riciclo, è una pratica che dal punto di vista energetico è estremamente più virtuosa che bruciarli in un grande forno, recuperando un po’ di fumo caldo.
Perché allora si costruiscono gli inceneritori?
Per fare soldi. Anche l’incenerimento infatti, è da quasi vent’anni un business per chi lo gestisce, grazie alle sovvenzioni che ognuno di noi paga all’industria dell’incenerimento attraverso i Cip 6, una maggiorazione del 7% sul costo dell’energia elettrica, a favore di chi la produce con l’incenerimento dei rifiuti.
Stiamo solo parlando del fallimento in termini energetici ed economici dell’incenerimento. La questione sanitaria è molto più importante, dirimente, e basterebbe da sola per cancellare questa pratica.
Diventa difficile convincere della nocività, dell’antieconomicità, dell’insostenibilità dell’incenerimento, chi su questo fa affari, ma dobbiamo riuscire a scardinare in noi tutti, e nella classe politica cui abbiamo delegato la gestione della cosa pubblica in particolare, alcuni luoghi comuni duri a morire.
Primo fra tutti l’ineluttabilità del fatto che i rifiuti siano il male necessario, l’effetto collaterale di una società del benessere. La strategia “rifiuti zero” ha introdotto alcuni concetti, che dovrebbero entrare a far parte del patrimonio comune di ogni singolo individuo che calpesta il globo terrestre, a maggior ragione di quelli che vivono nelle società opulente.
Uno di questi concetti è che il rifiuto non esiste. Esiste un materiale post utilizzo, che è stato usato ma non per questo diventa rifiuto. Una bottiglia di plastica è considerato un prodotto nel momento in cui contiene un liquido su uno scaffale, ma diventa un rifiuto appena viene svuotata; il pianeta non può reggere pratiche di questo genere. Non possiamo dare alle cose una vita così corta, solo perché il loro costo di fabbricazione è basso.
I nodi mai risolti di crescita sregolata e ultra consumistica, e di ricerca del business, stanno venendo al pettine sotto forma di inquinamento di terra, aria, acqua, depauperamento di risorse, sconvolgimenti climatici.
Dopo decenni nei quali gli ambientalisti venivano chiamati spregevolmente Cassandre, oggi diventa difficile continuare a negare ciò che è sotto gli occhi di tutti, la rovina dell’ambiente.
Ecco allora che, giusto per non farsi mancare niente, molte aziende si sono date una colorata di verde prato e si ripropongono in una nuova veste di “sostenibilità”. Qualcuno la chiama green washing.
Anche in campo energetico, ovviamente. E’ tutto un fiorire di aziende che promettono energia ad impatto zero, con fonti rinnovabili non impattanti sull’ambiente. Se fosse vero metà di quello che dicono dovremmo avere tutte le nostre case ricoperte di pannelli fotovoltaici.
In realtà anche qui spesso non è tutto oro quello che luccica. E’ il caso degli impianti a biomasse, anche questi guarda caso incentivati tramite i certificati verdi, nati forse con buone intenzioni ma trasformati immediatamente in affari personali.
Bruciare biomassa, che il più delle volte vuol dire pregiato legno, sembra una pratica sostenibile ma non lo è. O meglio, non lo è nella misura in cui si progetta (è il caso di alcuni paesi del nostro Appennino) di coltivare boschi per la centrale termica o, peggio, importare legna da paesi stranieri.
Così come non ha senso coltivare colza o mais per produrre carburanti, togliendo colture che potrebbero essere destinate all’alimentazione umana, ancora una volta in nome del business. Questi impianti possono avere una valenza positiva solo se riescono a risolvere in modo virtuoso la gestione dei residui delle produzioni. L’uso di legna da ardere per produrre calore per usi domestici e industriali è da considerarsi sostenibile solo se i pellet o il cippato non derivano direttamente da legna vergine prodotta dal taglio dei boschi, ma da scarti di lavorazione di biomasse primarie: segherie, falegnamerie, lavorazioni di prodotti agricoli con scarti (olive, nocciole), e solo nel raggio di pochi chilometri dall’impianto.
Gli incentivi rappresentati dai certificati verdi hanno purtroppo dato il via al proliferare di proposte di centrali a biomasse che non avrebbero senso di esistere (analogamente agli inceneritori), se non fossero sovvenzionate dalla collettività.
Sorge spontanea la domanda: dove sono finiti tutti i sostenitori del libero mercato?
Di un caso clamoroso se ne occupò la trasmissione di Rai 3 Report un anno e mezzo fa: un grande allevatore di polli impiantò nella sua azienda una centrale che produceva elettricità bruciando pollina (deiezione dei polli), che come si può immaginare è un combustibile praticamente privo di potere calorifico, quindi scarso dal punto di vista energetico, ma efficace per ottenere incentivi statali. Il risultato finale era che l’allevatore guadagnava molto di più dalla cacca dei suoi polli che dalle carni del pollo stesso.
L’energia, prima di essere un servizio ai cittadini, è un business per chi la produce e la distribuisce. Sarà banale ma è bene tenerlo a mente.
Tocca a noi e alla nostra classe dirigente rompere questo assioma, cambiare lo stato esistente delle cose..
La politica deve cominciare a fare gli interessi del popolo che l’ha eletta, e noi dobbiamo prendere in mano la nostra vita e autodeterminarci nelle scelte quotidiane in tema di rifiuti, consumi, energia, rigettando le scelte imposte da altri, soprattutto se costoro ne ricevono un guadagno eccessivo.
Quando avremo installato il nostro pannello fotovoltaico sarà più difficile per loro gestire il sole al posto nostro.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 27 dicembre 2010
-496 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+210 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Oppure per illuminare in maniera eccessiva e persino fastidiosa i negozi, seguendo il pensiero corrente di coloro che si occupano d’immagine, i cosiddetti Visual Merchandiser, secondo i quali un negozio, quanto più è illuminato, tanto più attira il cliente (anche di notte).
In dieci anni la quantità di luce richiesta all’interno di un punto vendita dall’arredatore è più che triplicata.
L’uso smisurato e dissennato di energia è forse simbolo di “potenza”, ma anche di stupidità.
Un viaggio in Qatar può chiarire molto bene alcuni assunti dell'uomo moderno (?): piste di pattinaggio su ghiaccio in località dove la temperatura oscilla tra i trenta e i cinquanta gradi, palazzi dove vengono condizionati anche i porticati aperti, alberghi con letti privi di lenzuola ma dotati di piumini d’oca per difendersi dalle rigide temperature del condizionamento forzato.
Per mantenere il nostro attuale stile di vita l’energia attualmente prodotta non è sufficiente, ci dicono.
E allora dobbiamo produrne altra, con ogni mezzo, sempre di più.
L’opzione nucleare, che pensavamo di aver superato, sia economicamente che culturalmente, torna prepotentemente alla ribalta e meriterebbe un lungo approfondito discorso.
Parleremo piuttosto in questa sede dell’energia prodotta localmente, secondo il principio, peraltro abbastanza condivisibile, dell’autonomia energetica di una città, una provincia, un territorio, che viene poi però utilizzato come testa di ponte dai signori del vapore, per fare i “loro” affari.
Era il 2003, si cominciava a parlare di liberalizzazione dell’energia, a Parma fu proposta da Amps una grande centrale turbogas ritenuta (assieme all’amministrazione comunale) assolutamente indispensabile. Si voleva assicurare l’autosufficienza energetica della nostra città.
Poco importava che il gas non fosse esattamente prelevato in loco ma provenisse dall’Algeria o dalle ex Repubbliche Sovietiche, l’importante era spacciare presunte necessità per vendere energia e fare business. Fortunatamente il progetto, anche in seguito alle battaglie di un forte movimento di cittadini, si arenò.
Venne poi il giorno in cui ci è stato fatto credere che i rifiuti potessero magicamente trasformarsi in energia, attraverso un processo semplicissimo: il cambiamento di una parola. L’inceneritore è diventato termovalorizzatore, nel momento in cui la tecnologia ha permesso di recuperare, con un rendimento peraltro risibile, una modestissima quantità di energia termica attraverso il teleriscaldamento e una certa quantità di energia elettrica.
Alle contestazioni tecniche, che riguardavano non solo l’incenerimento rifiuti, ma anche la scelta strategica del teleriscaldamento, nessuno ha mai risposto.
Creare una centrale termica, a chilometri di distanza dall’utilizzatore finale, è evidentemente uno scempio energetico.
In questo caso i fautori dell’incenerimento hanno unito due parole magiche: energia e rifiuti, definendole entrambe emergenze. Esiste un’emergenza rifiuti, ma questa è data in primo luogo dal fatto che produciamo troppe merci e che troppe merci diventano troppo rapidamente rifiuti.
Bruciare rifiuti è un altro scempio energetico, oltre che sanitario.
Recuperare e riutilizzare i prodotti o gli imballaggi e, quando diventano inutilizzabili, avviarli a riciclo, è una pratica che dal punto di vista energetico è estremamente più virtuosa che bruciarli in un grande forno, recuperando un po’ di fumo caldo.
Perché allora si costruiscono gli inceneritori?
Per fare soldi. Anche l’incenerimento infatti, è da quasi vent’anni un business per chi lo gestisce, grazie alle sovvenzioni che ognuno di noi paga all’industria dell’incenerimento attraverso i Cip 6, una maggiorazione del 7% sul costo dell’energia elettrica, a favore di chi la produce con l’incenerimento dei rifiuti.
Stiamo solo parlando del fallimento in termini energetici ed economici dell’incenerimento. La questione sanitaria è molto più importante, dirimente, e basterebbe da sola per cancellare questa pratica.
Diventa difficile convincere della nocività, dell’antieconomicità, dell’insostenibilità dell’incenerimento, chi su questo fa affari, ma dobbiamo riuscire a scardinare in noi tutti, e nella classe politica cui abbiamo delegato la gestione della cosa pubblica in particolare, alcuni luoghi comuni duri a morire.
Primo fra tutti l’ineluttabilità del fatto che i rifiuti siano il male necessario, l’effetto collaterale di una società del benessere. La strategia “rifiuti zero” ha introdotto alcuni concetti, che dovrebbero entrare a far parte del patrimonio comune di ogni singolo individuo che calpesta il globo terrestre, a maggior ragione di quelli che vivono nelle società opulente.
Uno di questi concetti è che il rifiuto non esiste. Esiste un materiale post utilizzo, che è stato usato ma non per questo diventa rifiuto. Una bottiglia di plastica è considerato un prodotto nel momento in cui contiene un liquido su uno scaffale, ma diventa un rifiuto appena viene svuotata; il pianeta non può reggere pratiche di questo genere. Non possiamo dare alle cose una vita così corta, solo perché il loro costo di fabbricazione è basso.
I nodi mai risolti di crescita sregolata e ultra consumistica, e di ricerca del business, stanno venendo al pettine sotto forma di inquinamento di terra, aria, acqua, depauperamento di risorse, sconvolgimenti climatici.
Dopo decenni nei quali gli ambientalisti venivano chiamati spregevolmente Cassandre, oggi diventa difficile continuare a negare ciò che è sotto gli occhi di tutti, la rovina dell’ambiente.
Ecco allora che, giusto per non farsi mancare niente, molte aziende si sono date una colorata di verde prato e si ripropongono in una nuova veste di “sostenibilità”. Qualcuno la chiama green washing.
Anche in campo energetico, ovviamente. E’ tutto un fiorire di aziende che promettono energia ad impatto zero, con fonti rinnovabili non impattanti sull’ambiente. Se fosse vero metà di quello che dicono dovremmo avere tutte le nostre case ricoperte di pannelli fotovoltaici.
In realtà anche qui spesso non è tutto oro quello che luccica. E’ il caso degli impianti a biomasse, anche questi guarda caso incentivati tramite i certificati verdi, nati forse con buone intenzioni ma trasformati immediatamente in affari personali.
Bruciare biomassa, che il più delle volte vuol dire pregiato legno, sembra una pratica sostenibile ma non lo è. O meglio, non lo è nella misura in cui si progetta (è il caso di alcuni paesi del nostro Appennino) di coltivare boschi per la centrale termica o, peggio, importare legna da paesi stranieri.
Così come non ha senso coltivare colza o mais per produrre carburanti, togliendo colture che potrebbero essere destinate all’alimentazione umana, ancora una volta in nome del business. Questi impianti possono avere una valenza positiva solo se riescono a risolvere in modo virtuoso la gestione dei residui delle produzioni. L’uso di legna da ardere per produrre calore per usi domestici e industriali è da considerarsi sostenibile solo se i pellet o il cippato non derivano direttamente da legna vergine prodotta dal taglio dei boschi, ma da scarti di lavorazione di biomasse primarie: segherie, falegnamerie, lavorazioni di prodotti agricoli con scarti (olive, nocciole), e solo nel raggio di pochi chilometri dall’impianto.
Gli incentivi rappresentati dai certificati verdi hanno purtroppo dato il via al proliferare di proposte di centrali a biomasse che non avrebbero senso di esistere (analogamente agli inceneritori), se non fossero sovvenzionate dalla collettività.
Sorge spontanea la domanda: dove sono finiti tutti i sostenitori del libero mercato?
Di un caso clamoroso se ne occupò la trasmissione di Rai 3 Report un anno e mezzo fa: un grande allevatore di polli impiantò nella sua azienda una centrale che produceva elettricità bruciando pollina (deiezione dei polli), che come si può immaginare è un combustibile praticamente privo di potere calorifico, quindi scarso dal punto di vista energetico, ma efficace per ottenere incentivi statali. Il risultato finale era che l’allevatore guadagnava molto di più dalla cacca dei suoi polli che dalle carni del pollo stesso.
L’energia, prima di essere un servizio ai cittadini, è un business per chi la produce e la distribuisce. Sarà banale ma è bene tenerlo a mente.
Tocca a noi e alla nostra classe dirigente rompere questo assioma, cambiare lo stato esistente delle cose..
La politica deve cominciare a fare gli interessi del popolo che l’ha eletta, e noi dobbiamo prendere in mano la nostra vita e autodeterminarci nelle scelte quotidiane in tema di rifiuti, consumi, energia, rigettando le scelte imposte da altri, soprattutto se costoro ne ricevono un guadagno eccessivo.
Quando avremo installato il nostro pannello fotovoltaico sarà più difficile per loro gestire il sole al posto nostro.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 27 dicembre 2010
-496 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+210 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
venerdì 24 dicembre 2010
Soluzione finale
Chi si fosse trovato a passare sotto i Portici del Grano mercoledì scorso, avrebbe senza dubbio notato un gruppo di strani e pittoreschi personaggi affollarsi sotto il grande albero di Natale, dono dell'amministrazione comunale di Parma ai suoi amati sudditi.
Lo sguardo del passante, distratto anche per un momento dal bagliore delle luci artificiali e dai tenui colori di quei tondi bubboni, grottesche sferiche infiorescenze cresciute attorno all'imponente abete, avrebbe indugiato su quella piccola folla variopinta di donne e uomini che brindavano al Natale e si scambiavano auguri, incuranti della pioggia, avvolti in drappi, stendardi, vessilli.
No Inceneritore, sì rifiuti zero.
Se quel passante, forse incuriosito, avesse resistito al richiamo ammaliante delle sirene della civiltà dei consumi ed avesse per un attimo interrotto il peripato obbligato delle insegne luminose e dei carezzevoli e rassicuranti messaggi di invito allo shopping, avrebbe colto l'ironia del contrasto fra questa folla di festosi manifestanti e quel sinistro slogan, scritto a caratteri cubitali sulle pareti della gabbia che imprigiona, sulla piazza che ne porta il nome, l'icona del nostro Risorgimento.
Iren, più energie, unica soluzione.
Perché no inceneritore, perchè sì rifiuti zero?
Quel passante avrebbe forse iniziato a porsi delle domande, a cercare delle risposte, a volere finalmente capire. Capire perché migliaia di uomini, donne, bambini avevano percorso, la notte di Santa Lucia, le vie della città con una candela in mano, in composto silenzio, a manifestare, come partigiani della non-violenza e a proporre una seria alternativa a quell'unica soluzione, l'inceneritore, che rappresenta l'estremo insulto alle loro vite, alle vite dei loro figli, alla vita della loro terra.
Ed avrebbe, quel passante sempre meno distratto, cominciato a capire la truffa di quello slogan bugiardo, quella presenza totalitaria onnipresente negli spazi pubblici che invade, come orwelliano Big Brother, la coscienza dei cittadini.
Unica soluzione, unica soluzione, unica soluzione...
E quel passante avrebbe riconosciuto in quei personaggi che brindavano, festosi e sorridenti, la vera alternativa all'unica soluzione, violenta, insalubre, mortale del mostro di Iren.
Un'alternativa in grado di garantire un futuro anche ai volti anonimi di quei bambini imprigionati nei balocchi dell'albero comunale come tante figurine di defunti ciclisti, involontaria, parodistica, agghiacciante metafora, lacerto dei giochi marittimi della nostra infanzia.
E quel passante avrebbe chiamato fratelli, sorelle, amici, quei variopinti personaggi imbandierati.
Avrebbe capito il peso della posta in gioco, avrebbe capito perché un oncologo di fama internazionale ha definito recentemente la realizzazione di un inceneritore "un crimine contro l'umanità".
Forse, quel passante avrebbe ripercorso momenti bui della storia del nostro paese. Un'ombra nera avrebbe oscurato la facciata pulita, sempre tirata a lucido della nostra città. "Crimine contro l'umanità, unica soluzione, crimine contro l'umanità, unica soluzione....". Lo slogan, l'estrema bugia che propone una macchina di morte come sola possibilità e le parole di saggezza dell'oncologo Belpomme, ripetute insieme, avrebbero creato un corto circuito capace di far saltare in un sol colpo tutto l'armamentario di menzogna dei fautori dell'unica soluzione.
Unica soluzione, certamente una soluzione finale.
La venefica macchina di morte poserà un pietra tombale su ogni possibile futuro per la nostra città. Dopo l'inceneritore non si tornerà più indietro. La lenta morte della città di Verdi, della Food Valley, la fine delle speranze che i nostri figli possano abitare un mondo un po' più pulito cominceranno da lì. A meno di un risveglio collettivo dei distratti passanti delle vie di Parma.
Buon Natale a tutti
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 dicembre 2010
-498 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+208 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Lo sguardo del passante, distratto anche per un momento dal bagliore delle luci artificiali e dai tenui colori di quei tondi bubboni, grottesche sferiche infiorescenze cresciute attorno all'imponente abete, avrebbe indugiato su quella piccola folla variopinta di donne e uomini che brindavano al Natale e si scambiavano auguri, incuranti della pioggia, avvolti in drappi, stendardi, vessilli.
No Inceneritore, sì rifiuti zero.
Se quel passante, forse incuriosito, avesse resistito al richiamo ammaliante delle sirene della civiltà dei consumi ed avesse per un attimo interrotto il peripato obbligato delle insegne luminose e dei carezzevoli e rassicuranti messaggi di invito allo shopping, avrebbe colto l'ironia del contrasto fra questa folla di festosi manifestanti e quel sinistro slogan, scritto a caratteri cubitali sulle pareti della gabbia che imprigiona, sulla piazza che ne porta il nome, l'icona del nostro Risorgimento.
Iren, più energie, unica soluzione.
Perché no inceneritore, perchè sì rifiuti zero?
Quel passante avrebbe forse iniziato a porsi delle domande, a cercare delle risposte, a volere finalmente capire. Capire perché migliaia di uomini, donne, bambini avevano percorso, la notte di Santa Lucia, le vie della città con una candela in mano, in composto silenzio, a manifestare, come partigiani della non-violenza e a proporre una seria alternativa a quell'unica soluzione, l'inceneritore, che rappresenta l'estremo insulto alle loro vite, alle vite dei loro figli, alla vita della loro terra.
Ed avrebbe, quel passante sempre meno distratto, cominciato a capire la truffa di quello slogan bugiardo, quella presenza totalitaria onnipresente negli spazi pubblici che invade, come orwelliano Big Brother, la coscienza dei cittadini.
Unica soluzione, unica soluzione, unica soluzione...
E quel passante avrebbe riconosciuto in quei personaggi che brindavano, festosi e sorridenti, la vera alternativa all'unica soluzione, violenta, insalubre, mortale del mostro di Iren.
Un'alternativa in grado di garantire un futuro anche ai volti anonimi di quei bambini imprigionati nei balocchi dell'albero comunale come tante figurine di defunti ciclisti, involontaria, parodistica, agghiacciante metafora, lacerto dei giochi marittimi della nostra infanzia.
E quel passante avrebbe chiamato fratelli, sorelle, amici, quei variopinti personaggi imbandierati.
Avrebbe capito il peso della posta in gioco, avrebbe capito perché un oncologo di fama internazionale ha definito recentemente la realizzazione di un inceneritore "un crimine contro l'umanità".
Forse, quel passante avrebbe ripercorso momenti bui della storia del nostro paese. Un'ombra nera avrebbe oscurato la facciata pulita, sempre tirata a lucido della nostra città. "Crimine contro l'umanità, unica soluzione, crimine contro l'umanità, unica soluzione....". Lo slogan, l'estrema bugia che propone una macchina di morte come sola possibilità e le parole di saggezza dell'oncologo Belpomme, ripetute insieme, avrebbero creato un corto circuito capace di far saltare in un sol colpo tutto l'armamentario di menzogna dei fautori dell'unica soluzione.
Unica soluzione, certamente una soluzione finale.
La venefica macchina di morte poserà un pietra tombale su ogni possibile futuro per la nostra città. Dopo l'inceneritore non si tornerà più indietro. La lenta morte della città di Verdi, della Food Valley, la fine delle speranze che i nostri figli possano abitare un mondo un po' più pulito cominceranno da lì. A meno di un risveglio collettivo dei distratti passanti delle vie di Parma.
Buon Natale a tutti
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 25 dicembre 2010
-498 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+208 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Parma di domani inizia da oggi
Festeggiando Natale 2010
Cosa sogniamo per la nostra città e i nostri paesi, per le nostre pianure e le nostre montagne?
Un futuro sostenibile, che inizia dal presente. Un futuro per tutti e non solo per pochi, un futuro che non sia minacciato dal presente, ma che prenda avvio dall'oggi per cambiare strada, una sterzata salvifica e non più rimandabile.
Serve la consapevolezza di tutti, dai bambini delle scuole, agli adulti delle fabbriche e degli uffici, alle donne ed agli uomini, di potere e non.
Perché Parma, e l'Italia tutta, può salvarsi solo se tutti danno il proprio contributo per cambiare il modello economico che ci sta portando dritti dritti verso il baratro.
Davanti a noi due sole strade percorribili. Rimanere nel solco del passato, e sfruttare e sfiancare a più non posso l'Ambiente, rubando risorse al futuro.
Oppure fermarsi e cominciare ad affrontare diversamente il tema del nostro cammino verso il futuro.
Il benessere collettivo, il ben vivere, deve passare attraverso scelte condivise, che non si fermano ad uno scorcio temporale di qualche anno e non chiudono gli occhi di fronte agli effetti complessivi che una determinata azione ha sul futuro, sugli altri, sull'ambiente.
Tra le persone cresce la sensazione che nessuno pensi davvero al domani e che tutti approfittino del presente per il proprio tornaconto, disinteressandosi di chi verrà dopo di noi, costruendo un vantaggio solo per sé e i propri accoliti.
Una misera visione, una prospettiva che dobbiamo modificare. A partire dai progetti in corso.
Dobbiamo gestire al meglio i nostri rifiuti, la soluzione individuata dalle amministrazioni non lo fa e se possibile peggiora le cose, mirando ad una tecnologia che trasforma la materia da solida a gassosa, da non tossica a tossica, inquinando pesantemente una fetta importante della nostra preziosa terra, lasciando dietro di sé una quota imponente di rifiuti solidi che necessita di una discarica, comunque.
Oggi che i rifiuti possono trasformarsi in risorsa, la politica del profitto deve fare un passo indietro e i cittadini porre una barricata insormontabile a un progetto che sconvolgerà gli equilibri ambientali di Parma, già ora messi in crisi da un selvaggio costruire, viaggiare, produrre.
Se il tema è quello delle risorse, plastica, carta e legno, che oggi si vogliono bruciare nel forno, cosa sono se non preziosi materiali da riutilizzare? Il nostro obiettivo deve essere quello di muoverci verso la prospettiva rifiuti zero, di riciclo totale della materia, ad esempio per ridare alla terra il prezioso compost che le consente di donarci in cambio prodotti buoni e sani.
Le risorse non sono infinite e vanno tutelate, recuperate, utilizzate senza sprecarle né diminuirle.
Invece oggi è ancora prepotente la ricerca di vantaggi economici anche dagli impianti a biomassa. Coltivare o disboscare per bruciare o per produrre biogas che senso potrà mai avere? Ha forse senso togliere campi alle colture alimentari per far spazio al business? Questi impianti possono essere valutati solo se riescono a risolvere in modo virtuoso la gestione dei residui delle produzioni, come le segherie, traendone un vantaggio e non inquinando. Qualunque tipo di combustione è dannosa, la natura non utilizza questa modalità.
La natura è la nostra fondamentale risorsa di vita, non va distrutta, ma preservata.
Le caldaie a biomassa hanno un senso solo a livello familiare con sistemi moderni che abbattano gli inquinanti, che in questo tipo di combustione sono rilevanti e dannosi per la salute.
Nelle valli del Taro e del Ceno sono in funzione il maggior numero di cave ofiolitiche d'Italia, da dove negli anni sono state estratti materiali per i più diversi utilizzi. Ci sono ormai acclarati pericoli per la salute. Questi materiali infatti contengono amianto, che nei processi di escavazione, frantumazione, trasporto, utilizzo, viene liberato nell’aria sotto forma di grandi quantità di fibre. Bisogna intervenire chiudendo le cave e avviando opere di rinaturalizzazione.
Ci sono edifici pubblici e privati ancora coperti di tetti di ethernit che mettono a repentaglio la salute non solo degli occupanti ma di tutti i cittadini. A quando una mappatura completa del territorio promossa dai Sindaci, nella loro ruolo di massima autorità sanitaria, e successivo intervento di bonifica generale?
Ci sono ancora opifici che inquinano tutti i giorni e lo fanno autorizzati dalle amministrazioni: bruciano oli usati, rifiuti pericolosi, a pochi metri da produzioni di qualità, ma soprattutto a fianco di abitazioni e cittadini.
Vanno fermati. Questo disfare per rifare meglio, non significa far sogni irrealizzabili, ma creare invece opportunità che portano con sé un incremento del benessere per la comunità, non un mero vantaggio per pochi.
Come a Shonau, in Germania, dobbiamo andare verso una produzione di energia locale, di piccola entità, attraverso produzioni che possano coprire il fabbisogno e renderci autonomi. Naturalmente utilizzando ciò che la natura ci ha regalato, l'acqua, il sole, il vento, e utilizzandole con buon senso.
Gli impianti produttivi possono essere progettati e ristrutturati per migliorare non solo l'efficienza energetica, ma anche la qualità della vita di chi ci lavora. La fabbrica della Solvis, un impianto energeticamente autonomo, è un esempio da studiare a fondo.
Bisogna immaginarci quartieri senza auto, dove sono i piedi delle persone ad essere padroni delle strade e delle piazze, per ridare fiato e vita ai nostri centri storici e ai nostri quartieri, per far pulsare di nuovo il piacere dell'incontro, dello scambio e della chiacchiera di piazza.
La rete internet può aiutarci molto in questo. Se Parma diventa un'isola totalmente coperta dalla rete, resa liberamente accessibile, possiamo pensare con concretezza al telelavoro, al lavoro a distanza, riducendo gli spostamenti, gli inutili sprechi di tempo e di energie: telelavoro, teleconferenze. Come a Pordenone, come in Finlandia.
Oggi è la stessa democrazia che andrebbe compiuta secondo gli indirizzi della nostra Costituzione, per dare modo a tutti di sentirsi protagonisti in prima persona di una democrazia partecipata, una nuova prosperità per tutta la Nazione.
Il territorio va liberato e non ulteriormente consumato.
A Parma ogni anno l'incremento di cementificazione aumenta e la città si pone al primo posto in Italia con un +2,6% annuo dal 2005 al 2007, 162 campi da calcio sono ogni anno ricoperti di asfalto, di cemento, nascosti al sole e alla vita, cancellati.
Anche il Parmigiano Reggiano è a rischio. Possibile che nessuno fermi questo scempio?
La strada da percorrere è quella del km zero, perché la campagna e la montagna possono nutrire la città e la città rendere ricche la campagna e la montagna, donandosi a vicenda buone cose, buoni rapporti, condivisione di intenti, un processo economico condiviso, una programmazione delle coltivazioni che evidenzi le tipicità, le specie autoctone, le varietà antiche, recuperando le saggezze dei vecchi e i sapori più veri del territorio.
Qui i progetti possono essere innumerevoli, legando i consumi di cibo locale alle mense, a quelle scolastiche, ai ristoranti, ai gruppi di acquisto solidali, a negozi di vicinato che garantiscano merci provenienti dal nostro territorio, prodotte a pochi chilometri, con un marchio riconoscibile che ne certifichi l’origine.
La riduzione dei rifiuti passa anche attraverso la riduzione dei consumi, come ad esempio la gestione dell'acqua pubblica, che può portare ad un azzeramento dell'acquisto di bottiglie di plastica, che vengono portate a spasso per l'Italia. Se dotiamo tutte le comunità di fontane pubbliche a cui attingere l'acqua dei nostri acquedotti, controllata e verificata costantemente nelle sue qualità organolettiche, possiamo vincere la sfida.
L'edilizia può riprendere la saggezza accumulata per rendere efficienti le vecchie case, e rendere “passive” le nuove, liberate dagli sprechi di energia.
Sulle nostre strade possono viaggiare veicoli elettrici, a idrogeno, utilizzando come modello quello messo in pratica da Markus Friedli, che ha lottato contro le lobbies, ma alla fine ha conquistato la sua libertà rendendosi indipendente nei consumi energetici anche nella quota dei trasporti.
Sono questi i nostri protocolli verso il futuro, la nostra Kyoto Forest, il nostro vivere secondo le direttive circolari “dalla culla alla culla” per cui nulla deve andare sprecato e nulla deve nuocere a nessuno, per riportare tutto a casa, alla fine della nostra vita, così come Madre Natura ci insegna da milioni di anni.
Tutto questo genera posti di lavoro, benessere, cultura, un modello sostenibile, crea legami, amicizie contatti, collaborazioni.
Questa è la strada per uscire dall'abisso.
Parma che vogliamo è quella che si ferma alle strisce pedonali, che fa festa senza disturbare il sonno dei vicini, che alla fine siamo sempre noi, che conduce due ruote senza minacciare l'udito, che in città viaggia sempre sotto i 30 km all'ora, che usa il servizio pubblico, che crede in un servizio di metropolitana leggera di superficie che consenta a tutti di spostarsi comodamente senza dover utilizzare mezzi privati, di linee leggere che colleghino in rete le nostre valli, permettendo di lavorare in città e di vivere in campagna, liberando così l'eccesso di pressione abitativa nel capoluogo, liberando le strade da ingorghi, ripopolando le montagne.
Parma di Domani si insegna già nelle scuole dei più piccoli, portando la storia della nostra terra, le regole per convivere tutti insieme con rispetto reciproco, e dal rispetto condiviso. Così nasce la libertà, che non travalica mai i diritti dell'altro.
Vogliamo cittadini che prima di agire alzino lo sguardo e valutino complessivamente quali conseguenze comportano le azioni che vanno ad intraprendere, e preparino un bilancio in cui tutte le voci siano rappresentate.
Non se ne può più infatti di termini abusati come “sviluppo”, quando vengono omesse voci importanti come l'impatto ambientale o l'impatto sulle popolazioni; i bilanci si fanno utilizzando tutte le regole, considerando quindi anche l'Lca (valutazione del ciclo di vita) e senza dimenticarne alcuni pezzi.
Un processo produttivo va pertanto valutato tenendo conto di tutte le sue fasi, dal recupero della materia prima al fine vita del materiale prodotto, dove la salute delle persone viene prima dei profitti, la tutela del territorio prima degli interessi nazionali e transnazionali.
Oggi la tecnologia e le intelligenze hanno l'opportunità di donarci la ricetta per ben vivere in armonia con l'ambiente e con le persone che lo abitano, per restituire alle future generazioni un modo migliore.
Senza sconti né scorciatoie.
Questo è il mondo che vogliamo, Parma di Domani che vogliamo è questa.
Comitato “Pro ValParma” - Corniglio
Comitato “Rubbiano per la vita” - Rubbiano
Comitato “Cave all'amianto no grazie” - Bardi
Circolo “Val Baganza” – Sala Baganza
Comitato “No Cava Le Predelle” - Roccamurata
Comitato “Ecologicamente” - Toano
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 dicembre 2010
-499 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+207 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Cosa sogniamo per la nostra città e i nostri paesi, per le nostre pianure e le nostre montagne?
Un futuro sostenibile, che inizia dal presente. Un futuro per tutti e non solo per pochi, un futuro che non sia minacciato dal presente, ma che prenda avvio dall'oggi per cambiare strada, una sterzata salvifica e non più rimandabile.
Serve la consapevolezza di tutti, dai bambini delle scuole, agli adulti delle fabbriche e degli uffici, alle donne ed agli uomini, di potere e non.
Perché Parma, e l'Italia tutta, può salvarsi solo se tutti danno il proprio contributo per cambiare il modello economico che ci sta portando dritti dritti verso il baratro.
Davanti a noi due sole strade percorribili. Rimanere nel solco del passato, e sfruttare e sfiancare a più non posso l'Ambiente, rubando risorse al futuro.
Oppure fermarsi e cominciare ad affrontare diversamente il tema del nostro cammino verso il futuro.
Il benessere collettivo, il ben vivere, deve passare attraverso scelte condivise, che non si fermano ad uno scorcio temporale di qualche anno e non chiudono gli occhi di fronte agli effetti complessivi che una determinata azione ha sul futuro, sugli altri, sull'ambiente.
Tra le persone cresce la sensazione che nessuno pensi davvero al domani e che tutti approfittino del presente per il proprio tornaconto, disinteressandosi di chi verrà dopo di noi, costruendo un vantaggio solo per sé e i propri accoliti.
Una misera visione, una prospettiva che dobbiamo modificare. A partire dai progetti in corso.
Dobbiamo gestire al meglio i nostri rifiuti, la soluzione individuata dalle amministrazioni non lo fa e se possibile peggiora le cose, mirando ad una tecnologia che trasforma la materia da solida a gassosa, da non tossica a tossica, inquinando pesantemente una fetta importante della nostra preziosa terra, lasciando dietro di sé una quota imponente di rifiuti solidi che necessita di una discarica, comunque.
Oggi che i rifiuti possono trasformarsi in risorsa, la politica del profitto deve fare un passo indietro e i cittadini porre una barricata insormontabile a un progetto che sconvolgerà gli equilibri ambientali di Parma, già ora messi in crisi da un selvaggio costruire, viaggiare, produrre.
Se il tema è quello delle risorse, plastica, carta e legno, che oggi si vogliono bruciare nel forno, cosa sono se non preziosi materiali da riutilizzare? Il nostro obiettivo deve essere quello di muoverci verso la prospettiva rifiuti zero, di riciclo totale della materia, ad esempio per ridare alla terra il prezioso compost che le consente di donarci in cambio prodotti buoni e sani.
Le risorse non sono infinite e vanno tutelate, recuperate, utilizzate senza sprecarle né diminuirle.
Invece oggi è ancora prepotente la ricerca di vantaggi economici anche dagli impianti a biomassa. Coltivare o disboscare per bruciare o per produrre biogas che senso potrà mai avere? Ha forse senso togliere campi alle colture alimentari per far spazio al business? Questi impianti possono essere valutati solo se riescono a risolvere in modo virtuoso la gestione dei residui delle produzioni, come le segherie, traendone un vantaggio e non inquinando. Qualunque tipo di combustione è dannosa, la natura non utilizza questa modalità.
La natura è la nostra fondamentale risorsa di vita, non va distrutta, ma preservata.
Le caldaie a biomassa hanno un senso solo a livello familiare con sistemi moderni che abbattano gli inquinanti, che in questo tipo di combustione sono rilevanti e dannosi per la salute.
Nelle valli del Taro e del Ceno sono in funzione il maggior numero di cave ofiolitiche d'Italia, da dove negli anni sono state estratti materiali per i più diversi utilizzi. Ci sono ormai acclarati pericoli per la salute. Questi materiali infatti contengono amianto, che nei processi di escavazione, frantumazione, trasporto, utilizzo, viene liberato nell’aria sotto forma di grandi quantità di fibre. Bisogna intervenire chiudendo le cave e avviando opere di rinaturalizzazione.
Ci sono edifici pubblici e privati ancora coperti di tetti di ethernit che mettono a repentaglio la salute non solo degli occupanti ma di tutti i cittadini. A quando una mappatura completa del territorio promossa dai Sindaci, nella loro ruolo di massima autorità sanitaria, e successivo intervento di bonifica generale?
Ci sono ancora opifici che inquinano tutti i giorni e lo fanno autorizzati dalle amministrazioni: bruciano oli usati, rifiuti pericolosi, a pochi metri da produzioni di qualità, ma soprattutto a fianco di abitazioni e cittadini.
Vanno fermati. Questo disfare per rifare meglio, non significa far sogni irrealizzabili, ma creare invece opportunità che portano con sé un incremento del benessere per la comunità, non un mero vantaggio per pochi.
Come a Shonau, in Germania, dobbiamo andare verso una produzione di energia locale, di piccola entità, attraverso produzioni che possano coprire il fabbisogno e renderci autonomi. Naturalmente utilizzando ciò che la natura ci ha regalato, l'acqua, il sole, il vento, e utilizzandole con buon senso.
Gli impianti produttivi possono essere progettati e ristrutturati per migliorare non solo l'efficienza energetica, ma anche la qualità della vita di chi ci lavora. La fabbrica della Solvis, un impianto energeticamente autonomo, è un esempio da studiare a fondo.
Bisogna immaginarci quartieri senza auto, dove sono i piedi delle persone ad essere padroni delle strade e delle piazze, per ridare fiato e vita ai nostri centri storici e ai nostri quartieri, per far pulsare di nuovo il piacere dell'incontro, dello scambio e della chiacchiera di piazza.
La rete internet può aiutarci molto in questo. Se Parma diventa un'isola totalmente coperta dalla rete, resa liberamente accessibile, possiamo pensare con concretezza al telelavoro, al lavoro a distanza, riducendo gli spostamenti, gli inutili sprechi di tempo e di energie: telelavoro, teleconferenze. Come a Pordenone, come in Finlandia.
Oggi è la stessa democrazia che andrebbe compiuta secondo gli indirizzi della nostra Costituzione, per dare modo a tutti di sentirsi protagonisti in prima persona di una democrazia partecipata, una nuova prosperità per tutta la Nazione.
Il territorio va liberato e non ulteriormente consumato.
A Parma ogni anno l'incremento di cementificazione aumenta e la città si pone al primo posto in Italia con un +2,6% annuo dal 2005 al 2007, 162 campi da calcio sono ogni anno ricoperti di asfalto, di cemento, nascosti al sole e alla vita, cancellati.
Anche il Parmigiano Reggiano è a rischio. Possibile che nessuno fermi questo scempio?
La strada da percorrere è quella del km zero, perché la campagna e la montagna possono nutrire la città e la città rendere ricche la campagna e la montagna, donandosi a vicenda buone cose, buoni rapporti, condivisione di intenti, un processo economico condiviso, una programmazione delle coltivazioni che evidenzi le tipicità, le specie autoctone, le varietà antiche, recuperando le saggezze dei vecchi e i sapori più veri del territorio.
Qui i progetti possono essere innumerevoli, legando i consumi di cibo locale alle mense, a quelle scolastiche, ai ristoranti, ai gruppi di acquisto solidali, a negozi di vicinato che garantiscano merci provenienti dal nostro territorio, prodotte a pochi chilometri, con un marchio riconoscibile che ne certifichi l’origine.
La riduzione dei rifiuti passa anche attraverso la riduzione dei consumi, come ad esempio la gestione dell'acqua pubblica, che può portare ad un azzeramento dell'acquisto di bottiglie di plastica, che vengono portate a spasso per l'Italia. Se dotiamo tutte le comunità di fontane pubbliche a cui attingere l'acqua dei nostri acquedotti, controllata e verificata costantemente nelle sue qualità organolettiche, possiamo vincere la sfida.
L'edilizia può riprendere la saggezza accumulata per rendere efficienti le vecchie case, e rendere “passive” le nuove, liberate dagli sprechi di energia.
Sulle nostre strade possono viaggiare veicoli elettrici, a idrogeno, utilizzando come modello quello messo in pratica da Markus Friedli, che ha lottato contro le lobbies, ma alla fine ha conquistato la sua libertà rendendosi indipendente nei consumi energetici anche nella quota dei trasporti.
Sono questi i nostri protocolli verso il futuro, la nostra Kyoto Forest, il nostro vivere secondo le direttive circolari “dalla culla alla culla” per cui nulla deve andare sprecato e nulla deve nuocere a nessuno, per riportare tutto a casa, alla fine della nostra vita, così come Madre Natura ci insegna da milioni di anni.
Tutto questo genera posti di lavoro, benessere, cultura, un modello sostenibile, crea legami, amicizie contatti, collaborazioni.
Questa è la strada per uscire dall'abisso.
Parma che vogliamo è quella che si ferma alle strisce pedonali, che fa festa senza disturbare il sonno dei vicini, che alla fine siamo sempre noi, che conduce due ruote senza minacciare l'udito, che in città viaggia sempre sotto i 30 km all'ora, che usa il servizio pubblico, che crede in un servizio di metropolitana leggera di superficie che consenta a tutti di spostarsi comodamente senza dover utilizzare mezzi privati, di linee leggere che colleghino in rete le nostre valli, permettendo di lavorare in città e di vivere in campagna, liberando così l'eccesso di pressione abitativa nel capoluogo, liberando le strade da ingorghi, ripopolando le montagne.
Parma di Domani si insegna già nelle scuole dei più piccoli, portando la storia della nostra terra, le regole per convivere tutti insieme con rispetto reciproco, e dal rispetto condiviso. Così nasce la libertà, che non travalica mai i diritti dell'altro.
Vogliamo cittadini che prima di agire alzino lo sguardo e valutino complessivamente quali conseguenze comportano le azioni che vanno ad intraprendere, e preparino un bilancio in cui tutte le voci siano rappresentate.
Non se ne può più infatti di termini abusati come “sviluppo”, quando vengono omesse voci importanti come l'impatto ambientale o l'impatto sulle popolazioni; i bilanci si fanno utilizzando tutte le regole, considerando quindi anche l'Lca (valutazione del ciclo di vita) e senza dimenticarne alcuni pezzi.
Un processo produttivo va pertanto valutato tenendo conto di tutte le sue fasi, dal recupero della materia prima al fine vita del materiale prodotto, dove la salute delle persone viene prima dei profitti, la tutela del territorio prima degli interessi nazionali e transnazionali.
Oggi la tecnologia e le intelligenze hanno l'opportunità di donarci la ricetta per ben vivere in armonia con l'ambiente e con le persone che lo abitano, per restituire alle future generazioni un modo migliore.
Senza sconti né scorciatoie.
Questo è il mondo che vogliamo, Parma di Domani che vogliamo è questa.
Comitato “Pro ValParma” - Corniglio
Comitato “Rubbiano per la vita” - Rubbiano
Comitato “Cave all'amianto no grazie” - Bardi
Circolo “Val Baganza” – Sala Baganza
Comitato “No Cava Le Predelle” - Roccamurata
Comitato “Ecologicamente” - Toano
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 24 dicembre 2010
-499 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+207 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
giovedì 23 dicembre 2010
L'internazionale dei rifiuti passa da Parma
Il coraggioso giornalista Gianni Lannes, del sito Terra Nostra www.italiaterranostra.it,
riporta l'attenzione sull'inceneritore di rifiuti tossico nocivi di San Nicola di Melfi, Potenza, denominato “Fenice”, il più grande impianto di questo genere in Europa, un record che come al solito ci vede primi nelle classifiche al contrario del buon senso.
Nel settembre 1999 Fiat riuscì, anche con agevolazioni, a metterlo in funzione ed ogni anno l'impianto brucia 66 mila tonnellate di scorie, 40 mila delle quali provenienti dal Nord, ma anche dall'estero (Francia e Germania).
Un inceneritore avviato nonostante un referendum popolare che negò l'appoggio della popolazione.
Un inceneritore di cui Fiat si vantava, visto che nel sito sosteneva di bruciare “a cielo aperto”.
L'impianto Fenice di San Nicola di Melfi
Ovviamente a nessuno è concessa la visita all'impianto e nel 2001 il marchingegno è stato venduto al colosso francese dell'energia Edf.
A poca distanza dal sito è attivo uno degli stabilimenti Barilla, il più grande del Sud, anch'esso afflitto da qualche problemino ambientale, visto che abbondano le lastre di ethernit, sulle coperture della fabbrica.
Attorno coltivazioni, pascoli, verdure e carni, che arrivano sulle nostre inconsapevoli tavole, e poi sviluppo turistico, grandi consumi e prelievi di acqua, tutto con la massima disinvoltura e nonchalance.
I residui della combustione, 27 mila tonnellate all'anno, è una materia che finisce nel sottosuolo della Basilicata, inquinando le falde, e nel fiume Ofanto, che si getta nel mare Adriatico. Con grande libertà d'azione.
Naturalmente l'inquinamento è anche sprigionato dal camino. Milioni di metri cubi inquinati che la stessa Usl locale periodicamente certifica come “emissioni oltre i limiti normativi di polveri di metalli pesanti, ossidi di azoto, e diossine”, un nanogrammo per metro cubo, una quantità imponente, basti pensare che la normativa prevede una soglia di 0,1.
Emissioni il cui effetto è stato anche messo in chiaro dall'Università di Bari, con uno studio del docente Luigi Notarnicola: “Le documentazioni non consentono di escludere effetti negativi alla popolazione di Lavello e nell'intero territorio”.
L'assessorato regionale all'ambiente rivela “nell'autorizzazione a Fenice avevamo imposto il divieto di importazione di rifiuti da fuori regione”. Sentite anche voi uno strano campanellino?
Eppure, incredibile, nulla si è mosso, nulla si è chiuso.
Il mostro miete le sue vittime con metodico incedere.
Ai tempi dell'autorizzazione ci furono i pareri positivi di 3 esperti, e subito dopo uno entrò nell'orbita Fiat, addirittura come responsabile del cantiere, un secondo come responsabile del monitoraggio ambientale. Sic!
I lucani, dopo l'inutile no del referendum, non hanno potuto che fare rete e tenere alta l'attenzione. Nel 2001 8 vagoni merci vennero sequestrati a Melfi, stracolmi di rifiuti industriali e ospedalieri di dubbia provenienza, 400 tonnellate di materiali a rischio infettivo.
Oggi il Rapporto Rifiuti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del Ministero dell’Ambiente, racconta di come l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’inceneritore EDF-Fenice spa sia scaduta il 19 ottobre 2010. Nonostante ciò, l’impianto continua a bruciare ingenti quantitativi di rifiuti urbani ed industriali, mentre non sono stati resi ancora noti i motivi del recente passaggio di competenza, dalla Procura di Melfi a quella di Potenza, dell’inchiesta sull’inquinamento ambientale provocato dall’inceneritore, così come evidenziato da un recente servizio del TGR Basilicata.
Ed ecco che uno dei viaggi della speranza dei rifiuti tocca anche Parma.
La Polimeri Europa di Brindisi spedì alla Piccinini, presso il nostro interporto, “resine sintetiche in granuli”, che poi finirono nell'inceneritore di Melfi.
Qualcuno saprà fare luce su questo strano e contorto girovagare?
Treni e viaggi della speranza con quantità ignote di sostanze ignote.
L'esperto di fama internazionale Giorgio Nebbia non ha dubbi: “Pullulano decine di eco-imprese che vendono lo smaltimento in inceneritori, in impianti di compattazione, in discariche: quello che conta è che i rifiuti non si vedano e non puzzino”.
L'Ocse chiosa: “Tre quarti dei rifiuti pericolosi europei, circa 30 milioni di tonnellate annue, sono di origine e composizione sconosciute”.
L'Unione Europea condanna l'Italia: negli ultimi 21 anni occultati 1 miliardo di tonnellate di rifiuti di ogni genere.
Cosa finirà nell'inceneritore di Parma?
Lo sapremo della indagini del futuro prossimo?
Buon Natale a tutti i cittadini di Parma e Provincia.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 dicembre 2010
-500 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+206 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
riporta l'attenzione sull'inceneritore di rifiuti tossico nocivi di San Nicola di Melfi, Potenza, denominato “Fenice”, il più grande impianto di questo genere in Europa, un record che come al solito ci vede primi nelle classifiche al contrario del buon senso.
Nel settembre 1999 Fiat riuscì, anche con agevolazioni, a metterlo in funzione ed ogni anno l'impianto brucia 66 mila tonnellate di scorie, 40 mila delle quali provenienti dal Nord, ma anche dall'estero (Francia e Germania).
Un inceneritore avviato nonostante un referendum popolare che negò l'appoggio della popolazione.
Un inceneritore di cui Fiat si vantava, visto che nel sito sosteneva di bruciare “a cielo aperto”.
L'impianto Fenice di San Nicola di Melfi
Ovviamente a nessuno è concessa la visita all'impianto e nel 2001 il marchingegno è stato venduto al colosso francese dell'energia Edf.
A poca distanza dal sito è attivo uno degli stabilimenti Barilla, il più grande del Sud, anch'esso afflitto da qualche problemino ambientale, visto che abbondano le lastre di ethernit, sulle coperture della fabbrica.
Attorno coltivazioni, pascoli, verdure e carni, che arrivano sulle nostre inconsapevoli tavole, e poi sviluppo turistico, grandi consumi e prelievi di acqua, tutto con la massima disinvoltura e nonchalance.
I residui della combustione, 27 mila tonnellate all'anno, è una materia che finisce nel sottosuolo della Basilicata, inquinando le falde, e nel fiume Ofanto, che si getta nel mare Adriatico. Con grande libertà d'azione.
Naturalmente l'inquinamento è anche sprigionato dal camino. Milioni di metri cubi inquinati che la stessa Usl locale periodicamente certifica come “emissioni oltre i limiti normativi di polveri di metalli pesanti, ossidi di azoto, e diossine”, un nanogrammo per metro cubo, una quantità imponente, basti pensare che la normativa prevede una soglia di 0,1.
Emissioni il cui effetto è stato anche messo in chiaro dall'Università di Bari, con uno studio del docente Luigi Notarnicola: “Le documentazioni non consentono di escludere effetti negativi alla popolazione di Lavello e nell'intero territorio”.
L'assessorato regionale all'ambiente rivela “nell'autorizzazione a Fenice avevamo imposto il divieto di importazione di rifiuti da fuori regione”. Sentite anche voi uno strano campanellino?
Eppure, incredibile, nulla si è mosso, nulla si è chiuso.
Il mostro miete le sue vittime con metodico incedere.
Ai tempi dell'autorizzazione ci furono i pareri positivi di 3 esperti, e subito dopo uno entrò nell'orbita Fiat, addirittura come responsabile del cantiere, un secondo come responsabile del monitoraggio ambientale. Sic!
I lucani, dopo l'inutile no del referendum, non hanno potuto che fare rete e tenere alta l'attenzione. Nel 2001 8 vagoni merci vennero sequestrati a Melfi, stracolmi di rifiuti industriali e ospedalieri di dubbia provenienza, 400 tonnellate di materiali a rischio infettivo.
Oggi il Rapporto Rifiuti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del Ministero dell’Ambiente, racconta di come l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’inceneritore EDF-Fenice spa sia scaduta il 19 ottobre 2010. Nonostante ciò, l’impianto continua a bruciare ingenti quantitativi di rifiuti urbani ed industriali, mentre non sono stati resi ancora noti i motivi del recente passaggio di competenza, dalla Procura di Melfi a quella di Potenza, dell’inchiesta sull’inquinamento ambientale provocato dall’inceneritore, così come evidenziato da un recente servizio del TGR Basilicata.
Ed ecco che uno dei viaggi della speranza dei rifiuti tocca anche Parma.
La Polimeri Europa di Brindisi spedì alla Piccinini, presso il nostro interporto, “resine sintetiche in granuli”, che poi finirono nell'inceneritore di Melfi.
Qualcuno saprà fare luce su questo strano e contorto girovagare?
Treni e viaggi della speranza con quantità ignote di sostanze ignote.
L'esperto di fama internazionale Giorgio Nebbia non ha dubbi: “Pullulano decine di eco-imprese che vendono lo smaltimento in inceneritori, in impianti di compattazione, in discariche: quello che conta è che i rifiuti non si vedano e non puzzino”.
L'Ocse chiosa: “Tre quarti dei rifiuti pericolosi europei, circa 30 milioni di tonnellate annue, sono di origine e composizione sconosciute”.
L'Unione Europea condanna l'Italia: negli ultimi 21 anni occultati 1 miliardo di tonnellate di rifiuti di ogni genere.
Cosa finirà nell'inceneritore di Parma?
Lo sapremo della indagini del futuro prossimo?
Buon Natale a tutti i cittadini di Parma e Provincia.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 dicembre 2010
-500 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+206 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'internazionale dei rifiuti passa da Parma
Il coraggioso giornalista Gianni Lannes, del sito Terra Nostra www.italiaterranostra.it,
riporta l'attenzione sull'inceneritore di rifiuti tossico nocivi di San Nicola di Melfi, Potenza, denominato “Fenice”, il più grande impianto di questo genere in Europa, un record che come al solito ci vede primi nelle classifiche al contrario del buon senso.
Nel settembre 1999 Fiat riuscì, anche con agevolazioni, a metterlo in funzione ed ogni anno l'impianto brucia 66 mila tonnellate di scorie, 40 mila delle quali provenienti dal Nord, ma anche dall'estero (Francia e Germania).
Un inceneritore avviato nonostante un referendum popolare che negò l'appoggio della popolazione.
Un inceneritore di cui Fiat si vantava, visto che nel sito sosteneva di bruciare “a cielo aperto”.
Ovviamente a nessuno è concessa la visita all'impianto e nel 2001 il marchingegno è stato venduto al colosso francese dell'energia Edf.
A poca distanza dal sito è attivo uno degli stabilimenti Barilla, il più grande del Sud, anch'esso afflitto da qualche problemino ambientale, visto che abbondano le lastre di ethernit, sulle coperture della fabbrica.
Attorno coltivazioni, pascoli, verdure e carni, che arrivano sulle nostre inconsapevoli tavole, e poi sviluppo turistico, grandi consumi e prelievi di acqua, tutto con la massima disinvoltura e nonchalance.
I residui della combustione, 27 mila tonnellate all'anno, è una materia che finisce nel sottosuolo della Basilicata, inquinando le falde, e nel fiume Ofanto, che si getta nel mare Adriatico. Con grande libertà d'azione.
Naturalmente l'inquinamento è anche sprigionato dal camino. Milioni di metri cubi inquinati che la stessa Usl locale periodicamente certifica come “emissioni oltre i limiti normativi di polveri di metalli pesanti, ossidi di azoto, e diossine”, un nanogrammo per metro cubo, una quantità imponente, basti pensare che la normativa prevede una soglia di 0,1.
Emissioni il cui effetto è stato anche messo in chiaro dall'Università di Bari, con uno studio del docente Luigi Notarnicola: “Le documentazioni non consentono di escludere effetti negativi alla popolazione di Lavello e nell'intero territorio”.
L'assessorato regionale all'ambiente rivela “nell'autorizzazione a Fenice avevamo imposto il divieto di importazione di rifiuti da fuori regione”. Sentite anche voi uno strano campanellino?
Eppure, incredibile, nulla si è mosso, nulla si è chiuso.
Il mostro miete le sue vittime con metodico incedere.
Ai tempi dell'autorizzazione ci furono i pareri positivi di 3 esperti, e subito dopo uno entrò nell'orbita Fiat, addirittura come responsabile del cantiere, un secondo come responsabile del monitoraggio ambientale. Sic!
I lucani, dopo l'inutile no del referendum, non hanno potuto che fare rete e tenere alta l'attenzione. Nel 2001 8 vagoni merci vennero sequestrati a Melfi, stracolmi di rifiuti industriali e ospedalieri di dubbia provenienza, 400 tonnellate di materiali a rischio infettivo.
Oggi il Rapporto Rifiuti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del Ministero dell’Ambiente, racconta di come l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’inceneritore EDF-Fenice spa sia scaduta il 19 ottobre 2010. Nonostante ciò, l’impianto continua a bruciare ingenti quantitativi di rifiuti urbani ed industriali, mentre non sono stati resi ancora noti i motivi del recente passaggio di competenza, dalla Procura di Melfi a quella di Potenza, dell’inchiesta sull’inquinamento ambientale provocato dall’inceneritore, così come evidenziato da un recente servizio del TGR Basilicata.
Ed ecco che uno dei viaggi della speranza dei rifiuti tocca anche Parma.
La Polimeri Europa di Brindisi spedì alla Piccinini, presso il nostro interporto, “resine sintetiche in granuli”, che poi finirono nell'inceneritore di Melfi.
Qualcuno saprà fare luce su questo strano e contorto girovagare?
Treni e viaggi della speranza con quantità ignote di sostanze ignote.
L'esperto di fama internazionale Giorgio Nebbia non ha dubbi: “Pullulano decine di eco-imprese che vendono lo smaltimento in inceneritori, in impianti di compattazione, in discariche: quello che conta è che i rifiuti non si vedano e non puzzino”.
L'Ocse chiosa: “Tre quarti dei rifiuti pericolosi europei, circa 30 milioni di tonnellate annue, sono di origine e composizione sconosciute”.
L'Unione Europea condanna l'Italia: negli ultimi 21 anni occultati 1 miliardo di tonnellate di rifiuti di ogni genere.
Cosa finirà nell'inceneritore di Parma?
Lo sapremo della indagini del futuro prossimo?
Buon Natale a tutti i cittadini di Parma e Provincia.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 dicembre 2010
-500 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+206 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
riporta l'attenzione sull'inceneritore di rifiuti tossico nocivi di San Nicola di Melfi, Potenza, denominato “Fenice”, il più grande impianto di questo genere in Europa, un record che come al solito ci vede primi nelle classifiche al contrario del buon senso.
Nel settembre 1999 Fiat riuscì, anche con agevolazioni, a metterlo in funzione ed ogni anno l'impianto brucia 66 mila tonnellate di scorie, 40 mila delle quali provenienti dal Nord, ma anche dall'estero (Francia e Germania).
Un inceneritore avviato nonostante un referendum popolare che negò l'appoggio della popolazione.
Un inceneritore di cui Fiat si vantava, visto che nel sito sosteneva di bruciare “a cielo aperto”.
Ovviamente a nessuno è concessa la visita all'impianto e nel 2001 il marchingegno è stato venduto al colosso francese dell'energia Edf.
A poca distanza dal sito è attivo uno degli stabilimenti Barilla, il più grande del Sud, anch'esso afflitto da qualche problemino ambientale, visto che abbondano le lastre di ethernit, sulle coperture della fabbrica.
Attorno coltivazioni, pascoli, verdure e carni, che arrivano sulle nostre inconsapevoli tavole, e poi sviluppo turistico, grandi consumi e prelievi di acqua, tutto con la massima disinvoltura e nonchalance.
I residui della combustione, 27 mila tonnellate all'anno, è una materia che finisce nel sottosuolo della Basilicata, inquinando le falde, e nel fiume Ofanto, che si getta nel mare Adriatico. Con grande libertà d'azione.
Naturalmente l'inquinamento è anche sprigionato dal camino. Milioni di metri cubi inquinati che la stessa Usl locale periodicamente certifica come “emissioni oltre i limiti normativi di polveri di metalli pesanti, ossidi di azoto, e diossine”, un nanogrammo per metro cubo, una quantità imponente, basti pensare che la normativa prevede una soglia di 0,1.
Emissioni il cui effetto è stato anche messo in chiaro dall'Università di Bari, con uno studio del docente Luigi Notarnicola: “Le documentazioni non consentono di escludere effetti negativi alla popolazione di Lavello e nell'intero territorio”.
L'assessorato regionale all'ambiente rivela “nell'autorizzazione a Fenice avevamo imposto il divieto di importazione di rifiuti da fuori regione”. Sentite anche voi uno strano campanellino?
Eppure, incredibile, nulla si è mosso, nulla si è chiuso.
Il mostro miete le sue vittime con metodico incedere.
Ai tempi dell'autorizzazione ci furono i pareri positivi di 3 esperti, e subito dopo uno entrò nell'orbita Fiat, addirittura come responsabile del cantiere, un secondo come responsabile del monitoraggio ambientale. Sic!
I lucani, dopo l'inutile no del referendum, non hanno potuto che fare rete e tenere alta l'attenzione. Nel 2001 8 vagoni merci vennero sequestrati a Melfi, stracolmi di rifiuti industriali e ospedalieri di dubbia provenienza, 400 tonnellate di materiali a rischio infettivo.
Oggi il Rapporto Rifiuti dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) del Ministero dell’Ambiente, racconta di come l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’inceneritore EDF-Fenice spa sia scaduta il 19 ottobre 2010. Nonostante ciò, l’impianto continua a bruciare ingenti quantitativi di rifiuti urbani ed industriali, mentre non sono stati resi ancora noti i motivi del recente passaggio di competenza, dalla Procura di Melfi a quella di Potenza, dell’inchiesta sull’inquinamento ambientale provocato dall’inceneritore, così come evidenziato da un recente servizio del TGR Basilicata.
Ed ecco che uno dei viaggi della speranza dei rifiuti tocca anche Parma.
La Polimeri Europa di Brindisi spedì alla Piccinini, presso il nostro interporto, “resine sintetiche in granuli”, che poi finirono nell'inceneritore di Melfi.
Qualcuno saprà fare luce su questo strano e contorto girovagare?
Treni e viaggi della speranza con quantità ignote di sostanze ignote.
L'esperto di fama internazionale Giorgio Nebbia non ha dubbi: “Pullulano decine di eco-imprese che vendono lo smaltimento in inceneritori, in impianti di compattazione, in discariche: quello che conta è che i rifiuti non si vedano e non puzzino”.
L'Ocse chiosa: “Tre quarti dei rifiuti pericolosi europei, circa 30 milioni di tonnellate annue, sono di origine e composizione sconosciute”.
L'Unione Europea condanna l'Italia: negli ultimi 21 anni occultati 1 miliardo di tonnellate di rifiuti di ogni genere.
Cosa finirà nell'inceneritore di Parma?
Lo sapremo della indagini del futuro prossimo?
Buon Natale a tutti i cittadini di Parma e Provincia.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 dicembre 2010
-500 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+206 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Buon Natale, bambini!
Il sindaco Vignali ha acceso pochi giorni fa in piazza Garibaldi l’albero di Natale dei parmigiani, quest’anno decorato con palline trasparenti che racchiudono le foto di bambini nati a Parma nel corso del 2009.
Il richiamo all’infanzia –cita il comunicato stampa del comune- non è casuale, dato che l’accensione dell’albero avviene proprio nell’Anno del neonato e l’amministrazione comunale punta gran parte delle sue azioni comunicative sul sostegno alla famiglia.
Lo stesso sindaco, quest’estate ha posato la prima pietra di un asilo nido un po’ particolare. E' l’asilo nido di Pedrignano, situato a poco più di un chilometro dal costruendo inceneritore che, ironia della sorte, vedrà accesi i forni in concomitanza con l'arrivo dei primi bambini.
Di solito nei nostri comunicati stampa ci piace scherzare, usare il sarcasmo e l’ironia per mettere in evidenza le contraddizioni di Iren e degli amministratori.
In questo caso però non è facile sorridere davanti a un atto così palesemente dissennato, perché ci vanno di mezzo i nostri figli e sulla salute dei bambini proprio non ci va di scherzare.
L’asilo di Pedrignano accoglierà bambini in fascia di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni, quando l’organismo umano è più debole e più sensibile di un adulto alle emissioni nocive, che nel caso dell’inceneritore targato Iren saranno 144.000 metri cubi/ora, con elementi chimici come diossine, furani, metalli pesanti e polveri sottili.
A Brescia, in un quartiere situato a 3 km dall’inceneritore più grande d’Europa, due studi dell’Asl, nel periodo 2004-2008, hanno evidenziato un tasso superiore di mortalità e ricoveri rispetto alla media urbana per i tumori alla vescica e al fegato, proprio nei bambini.
La domanda che facciamo al sindaco Pietro Vignali e a tutti gli amministratori di comune e provincia di Parma è la seguente.
Voi mandereste vostro figlio all’asilo di Pedrignano?
Se in cuor vostro avete risposto “NO”, doveste fermare il cantiere e lavorare insieme per portare avanti un progetto alternativo.
E' la città che ve lo chiede e la stessa è disposta a collaborare.
Se invece avete risposto sì -siamo pronti a scommetterci- è perché di figli non ne avete.
Buon Natale, bambini!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 dicembre 2010
-501 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+205 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Il richiamo all’infanzia –cita il comunicato stampa del comune- non è casuale, dato che l’accensione dell’albero avviene proprio nell’Anno del neonato e l’amministrazione comunale punta gran parte delle sue azioni comunicative sul sostegno alla famiglia.
Lo stesso sindaco, quest’estate ha posato la prima pietra di un asilo nido un po’ particolare. E' l’asilo nido di Pedrignano, situato a poco più di un chilometro dal costruendo inceneritore che, ironia della sorte, vedrà accesi i forni in concomitanza con l'arrivo dei primi bambini.
Di solito nei nostri comunicati stampa ci piace scherzare, usare il sarcasmo e l’ironia per mettere in evidenza le contraddizioni di Iren e degli amministratori.
In questo caso però non è facile sorridere davanti a un atto così palesemente dissennato, perché ci vanno di mezzo i nostri figli e sulla salute dei bambini proprio non ci va di scherzare.
L’asilo di Pedrignano accoglierà bambini in fascia di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni, quando l’organismo umano è più debole e più sensibile di un adulto alle emissioni nocive, che nel caso dell’inceneritore targato Iren saranno 144.000 metri cubi/ora, con elementi chimici come diossine, furani, metalli pesanti e polveri sottili.
A Brescia, in un quartiere situato a 3 km dall’inceneritore più grande d’Europa, due studi dell’Asl, nel periodo 2004-2008, hanno evidenziato un tasso superiore di mortalità e ricoveri rispetto alla media urbana per i tumori alla vescica e al fegato, proprio nei bambini.
La domanda che facciamo al sindaco Pietro Vignali e a tutti gli amministratori di comune e provincia di Parma è la seguente.
Voi mandereste vostro figlio all’asilo di Pedrignano?
Se in cuor vostro avete risposto “NO”, doveste fermare il cantiere e lavorare insieme per portare avanti un progetto alternativo.
E' la città che ve lo chiede e la stessa è disposta a collaborare.
Se invece avete risposto sì -siamo pronti a scommetterci- è perché di figli non ne avete.
Buon Natale, bambini!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 dicembre 2010
-501 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+205 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
mercoledì 22 dicembre 2010
Togli il disturbo, stavolta vieramente
Oggi aggiungiamo un altro trofeo alla nostra personale bacheca di caccia: il busto di Andrea Viero, eliminato, come Andrea Allodi, sulla via dell'inceneritore.
Dobbiamo anche confessare però che questa volta l'ad di Iren ha fatto tutto da solo.
Dopo essere stato rinviato a giudizio dalla Corte dei Conti per danno erariale alla regione Friuli, con relative spallucce dell'intestatario del provvedimento, ieri addirittura lo stesso si è autoproclamato condannato dalla Corte, con relativa salata ammenda di oltre 400 mila euro, in un auto-comunicato stampa.
Tanto, si sarà detto, i media lo scriveranno tra breve, meglio prenderli in contropiede e spiegare come stanno le cose “secondo il mio punto di vista”.
Così carta e penna alla mano il direttore generale di Iren ha relazionato sulla sua condanna, precisando che la Corte dei Conti ha insomma valutato solo una parte del provvedimento adottato in Friuli e che, complessivamente, lui ne rivendica la paternità e la giustezza.
Contento lui, di sborsare mezzo milione di euro, contenti tutti.
Chissà allora perché strilla così tanto per la penale che chiederebbe Iren a fronte di un blocco dei lavori per l'inceneritore: se chi blocca avesse le sue ragioni e giudicasse complessivamente corretta la manovra, non ci sono multe che tengano, vero Viero?
Ma lui non si aspettava che a Reggio Emilia fossero pronti, grillini in testa, a pescare dal cappello un ordine del giorno votato a stragrande, e trasversale, maggioranza dal consiglio comunale, che obbliga alle dimissioni qualunque personaggio che venga condannato per danno alle pubbliche casse.
E il sito on line Parma Daily non ci ha messo molto a scoprire la notizia.
Chissà se stavolta faranno valere la privatizzazione o che altro ancora per non fare quello che hanno scritto come un obbligo.
Fatto sta che lo stesso ente, il comune di Reggio Emilia, che è socio di Iren, che ha messo Viero dov'è fino a questo momento, ha scritto nero su bianco che non ci possono essere amministratori della cosa pubblica condannati e che, se avvenisse una condanna a chi già è stato insediato, il destinatario del provvedimento deve ahimè dimettersi immediatamente dalla sua calda e comoda poltrona.
“La permanenza non può esimere da una condotta morale e giudiziaria ineccepibile”, recita il verbo reggiano. Amen.
Presumiamo che un voto pressoché unanime del massimo organo deliberativo di un comune non sia un bicchiere di acqua fresca.
Ora i cittadini pretendono a gran voce che siano applicate le delibere in essere e che non ci si arrampichi su specchi che non ci sono.
Siamo ansiosamente in attesa della lettera di dimissioni, la bottiglia è in fresco.
Bye Bye Viero, see you never.
La delibera del consiglio comunale di Reggio Emilia:
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/ODG_moralita_iren.pdf
p.s. Nel frattempo possiamo chiedere a Comune di Parma e Provincia di Parma di attrezzarsi con le stesse garanzie verso i cittadini? Ha senso che facciamo amministrare la cosa pubblica da condannati per danno all'erario? Copiamo i reggiani!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 dicembre 2010
-501 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+205 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Dobbiamo anche confessare però che questa volta l'ad di Iren ha fatto tutto da solo.
Dopo essere stato rinviato a giudizio dalla Corte dei Conti per danno erariale alla regione Friuli, con relative spallucce dell'intestatario del provvedimento, ieri addirittura lo stesso si è autoproclamato condannato dalla Corte, con relativa salata ammenda di oltre 400 mila euro, in un auto-comunicato stampa.
Tanto, si sarà detto, i media lo scriveranno tra breve, meglio prenderli in contropiede e spiegare come stanno le cose “secondo il mio punto di vista”.
Così carta e penna alla mano il direttore generale di Iren ha relazionato sulla sua condanna, precisando che la Corte dei Conti ha insomma valutato solo una parte del provvedimento adottato in Friuli e che, complessivamente, lui ne rivendica la paternità e la giustezza.
Contento lui, di sborsare mezzo milione di euro, contenti tutti.
Chissà allora perché strilla così tanto per la penale che chiederebbe Iren a fronte di un blocco dei lavori per l'inceneritore: se chi blocca avesse le sue ragioni e giudicasse complessivamente corretta la manovra, non ci sono multe che tengano, vero Viero?
Ma lui non si aspettava che a Reggio Emilia fossero pronti, grillini in testa, a pescare dal cappello un ordine del giorno votato a stragrande, e trasversale, maggioranza dal consiglio comunale, che obbliga alle dimissioni qualunque personaggio che venga condannato per danno alle pubbliche casse.
E il sito on line Parma Daily non ci ha messo molto a scoprire la notizia.
Chissà se stavolta faranno valere la privatizzazione o che altro ancora per non fare quello che hanno scritto come un obbligo.
Fatto sta che lo stesso ente, il comune di Reggio Emilia, che è socio di Iren, che ha messo Viero dov'è fino a questo momento, ha scritto nero su bianco che non ci possono essere amministratori della cosa pubblica condannati e che, se avvenisse una condanna a chi già è stato insediato, il destinatario del provvedimento deve ahimè dimettersi immediatamente dalla sua calda e comoda poltrona.
“La permanenza non può esimere da una condotta morale e giudiziaria ineccepibile”, recita il verbo reggiano. Amen.
Presumiamo che un voto pressoché unanime del massimo organo deliberativo di un comune non sia un bicchiere di acqua fresca.
Ora i cittadini pretendono a gran voce che siano applicate le delibere in essere e che non ci si arrampichi su specchi che non ci sono.
Siamo ansiosamente in attesa della lettera di dimissioni, la bottiglia è in fresco.
Bye Bye Viero, see you never.
La delibera del consiglio comunale di Reggio Emilia:
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/ODG_moralita_iren.pdf
p.s. Nel frattempo possiamo chiedere a Comune di Parma e Provincia di Parma di attrezzarsi con le stesse garanzie verso i cittadini? Ha senso che facciamo amministrare la cosa pubblica da condannati per danno all'erario? Copiamo i reggiani!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 22 dicembre 2010
-501 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+205 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
martedì 21 dicembre 2010
Caro Sacchetto delle mie brame
Il tema dei rifiuti è molto sentito e dibattuto in questi ultimi tempi a Parma. I cittadini, fino a poco fa addirittura ignari che si stesse costruendo un inceneritore alle porte della città, cominciano ad informarsi e a pretendere risposte chiare ed esaustive sui rischi sanitari, sui sui costi dell'impianto di Ugozzolo e sulle alternative possibili.
Sui costi abbiamo assistito a un balletto di numeri sconcertante, per un impianto che è stato approvato nel 2007, i cui costi dovrebbero essere certi e definitivi.
Siamo passati da 180 milioni approvati nel progetto definitivo, alle voci di incrementi fino all’esorbitante cifra di 315 milioni di Euro per poi sentire, dopo innumerevoli sollecitazioni da parte del GCR e dello stesso Sindaco, Andrea Viero comunicare che i milioni sono diventati 193.
Due cose vorremmo chiedere a Viero: come giustifica l’incremento di 13 milioni di Euro che, come diceva Frassica, tutto sommato non sono bruscolini?
Adeguamenti? Prescrizioni? Miglioramenti?
Ci può dettagliare Viero come spenderà 13 milioni di euro che poi inevitabilmente dovranno essere recuperati tramite le tariffe sui rifiuti pagate da tutti noi?
Altra domanda: se l’impianto costa 193 milioni perché avete chiesto un finanziamento alla Banca Europea di Investimenti per 265 milioni di Euro?
Sono tutti dubbi irrisolti che sarebbero perfettamente chiariti se Iren pubblicasse il Piano Economico Finanziario dell’opera. Un piano segretissimo che neanche Wikileaks può svelare, un mistero coperto e chiuso in una cassaforte che neanche il KGB avrebbe saputo conservare meglio.
Poi è di questi giorni la notizia che a Parma abbiamo avuto nel 2009 l’incremento di tariffe più elevato dell’Emilia Romagna (7,8%). “Vedete! E’ perché non avete il forno cari cittadini di Parma!” … tuonerebbe Andrea Viero. Peccato che anche a Reggio e a Piacenza, che il forno già ce l’hanno, abbiano avuto incrementi simili (+7,3 e +7%).
Peccato che il decreto Ronchi imponga alla multi utility il recupero degli investimenti esclusivamente tramite le tariffe.
La verità è che il nostro sacchetto nero, per Iren, è come la gallina dalle uova d’oro: paghiamo per ritirarcelo, Iren lo brucia e riceve gli incentivi statali sotto forma di certificati verdi, quindi Iren ci fa anche pagare per il teleriscaldamento.
E’ il business del momento!
Andrea Viero si frega le mani: i politici di Parma si adeguano ai suoi diktat.
La salute dei cittadini? Un effetto collaterale di banale rilevanza.
A tutti vogliamo ricordare l'articolo 2 del Decreto Ronchi, che disciplina la gestione dei rifiuti a livello nazionale.
I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare:
a) senza determinare rischi per l'acqua, per l'aria, per il suolo e per la fauna e la flora;
b) senza causare inconvenienti da rumori o odori;
c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.
Proprio quello che sta facendo Iren a Ugozzolo...
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 dicembre 2010
-502 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+204 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Sui costi abbiamo assistito a un balletto di numeri sconcertante, per un impianto che è stato approvato nel 2007, i cui costi dovrebbero essere certi e definitivi.
Siamo passati da 180 milioni approvati nel progetto definitivo, alle voci di incrementi fino all’esorbitante cifra di 315 milioni di Euro per poi sentire, dopo innumerevoli sollecitazioni da parte del GCR e dello stesso Sindaco, Andrea Viero comunicare che i milioni sono diventati 193.
Due cose vorremmo chiedere a Viero: come giustifica l’incremento di 13 milioni di Euro che, come diceva Frassica, tutto sommato non sono bruscolini?
Adeguamenti? Prescrizioni? Miglioramenti?
Ci può dettagliare Viero come spenderà 13 milioni di euro che poi inevitabilmente dovranno essere recuperati tramite le tariffe sui rifiuti pagate da tutti noi?
Altra domanda: se l’impianto costa 193 milioni perché avete chiesto un finanziamento alla Banca Europea di Investimenti per 265 milioni di Euro?
Sono tutti dubbi irrisolti che sarebbero perfettamente chiariti se Iren pubblicasse il Piano Economico Finanziario dell’opera. Un piano segretissimo che neanche Wikileaks può svelare, un mistero coperto e chiuso in una cassaforte che neanche il KGB avrebbe saputo conservare meglio.
Poi è di questi giorni la notizia che a Parma abbiamo avuto nel 2009 l’incremento di tariffe più elevato dell’Emilia Romagna (7,8%). “Vedete! E’ perché non avete il forno cari cittadini di Parma!” … tuonerebbe Andrea Viero. Peccato che anche a Reggio e a Piacenza, che il forno già ce l’hanno, abbiano avuto incrementi simili (+7,3 e +7%).
Peccato che il decreto Ronchi imponga alla multi utility il recupero degli investimenti esclusivamente tramite le tariffe.
La verità è che il nostro sacchetto nero, per Iren, è come la gallina dalle uova d’oro: paghiamo per ritirarcelo, Iren lo brucia e riceve gli incentivi statali sotto forma di certificati verdi, quindi Iren ci fa anche pagare per il teleriscaldamento.
E’ il business del momento!
Andrea Viero si frega le mani: i politici di Parma si adeguano ai suoi diktat.
La salute dei cittadini? Un effetto collaterale di banale rilevanza.
A tutti vogliamo ricordare l'articolo 2 del Decreto Ronchi, che disciplina la gestione dei rifiuti a livello nazionale.
I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare:
a) senza determinare rischi per l'acqua, per l'aria, per il suolo e per la fauna e la flora;
b) senza causare inconvenienti da rumori o odori;
c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.
Proprio quello che sta facendo Iren a Ugozzolo...
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 dicembre 2010
-502 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+204 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lunedì 20 dicembre 2010
Irenia della sorte
Neri. Neri per lo smog che si portano appresso, la lunga scia di ceneri dei loro impianti antidiluviani, neri per le prospettive dei territori dove cominciano a operare, neri per il malaugurio che posano su chi vive loro accanto, i desolati ma per loro inesistenti che possiedono casa all'ombra dei loro camini, i famosi “scarsamente abitanti”.
Neri, a cominciare dal loro nome invertito.
E' ora il tempo dell'ira di Enia, fattasi forte ed enorme. Forte con i deboli, debole con i forti.
Ira che si abbatte sui conti, sulle strade sbudellate per far passare la nuova via dell'oro, un tele fraintendimento che lascerà molte gobbe sull'asfalto e conti salati nei saldi invernali.
Enia che trascura chi le da il pane, e li invita a un lavoro che poi viene gettato al fuoco della Grande Caldaia, che crea oscuri episodi anche sul taglio dell'erba.
Enia che non è più tale, immaginario di carta, sgualcita al sole, pipistrello che ci succhia il sangue con conti salati per la stessa interna incapacità a risparmiare, ottimizzare, tenere presentabili gli stipendi dei grandi e illuminati dirigenti, vigile lo sguardo alla crisi e al futuro, un futuro dove non ci saranno più le risorse che oggi brucia a carrettate, materie nobili schiacciate con spregio per annichilirne la forma e l'origine, giustificarne lo sperpero.
Irenia della sorte, oggi da loro si fugge, si disdice, si migra, non solo come bollette, diaspora necessaria, come non cercare qualche briciola di rivincita verso questo moloch silente, che a domanda non risponde, si trincera dietro un muro di parole inutili, muri di gomma trasparenti che fanno intravedere solo business, unico dio minore ma sovrano che governa il grande gioco.
Irenia della sorte, oggi c'è un antagonista in casa, un concorrente da battere, un angelo tenebroso, tenebre in crescente deposito, ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, sui campi e sulle case, sui fili d'erba e sui fili degli uomini dove cadranno le polveri.
Irenia, un taràssaco che perde sempre più velocemente i suoi petali, un turbine di vento lo impoverisce e lo lascia nudo e solo, mentre tutto è compiuto.
Irenia della sorte, da questa prepotenza trarremo l'antidoto per liberarcene.
Fuori dalle nostre strade, fuori dalle nostre case, fuori dai nostri contatori.
Cerchiamo un servitore di cui poterci fidare.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 dicembre 2010
-503 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+203 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
Neri, a cominciare dal loro nome invertito.
E' ora il tempo dell'ira di Enia, fattasi forte ed enorme. Forte con i deboli, debole con i forti.
Ira che si abbatte sui conti, sulle strade sbudellate per far passare la nuova via dell'oro, un tele fraintendimento che lascerà molte gobbe sull'asfalto e conti salati nei saldi invernali.
Enia che trascura chi le da il pane, e li invita a un lavoro che poi viene gettato al fuoco della Grande Caldaia, che crea oscuri episodi anche sul taglio dell'erba.
Enia che non è più tale, immaginario di carta, sgualcita al sole, pipistrello che ci succhia il sangue con conti salati per la stessa interna incapacità a risparmiare, ottimizzare, tenere presentabili gli stipendi dei grandi e illuminati dirigenti, vigile lo sguardo alla crisi e al futuro, un futuro dove non ci saranno più le risorse che oggi brucia a carrettate, materie nobili schiacciate con spregio per annichilirne la forma e l'origine, giustificarne lo sperpero.
Irenia della sorte, oggi da loro si fugge, si disdice, si migra, non solo come bollette, diaspora necessaria, come non cercare qualche briciola di rivincita verso questo moloch silente, che a domanda non risponde, si trincera dietro un muro di parole inutili, muri di gomma trasparenti che fanno intravedere solo business, unico dio minore ma sovrano che governa il grande gioco.
Irenia della sorte, oggi c'è un antagonista in casa, un concorrente da battere, un angelo tenebroso, tenebre in crescente deposito, ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, sui campi e sulle case, sui fili d'erba e sui fili degli uomini dove cadranno le polveri.
Irenia, un taràssaco che perde sempre più velocemente i suoi petali, un turbine di vento lo impoverisce e lo lascia nudo e solo, mentre tutto è compiuto.
Irenia della sorte, da questa prepotenza trarremo l'antidoto per liberarcene.
Fuori dalle nostre strade, fuori dalle nostre case, fuori dai nostri contatori.
Cerchiamo un servitore di cui poterci fidare.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 20 dicembre 2010
-503 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+203 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai
domenica 19 dicembre 2010
Lombardo: inceneritori, tecnologia fallimentare
Antonio Casa sul Quotidiano di Sicilia scrive come Raffaele Lombardo a Catania abbia chiuso con il progetto dei quattro termovalorizzatori dell’era Cuffaro, guadagnandosi il plauso di cittadini e addetti ai lavori.
I termovalorizzatori, o per meglio dire inceneritori, eliminando una voluta ambiguità terminologica che l’Unione Europea ha più volte rimproverato all’Italia, rappresentano una fonte inquinante ad alto impatto sull’uomo e sull’ambiente.
A ribadirlo è stato Donato Marino, responsabile del programma Reci (Recupero Ecologico Chimico Industriale) per la Sicilia, al convegno “Smaltimento dei rifiuti: da gravissimo problema a ottima risorsa” organizzato dall’associazione Rinascita siciliana-Mosif (Movimenti sicilianisti federati) lo scorso sabato presso il Palazzo dell’Esa.
Il fallimento degli inceneritori è ormai conclamato: negli Stati Uniti non se ne costruiscono dal 1995, in Canada la tecnologia è assente, in Inghilterra, Spagna, Austria e Germania si preparano allo smantellamento, in Italia sono sotto sequestro gli impianti di Terni e Colleferro, mentre sono chiusi quelli di Brindisi e Pietrasanta. L’esempio più riuscito è probabilmente l’inceneritore di Brescia, che ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo internazionale (ma nella giuria sedeva lo stesso costruttore), ma anche due violazioni delle direttive europee.
“È ampiamente provato - ha spiegato Marino - come gli inceneritori producano forti squilibri all’ecosistema”. Si tratta delle emissioni di anidride carbonica e diossine. In tal senso anche la normativa europea più recente, nonché quella italiana, si veda il decreto Ronchi che prevede lo smaltimento dei R.S.U. mediante inceneritore solo in via residuale, prevede l’incenerimento come passaggio finale di un processo che sia innanzitutto basato sulla riduzione della produzione del rifiuto e sul suo riciclaggio tramite differenziazione.
“Nessun inceneritore - ha proseguito Donato Marino - può dirsi sicuro, laddove anche i più moderni riescono a trattenere solo una parte del particolato prodotto dalla combustione (le c.d. nanoparticelle da PM10 a PM5), ma non esistono filtri o sistemi per l’intercettazione di quelle più insidiose per la salute umana (da PM 2,5 a PM 0,1)”.
Pertanto un termovalorizzatore che lavora per un complesso abitato, compreso tra 550 mila e 800 mila unità, dovrebbe trattare ogni giorno 800 tonnellate in media di rifiuti, ma “fonti mediche riferiscono che la dose massima di diossina tollerabile per un individuo adulto del peso di 70 kg è di 140 pg/giorno; invece, la predetta quantità di 201.600.000 pg di diossina, nell’area interessata porterebbe ad un carico per soggetto di 252 pg/giorno, ben aldilà del limite di tollerabilità”. E poi resterebbe il problema delle ceneri che meriterebbe delle discariche ad hoc.
Il vantaggio non esiste neanche in termini energetici perché, secondo quanto ha spiegato Marino, l’energia necessaria per lo smaltimento è 3 o 4 volte superiore a quella che si può ottenere bruciandoli. Di tutt’altro impatto la tecnologia R.E.C.I. che permette “il totale recupero della materia - ha specificato Marino - senza alcun bisogno di dubbi abbandoni in sicurezza delle scorie, con un loro confinamento in aree determinate”.
In conclusione “l’innovativa tecnologia R.E.C.I. consente, la trasformazione dei R.S.U. e/o fanghi, anche non differenziati, tramite un processo di polimerizzazione ed inertizzazione, in conglomerati inerti riutilizzabili primariamente nell’edilizia e nell’arredo urbano consentendo il superamento dell’attuale stato di crisi nel settore dello smaltimento dei rifiuti”.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 19 dicembre 2010
-504 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+202 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
I termovalorizzatori, o per meglio dire inceneritori, eliminando una voluta ambiguità terminologica che l’Unione Europea ha più volte rimproverato all’Italia, rappresentano una fonte inquinante ad alto impatto sull’uomo e sull’ambiente.
A ribadirlo è stato Donato Marino, responsabile del programma Reci (Recupero Ecologico Chimico Industriale) per la Sicilia, al convegno “Smaltimento dei rifiuti: da gravissimo problema a ottima risorsa” organizzato dall’associazione Rinascita siciliana-Mosif (Movimenti sicilianisti federati) lo scorso sabato presso il Palazzo dell’Esa.
Il fallimento degli inceneritori è ormai conclamato: negli Stati Uniti non se ne costruiscono dal 1995, in Canada la tecnologia è assente, in Inghilterra, Spagna, Austria e Germania si preparano allo smantellamento, in Italia sono sotto sequestro gli impianti di Terni e Colleferro, mentre sono chiusi quelli di Brindisi e Pietrasanta. L’esempio più riuscito è probabilmente l’inceneritore di Brescia, che ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo internazionale (ma nella giuria sedeva lo stesso costruttore), ma anche due violazioni delle direttive europee.
“È ampiamente provato - ha spiegato Marino - come gli inceneritori producano forti squilibri all’ecosistema”. Si tratta delle emissioni di anidride carbonica e diossine. In tal senso anche la normativa europea più recente, nonché quella italiana, si veda il decreto Ronchi che prevede lo smaltimento dei R.S.U. mediante inceneritore solo in via residuale, prevede l’incenerimento come passaggio finale di un processo che sia innanzitutto basato sulla riduzione della produzione del rifiuto e sul suo riciclaggio tramite differenziazione.
“Nessun inceneritore - ha proseguito Donato Marino - può dirsi sicuro, laddove anche i più moderni riescono a trattenere solo una parte del particolato prodotto dalla combustione (le c.d. nanoparticelle da PM10 a PM5), ma non esistono filtri o sistemi per l’intercettazione di quelle più insidiose per la salute umana (da PM 2,5 a PM 0,1)”.
Pertanto un termovalorizzatore che lavora per un complesso abitato, compreso tra 550 mila e 800 mila unità, dovrebbe trattare ogni giorno 800 tonnellate in media di rifiuti, ma “fonti mediche riferiscono che la dose massima di diossina tollerabile per un individuo adulto del peso di 70 kg è di 140 pg/giorno; invece, la predetta quantità di 201.600.000 pg di diossina, nell’area interessata porterebbe ad un carico per soggetto di 252 pg/giorno, ben aldilà del limite di tollerabilità”. E poi resterebbe il problema delle ceneri che meriterebbe delle discariche ad hoc.
Il vantaggio non esiste neanche in termini energetici perché, secondo quanto ha spiegato Marino, l’energia necessaria per lo smaltimento è 3 o 4 volte superiore a quella che si può ottenere bruciandoli. Di tutt’altro impatto la tecnologia R.E.C.I. che permette “il totale recupero della materia - ha specificato Marino - senza alcun bisogno di dubbi abbandoni in sicurezza delle scorie, con un loro confinamento in aree determinate”.
In conclusione “l’innovativa tecnologia R.E.C.I. consente, la trasformazione dei R.S.U. e/o fanghi, anche non differenziati, tramite un processo di polimerizzazione ed inertizzazione, in conglomerati inerti riutilizzabili primariamente nell’edilizia e nell’arredo urbano consentendo il superamento dell’attuale stato di crisi nel settore dello smaltimento dei rifiuti”.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 19 dicembre 2010
-504 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+202 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
sabato 18 dicembre 2010
Udc contro gli inceneritori
Ma a Parma li sostiene, contorsionismi della politica
Udc che vai, risposta che trovi. Sulle parole di De Leonardis, esponente del partito Udc, non ci possono essere dubbi interpretative. Il suo è un no motivato, e condiviso, agli inceneritori, considerati macchine pericolose.
Anche quando sono targate Marcegaglia.
“Non si tratta di una chiusura preventiva figlia di pregiudizi: ma l’insediamento di un termovalorizzatore in una comunità va sempre valutato attentamente, per i possibili rischi per la salute dei cittadini in primo grado, ma anche per le inevitabili ripercussioni per l’ambiente, l’agricoltura, il turismo, l’economia complessiva dei territori circostanti.
E il progetto di impianto del gruppo Marcegaglia in Contrada Paglia, nel cerignolano, non può e non deve fare eccezione in merito a un esame scrupoloso in ogni dettaglio –compresa la situazione complessiva di un’area destinata ad essere attraversata da un numero tale di mezzi pesanti da compromettere ancor più la già precaria situazione stradale– e un doveroso confronti tra i costi e i benefici reali legati a una tale operazione, che vanno ben oltre l’immediato e meritano un esame di ampio respiro e prospettiva”.
La dichiarazione è firmata dal consigliere regionale Udc, Giannicola De Leonardis, anche presidente della settima Commissione Affari Istituzionali, che ha seguito con attenzione e partecipazione l’incontro organizzato nel Palazzo di Città di Cerignola che ha visto un animato confronto tra amministratori, sindaci, tecnici e cittadinanza attiva.
“E’ necessario un pieno coinvolgimento della giunta regionale, a partire dall’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro, e mi attiverò – garantisce l’esponente Udc – per l’apertura di un tavolo tecnico e arrivare a una soluzione condivisa nell’esclusivo interesse della popolazione”.
Esclusivo interesse della popolazione, qui spazio per i business del gestore di turno pare non ce ne siano, a differenza di Parma, dove costruiscono un inceneritore ad uso e consumo di Iren, per rifocillare i bilanci del colosso ligure piemontese, a spese della salute dei parmigiani.
“Servono garanzie certe – conclude De Leopardis – perché non possiamo permetterci nessuna disattenzione e nessuna superficialità in una situazione così delicata. Evitando le contrapposizioni frontali e le barricate, i palleggi di responsabilità tra enti locali, la difesa degli interessi particolari rispetto a un quadro d’insieme di prospettiva, l’unico che conta veramente”.
Parole Sante Zia Lucia, canticchiava il grande Riccardo Cocciante.
Non proprio le stesse recitate a Parma da Libè: “Cito non a caso la vicenda del termovalorizzatore, opera nella quale credo al 100%. E’ necessario che i parmigiani conoscano l’argomento perché così si lascia poco spazio a coloro che danno notizie spesso infondate diffondendo paura”.
Noi lo conosciamo benissimo il progetto! Proprio bene, anche troppo.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 dicembre 2010
-505 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+201 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Udc che vai, risposta che trovi. Sulle parole di De Leonardis, esponente del partito Udc, non ci possono essere dubbi interpretative. Il suo è un no motivato, e condiviso, agli inceneritori, considerati macchine pericolose.
Anche quando sono targate Marcegaglia.
“Non si tratta di una chiusura preventiva figlia di pregiudizi: ma l’insediamento di un termovalorizzatore in una comunità va sempre valutato attentamente, per i possibili rischi per la salute dei cittadini in primo grado, ma anche per le inevitabili ripercussioni per l’ambiente, l’agricoltura, il turismo, l’economia complessiva dei territori circostanti.
E il progetto di impianto del gruppo Marcegaglia in Contrada Paglia, nel cerignolano, non può e non deve fare eccezione in merito a un esame scrupoloso in ogni dettaglio –compresa la situazione complessiva di un’area destinata ad essere attraversata da un numero tale di mezzi pesanti da compromettere ancor più la già precaria situazione stradale– e un doveroso confronti tra i costi e i benefici reali legati a una tale operazione, che vanno ben oltre l’immediato e meritano un esame di ampio respiro e prospettiva”.
La dichiarazione è firmata dal consigliere regionale Udc, Giannicola De Leonardis, anche presidente della settima Commissione Affari Istituzionali, che ha seguito con attenzione e partecipazione l’incontro organizzato nel Palazzo di Città di Cerignola che ha visto un animato confronto tra amministratori, sindaci, tecnici e cittadinanza attiva.
“E’ necessario un pieno coinvolgimento della giunta regionale, a partire dall’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro, e mi attiverò – garantisce l’esponente Udc – per l’apertura di un tavolo tecnico e arrivare a una soluzione condivisa nell’esclusivo interesse della popolazione”.
Esclusivo interesse della popolazione, qui spazio per i business del gestore di turno pare non ce ne siano, a differenza di Parma, dove costruiscono un inceneritore ad uso e consumo di Iren, per rifocillare i bilanci del colosso ligure piemontese, a spese della salute dei parmigiani.
“Servono garanzie certe – conclude De Leopardis – perché non possiamo permetterci nessuna disattenzione e nessuna superficialità in una situazione così delicata. Evitando le contrapposizioni frontali e le barricate, i palleggi di responsabilità tra enti locali, la difesa degli interessi particolari rispetto a un quadro d’insieme di prospettiva, l’unico che conta veramente”.
Parole Sante Zia Lucia, canticchiava il grande Riccardo Cocciante.
Non proprio le stesse recitate a Parma da Libè: “Cito non a caso la vicenda del termovalorizzatore, opera nella quale credo al 100%. E’ necessario che i parmigiani conoscano l’argomento perché così si lascia poco spazio a coloro che danno notizie spesso infondate diffondendo paura”.
Noi lo conosciamo benissimo il progetto! Proprio bene, anche troppo.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 dicembre 2010
-505 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+201 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
venerdì 17 dicembre 2010
A scuola con Gestione Corretta Rifiuti
Sembrano lontani i tempi in cui l’assessore provinciale alle politiche scolastiche, con una telefonata al preside del Bodoni, vietava l’ingresso nell'istituto ai rappresentanti del GCR, accompagnatori del chimico ambientale Paul Connett, in un incontro formativo sulla gestione dei rifiuti.
Incontro da cui poi lo stesso preside prontamente si dissociava a mezzo stampa, quasi temendo un possibile contagio dalle pericolose teorie esposte da quello che è riconosciuto come il padre della strategia Rifiuti Zero, già candidato al Premio Nobel.
Sembrano tempi lontani, ma in realtà è passato un anno preciso.
Un anno in cui le sconvolgenti idee fatte proprie dal GCR stanno pericolosamente intaccando come un virus tutti gli strati della società civile parmigiana.
Ad un anno esatto da quel fatto oggi siamo stati invitati a tenere una lezione sulle corrette pratiche di gestione dei rifiuti e sulla nocività degli inceneritori in un istituto professionale di Parma. In cattedra il nostro Gabriele Folli.
Una ventina di ragazze tra 16 e i 17 anni hanno assistito curiose ad un tema che è diventato di estrema attualità nell’opinione pubblica parmigiana e su cui purtroppo poco si sa a livello di corrette pratiche per la riduzione e il riciclaggio degli scarti.
Molte le domande alla fine della presentazione, che ha toccato temi quotidiani ed importanti come la corretta separazione delle varie frazioni riciclabili e su cui Parma nelle sue componenti (quotidiani, televisioni, amministrazioni, associazioni) tanto ancora deve fare per preparare i cittadini ad un comportamento responsabile ed etico.
Il GCR sta facendo la sua parte ed è disponibile con i suoi volontari ad entrare nelle scuole, nelle parrocchie e nelle associazioni per spiegare che se saremo in grado e capaci di ridurre e separare correttamente i rifiuti, potremo rubare combustibile alla pericolosa macchina di Ugozzolo e non peggiorare un ambiente già notevolmente compromesso come quello del territorio in cui viviamo.
Altri incontri sono in preparazione e accordi sono stati già presi con altri istituti per il 2011.
Chi volesse organizzare lezioni o presentazioni nel proprio istituto scolastico, associazione, parrocchia può richiedere il nostro contributo al telefono 331-1168850 oppure via mail a gestionecorrettarifiuti@gmail.com
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 dicembre 2010
-506 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+200 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Incontro da cui poi lo stesso preside prontamente si dissociava a mezzo stampa, quasi temendo un possibile contagio dalle pericolose teorie esposte da quello che è riconosciuto come il padre della strategia Rifiuti Zero, già candidato al Premio Nobel.
Sembrano tempi lontani, ma in realtà è passato un anno preciso.
Un anno in cui le sconvolgenti idee fatte proprie dal GCR stanno pericolosamente intaccando come un virus tutti gli strati della società civile parmigiana.
Ad un anno esatto da quel fatto oggi siamo stati invitati a tenere una lezione sulle corrette pratiche di gestione dei rifiuti e sulla nocività degli inceneritori in un istituto professionale di Parma. In cattedra il nostro Gabriele Folli.
Una ventina di ragazze tra 16 e i 17 anni hanno assistito curiose ad un tema che è diventato di estrema attualità nell’opinione pubblica parmigiana e su cui purtroppo poco si sa a livello di corrette pratiche per la riduzione e il riciclaggio degli scarti.
Molte le domande alla fine della presentazione, che ha toccato temi quotidiani ed importanti come la corretta separazione delle varie frazioni riciclabili e su cui Parma nelle sue componenti (quotidiani, televisioni, amministrazioni, associazioni) tanto ancora deve fare per preparare i cittadini ad un comportamento responsabile ed etico.
Il GCR sta facendo la sua parte ed è disponibile con i suoi volontari ad entrare nelle scuole, nelle parrocchie e nelle associazioni per spiegare che se saremo in grado e capaci di ridurre e separare correttamente i rifiuti, potremo rubare combustibile alla pericolosa macchina di Ugozzolo e non peggiorare un ambiente già notevolmente compromesso come quello del territorio in cui viviamo.
Altri incontri sono in preparazione e accordi sono stati già presi con altri istituti per il 2011.
Chi volesse organizzare lezioni o presentazioni nel proprio istituto scolastico, associazione, parrocchia può richiedere il nostro contributo al telefono 331-1168850 oppure via mail a gestionecorrettarifiuti@gmail.com
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 17 dicembre 2010
-506 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+200 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
giovedì 16 dicembre 2010
Il Tar del Lazio boccia l'inceneritore
vittoria dei comitati
Santa Lucia 2010 rimarrà una data da ricordare. Mentre a Parma il popolo della salute percorreva il centro per arrivare sotto casa del sindaco a chiedere lo stop dei lavori a Ugozzolo, in Lazio il Tar bocciava il progetto del mega inceneritore di Albano.
Sono stati accolti i ricorsi presentati dal Comitato No Inc contro la costruzione del contestato impianto di Albano dopo che l'Usl aveva espresso parere negativo.
Il Tar ha annullato la Via, la valutazione di impatto ambientale, che dava l'inizio alla costruzione dell'impianto con non poche controversie politiche per il rilascio dell'autorizzazione da parte della giunta regionale allora guidata da Piero Marrazzo.
Quindi anche ad autorizzazione protocollata la speranza che qualcuno ci metta il naso dentro per rilevare le magagne c'è sempre.
Sono stati accolti oltre al ricorso principale anche quelli secondari che mettevano in discussione il progetto dell'inceneritore progettato con raffreddamento ad aria e non ad acqua, visto il grave deficit idrico della zona.
Ricordiamo che insieme ai ricorsi dei comitati erano stati presentati ad adiuvandum i ricorsi delle amministrazione comunali coinvolte nell'impianto, primo fra tutti il comune di Albano che ha espresso tutta la sua soddisfazione per un vero lavoro di squadra. Anche il WWF tra i ricorrenti.
C'è quindi la conferma di come la amministrazioni locali possano insieme alla cittadinanza diventare attori fondamentali nel processo di contrasto a questi progetti che vanno contro la salute e l'ambiente dei territori coinvolti. I comuni hanno molto peso quando i giudici debbono valutare le decisioni perché dimostrano la correttezza e serietà dei movimenti di opposizione.
Subito in piazza i sostenitori del No in un tripudio di felicità e soddisfazione per il mancato pericolo.
Tra le motivazioni della sentenza l“omesso esame del rapporto tra costi e benefici, l'omessa verifica dell’opzione zero”, due sottolineature che ci fanno rammentare molto bene la nostra situazione locale, dove la soluzione inceneritore è stata a senso unico.
Il link alla sentenza
http://2.citynews-romatoday.stgy.it/files/pdf/20101216/sentenza-tar-inceneritore.pdf
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 dicembre 2010
-507 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+199 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Santa Lucia 2010 rimarrà una data da ricordare. Mentre a Parma il popolo della salute percorreva il centro per arrivare sotto casa del sindaco a chiedere lo stop dei lavori a Ugozzolo, in Lazio il Tar bocciava il progetto del mega inceneritore di Albano.
Sono stati accolti i ricorsi presentati dal Comitato No Inc contro la costruzione del contestato impianto di Albano dopo che l'Usl aveva espresso parere negativo.
Il Tar ha annullato la Via, la valutazione di impatto ambientale, che dava l'inizio alla costruzione dell'impianto con non poche controversie politiche per il rilascio dell'autorizzazione da parte della giunta regionale allora guidata da Piero Marrazzo.
Quindi anche ad autorizzazione protocollata la speranza che qualcuno ci metta il naso dentro per rilevare le magagne c'è sempre.
Sono stati accolti oltre al ricorso principale anche quelli secondari che mettevano in discussione il progetto dell'inceneritore progettato con raffreddamento ad aria e non ad acqua, visto il grave deficit idrico della zona.
Ricordiamo che insieme ai ricorsi dei comitati erano stati presentati ad adiuvandum i ricorsi delle amministrazione comunali coinvolte nell'impianto, primo fra tutti il comune di Albano che ha espresso tutta la sua soddisfazione per un vero lavoro di squadra. Anche il WWF tra i ricorrenti.
C'è quindi la conferma di come la amministrazioni locali possano insieme alla cittadinanza diventare attori fondamentali nel processo di contrasto a questi progetti che vanno contro la salute e l'ambiente dei territori coinvolti. I comuni hanno molto peso quando i giudici debbono valutare le decisioni perché dimostrano la correttezza e serietà dei movimenti di opposizione.
Subito in piazza i sostenitori del No in un tripudio di felicità e soddisfazione per il mancato pericolo.
Tra le motivazioni della sentenza l“omesso esame del rapporto tra costi e benefici, l'omessa verifica dell’opzione zero”, due sottolineature che ci fanno rammentare molto bene la nostra situazione locale, dove la soluzione inceneritore è stata a senso unico.
Il link alla sentenza
http://2.citynews-romatoday.stgy.it/files/pdf/20101216/sentenza-tar-inceneritore.pdf
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 dicembre 2010
-507 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+199 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Parma dice no
Che la parola sia data ai cittadini. Che siano loro a scrivere il destino dell'inceneritore. Una petizione popolare per dare la possibilità a chi lo vuol fare di dire no alla gestione dei rifiuti tramite incenerimento, in modo da fare i conti della serva su cosa ne pensa l'opinione pubblica di questo progetto.
Parte oggi e sarà attiva per tre mesi la raccolta di firme promossa dal GCR con la collaborazione dei tabaccai cittadini che vorranno ospitare i moduli da compilare e firmare. Sul sito dell'associazione www.gestionecorrettarifiuti.it sarà tenuta aggiornata una mappa della città dive verranno indicati tutti i punti aperti al pubblico per raccogliere le firme.
Negozi, associazioni, edicole, aziende, privati, parte la più fitta e certosina raccolta di firme che Parma ricordi, dalla quale ci si aspettano risultati clamorosi. Tutti gli interessati a raccogliere le firme possono scrivere a gestionecorrettarifiuti@gmail.com o telefonare al 331.116.8850.
L'associazione Gestione Corretta Rifiuti mette così in gioco la propria credibilità per capire quanto e in che misura il messaggio sia giunti ai parmigiani.
Da ormai quasi due anni l'associazione si è rimessa in moto con grande energia e dispendio di forze per recuperare il tempo perduto e la disinformazione totale su cosa significhi e comporti per un territorio l'accensione di un impianto di incenerimento.
Mesi di lavoro per incontrare partiti, associazioni, scuole, organizzare serate, convegni, proiezioni, approfondimenti, realizzare comunicati stampa e appelli.
Ora è giunto il momento di passare la stilografica ai concittadini, affinché siano loro in prima persona a giudicare quanto il GCR si sia spiegato sul tema e quali risultati e traguardi abbia raggiunto.
Vedremo alla fine di marzo quali saranno i numeri di questa ennesima iniziativa, per capire se davvero la città ha compreso fino in fondo la pericolosità di un forno che brucia per 330 giorni all'anno ventiquattr'ore al giorno rifiuti urbani ma anche rifiuti speciali, ospedalieri, forse tossico nocivi. Un forno che non ha avuto il parere dei cittadini, una scelta che non ha preso in considerazione altre opportunità e possibilità di gestione dei rifiuti, meno impattanti, meno pesanti economicamente, che salvaguardassero l'ambiente e la salute dei cittadini.
Noi l'alternativa l'abbiamo presentata ma il silenzio, anche su questo fronte, è compatto.
Lasciamo alla firma dei parmigiani il verdetto.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 dicembre 2010
-507 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+199 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Parte oggi e sarà attiva per tre mesi la raccolta di firme promossa dal GCR con la collaborazione dei tabaccai cittadini che vorranno ospitare i moduli da compilare e firmare. Sul sito dell'associazione www.gestionecorrettarifiuti.it sarà tenuta aggiornata una mappa della città dive verranno indicati tutti i punti aperti al pubblico per raccogliere le firme.
Negozi, associazioni, edicole, aziende, privati, parte la più fitta e certosina raccolta di firme che Parma ricordi, dalla quale ci si aspettano risultati clamorosi. Tutti gli interessati a raccogliere le firme possono scrivere a gestionecorrettarifiuti@gmail.com o telefonare al 331.116.8850.
L'associazione Gestione Corretta Rifiuti mette così in gioco la propria credibilità per capire quanto e in che misura il messaggio sia giunti ai parmigiani.
Da ormai quasi due anni l'associazione si è rimessa in moto con grande energia e dispendio di forze per recuperare il tempo perduto e la disinformazione totale su cosa significhi e comporti per un territorio l'accensione di un impianto di incenerimento.
Mesi di lavoro per incontrare partiti, associazioni, scuole, organizzare serate, convegni, proiezioni, approfondimenti, realizzare comunicati stampa e appelli.
Ora è giunto il momento di passare la stilografica ai concittadini, affinché siano loro in prima persona a giudicare quanto il GCR si sia spiegato sul tema e quali risultati e traguardi abbia raggiunto.
Vedremo alla fine di marzo quali saranno i numeri di questa ennesima iniziativa, per capire se davvero la città ha compreso fino in fondo la pericolosità di un forno che brucia per 330 giorni all'anno ventiquattr'ore al giorno rifiuti urbani ma anche rifiuti speciali, ospedalieri, forse tossico nocivi. Un forno che non ha avuto il parere dei cittadini, una scelta che non ha preso in considerazione altre opportunità e possibilità di gestione dei rifiuti, meno impattanti, meno pesanti economicamente, che salvaguardassero l'ambiente e la salute dei cittadini.
Noi l'alternativa l'abbiamo presentata ma il silenzio, anche su questo fronte, è compatto.
Lasciamo alla firma dei parmigiani il verdetto.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 16 dicembre 2010
-507 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+199 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
mercoledì 15 dicembre 2010
L'Usl di Albano, no all'inceneritore
sanità che vai, risposta che trovi
Federica Matteucci, di Nuova Agenzia Radicale, ci aggiorna sulle decisioni dell'Usl di Albano (Lazio) in merito all'eventuale costruzione di un inceneritore.
La Asl RmH (Castelli/Litorale) non ha avuto tentennamenti ed ha prontamente bocciato la proposta del termovalorizzatore, perché, ha spiegato, “incompatibile con il mantenimento di una situazione igienica adeguata per il territorio”.
Piazzare un inceneritore di rifiuti ad Albano, infatti, peggiorerebbe una situazione già di per sé instabile, contribuendo ad aumentare la concentrazione di arsenico, di manganese e fluoruro nella falde delle acque potabili.
Insomma che confusione! Fatelo come quello di Parma l'inceneritore, visto che migliorerà l'aria ed avrà un impatto zero sull'ambiente! Che diamine, è così semplice!
L'inceneritore di Albano era previsto in una zona in cui la presenza di sostanze nocive nel terreno è già al limite. Senza contare inoltre che l’introduzione di un inceneritore si tradurrebbe in un consumo eccessivo di acqua (circa 223.110 metri cubi al giorno) che i Castelli Romani non può proprio permettersi.
Invece noi padani di acqua ne abbiamo in abbondanza da donare all'impianto targato Iren e sponsorizzato dalle nostre amministrazioni locali.
In Lazio invece “le gravissime carenze idriche” – come si legge nella relazione della Asl Rm H che boccia l’inceneritore di Albano – sono alla base della nomina “di un commissario per l’emergenza idrica”. Peccato però che, come si apprende più avanti nel dossier dell’azienda sanitaria, un ufficio governativo destinato a risolvere l’emergenza acqua ai Castelli esista già e sia già attivo con tanto di responsabile.
Se un inceneritore è pericoloso in Lazio, alzando la latitudine l'impianto migliora da sé?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 15 dicembre 2010
-508 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+198 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Federica Matteucci, di Nuova Agenzia Radicale, ci aggiorna sulle decisioni dell'Usl di Albano (Lazio) in merito all'eventuale costruzione di un inceneritore.
La Asl RmH (Castelli/Litorale) non ha avuto tentennamenti ed ha prontamente bocciato la proposta del termovalorizzatore, perché, ha spiegato, “incompatibile con il mantenimento di una situazione igienica adeguata per il territorio”.
Piazzare un inceneritore di rifiuti ad Albano, infatti, peggiorerebbe una situazione già di per sé instabile, contribuendo ad aumentare la concentrazione di arsenico, di manganese e fluoruro nella falde delle acque potabili.
Insomma che confusione! Fatelo come quello di Parma l'inceneritore, visto che migliorerà l'aria ed avrà un impatto zero sull'ambiente! Che diamine, è così semplice!
L'inceneritore di Albano era previsto in una zona in cui la presenza di sostanze nocive nel terreno è già al limite. Senza contare inoltre che l’introduzione di un inceneritore si tradurrebbe in un consumo eccessivo di acqua (circa 223.110 metri cubi al giorno) che i Castelli Romani non può proprio permettersi.
Invece noi padani di acqua ne abbiamo in abbondanza da donare all'impianto targato Iren e sponsorizzato dalle nostre amministrazioni locali.
In Lazio invece “le gravissime carenze idriche” – come si legge nella relazione della Asl Rm H che boccia l’inceneritore di Albano – sono alla base della nomina “di un commissario per l’emergenza idrica”. Peccato però che, come si apprende più avanti nel dossier dell’azienda sanitaria, un ufficio governativo destinato a risolvere l’emergenza acqua ai Castelli esista già e sia già attivo con tanto di responsabile.
Se un inceneritore è pericoloso in Lazio, alzando la latitudine l'impianto migliora da sé?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 15 dicembre 2010
-508 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+198 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
martedì 14 dicembre 2010
Minuetti parmigiani
Il tennis tavolo è lo sport più in voga a Parma negli ultimi mesi. Le palette, in mano a maggioranza e minoranza, vorticano, mentre la malcapitata pallina sono i poveri cittadini di Parma, che sul campo vedono l'inceneritore salire rigoglioso giorno dopo giorno.
Impegnatissimi solo nel non tenere la palla nel proprio pezzetto di campo verde, gli amministratori, ma anche i politici, gli industriali e i sindacati, dormono sonni beati, non entrando mai veramente in partita.
Nel calcio si chiamerebbe melina, punita a volte severamente dall'arbitro, a volte no.
Ma oggi non si sa chi sia l'arbitro, tutti osservano con moderato interesse giocare sulla salute dei cittadini e sul futuro della nostra terra, senza entrare mai nel merito delle questioni, senza cogliere il valore della coppa messa in gioco.
Siamo molto delusi dalla sotto valutazione evidente data all'argomento. Nonostante ci sia da parte nostra un impegno a 360 gradi, 24 ore al giorno, a spiegare, rispiegare, allargare gli orizzonti, portare persone competenti di livello internazionale.
Tutto sommato anche ieri in consiglio comunale abbiamo vissuto un giorno di ordinaria mediocrità. La sinistra e Ubaldi fanno quadrato intorno a Vignali per “l'assedio” sotto casa, -davvero incredibile la solidarietà dei pidini- dopo che la questura ci aveva vietato la piazza, il luogo pubblico del sindaco, e noi avevamo ripiegato sul luogo privato, come simbolo ed estremo appello.
La sinistra dei cortei e delle piazze che ci insegna il savoir faire, davanti ad una prospettiva di grave rischio per la salute di tutti i cittadini. Sbalorditivo.
Poi il sindaco rimanda la palla, ribadendo le competenze della Provincia, che oggi ripeterà di aver fatto il suo dovere, rimettendo con un rovescio di nuovo la pallina aldilà della rete.
Se non ci fosse in gioco il futuro potrebbe anche essere un gioco divertente.
Non lo è per niente.
Siamo davvero disarmati nella constatazione dell'unanime codardia, nel timore di tutti di toccare interessi, spostare equilibri, suscitare scalpori, uscire per primo a spegnere il cerino.
Eppure siamo di fronte a un bivio secco.
La strada diritta finisce contro il guard-rail, il cartello è evidente, di qua o di là.
Scegliere.
Dimostrando la ragione della propria decisione.
I cittadini di Parma che hanno avuto modo di approfondire, anche poco, la tematica rifiuti, hanno capito una verità incontrovertibile.
La scelta di incenerire i rifiuti è dettata solo da una azienda privata che sull'impianto ha puntato gli occhi per rimpinguare i bilanci. Attraverso complessi ma evidenti meccanismi. Se l'effetto fosse solo un guadagno di una parte, potremmo dire “chissenefrega” e dedicarci a spendere il nostro tempo in attività più piacevoli.
Qui invece tutti tacciono un punto fermo.
In tutta Italia, dove funzionano queste macchine, le notizie sono a senso unico e sono riassumibili nella parola inquinamento.
Oppure nella parola malattia, o anche in quella più scorbutica di tumore.
Continuiamo pure con la manfrina.
Prima o poi il conto arriverà salato per tutti.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 14 dicembre 2010
-509 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+197 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Impegnatissimi solo nel non tenere la palla nel proprio pezzetto di campo verde, gli amministratori, ma anche i politici, gli industriali e i sindacati, dormono sonni beati, non entrando mai veramente in partita.
Nel calcio si chiamerebbe melina, punita a volte severamente dall'arbitro, a volte no.
Ma oggi non si sa chi sia l'arbitro, tutti osservano con moderato interesse giocare sulla salute dei cittadini e sul futuro della nostra terra, senza entrare mai nel merito delle questioni, senza cogliere il valore della coppa messa in gioco.
Siamo molto delusi dalla sotto valutazione evidente data all'argomento. Nonostante ci sia da parte nostra un impegno a 360 gradi, 24 ore al giorno, a spiegare, rispiegare, allargare gli orizzonti, portare persone competenti di livello internazionale.
Tutto sommato anche ieri in consiglio comunale abbiamo vissuto un giorno di ordinaria mediocrità. La sinistra e Ubaldi fanno quadrato intorno a Vignali per “l'assedio” sotto casa, -davvero incredibile la solidarietà dei pidini- dopo che la questura ci aveva vietato la piazza, il luogo pubblico del sindaco, e noi avevamo ripiegato sul luogo privato, come simbolo ed estremo appello.
La sinistra dei cortei e delle piazze che ci insegna il savoir faire, davanti ad una prospettiva di grave rischio per la salute di tutti i cittadini. Sbalorditivo.
Poi il sindaco rimanda la palla, ribadendo le competenze della Provincia, che oggi ripeterà di aver fatto il suo dovere, rimettendo con un rovescio di nuovo la pallina aldilà della rete.
Se non ci fosse in gioco il futuro potrebbe anche essere un gioco divertente.
Non lo è per niente.
Siamo davvero disarmati nella constatazione dell'unanime codardia, nel timore di tutti di toccare interessi, spostare equilibri, suscitare scalpori, uscire per primo a spegnere il cerino.
Eppure siamo di fronte a un bivio secco.
La strada diritta finisce contro il guard-rail, il cartello è evidente, di qua o di là.
Scegliere.
Dimostrando la ragione della propria decisione.
I cittadini di Parma che hanno avuto modo di approfondire, anche poco, la tematica rifiuti, hanno capito una verità incontrovertibile.
La scelta di incenerire i rifiuti è dettata solo da una azienda privata che sull'impianto ha puntato gli occhi per rimpinguare i bilanci. Attraverso complessi ma evidenti meccanismi. Se l'effetto fosse solo un guadagno di una parte, potremmo dire “chissenefrega” e dedicarci a spendere il nostro tempo in attività più piacevoli.
Qui invece tutti tacciono un punto fermo.
In tutta Italia, dove funzionano queste macchine, le notizie sono a senso unico e sono riassumibili nella parola inquinamento.
Oppure nella parola malattia, o anche in quella più scorbutica di tumore.
Continuiamo pure con la manfrina.
Prima o poi il conto arriverà salato per tutti.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 14 dicembre 2010
-509 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+197 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Depositata la richiesta di consiglio comunale straordinario
ASSOCIAZIONE GESTIONE CORRETTA RIFIUTI E RISORSE PARMA
ISDE – ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE MEDICI PER L'AMBIENTE - PARMA
FARMACIA SS. ANNUNZIATA, S. FRANCESCO, RANIERI, BRANDONISIO - PARMA
Al Sindaco di Parma
Pietro Vignali
Via Repubblica 1
Parma, 13 dicembre 2010
Santa protesta
OGGETTO: RICHIESTA SEDUTA STRAORDINARIA MONOTEMATICA ALL' INTERNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA CON RELATORI MEDICI PROF. GIUSEPPE MASERA, DR. ERNESTO BURGIO, DR. ROBERTO ROMINZI, DR. GIANCARLO PIZZA, DR. GIUSEPPE MISEROTTI SUI RISCHI SANITARI DERIVATI DALL'UTILIZZO DI UN INCENERITORE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI
VISTO
1 A ) L' APPELLO " I MEDICI CHIAMANO PARMA " SOTTOSCRITTO DA OLTRE 60 MEDICI, TRA I QUALI ESPERTI DI FAMA INTERNAZIONLE, CON CUI SI CHIEDE ALLE AMMINISTRAZIONI DI PARMA DI RINUNCIARE AL PROGETTO INCENERITORE RIFIUTI
1 B ) LA RICHIESTA DI MORATORIA CONTRO LA COSTRUZIONE E AMPLIAMENTO DI INCENERITORI RIFIUTI PRESENTATA DALLA FEDERAZIONE REGIONALE EMILIA ROMAGNA ORDINI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI
2) IL DOSSIER PER AUTORITA' DELLO STATO, MAGISTRATI E GIORNALISTI ELABORATO DAI MEDICI ISDE ITALIA
3 A ) L' INVITO ALLE AUTORITA' E CITTADINANZA AD ABBANDONARE IL PROGETTO INCENERITORE DEL PRES. ORDINE MEDICI PIACENZA DR. MISEROTTI PUBBLICATO SU GAZZETTA DI PARMA IL GIORNO 21/07/2010
3 B ) LA QUERELLE TRA L' EX MINISTRO BERSANI E LA FRER ORDINI MEDICI
4) L' ESPOSTO DEI MEDICI DI FERRARA CONTRO L' INCENERITORE CITTADINO DAL QUALE EMERGE CHE LA COMBUSTIONE DI UNA TONNELLATA DI RIFIUTI DA' LUOGO AD UNA TONNELLATA DI FUMI, 300 KG DI CENERI SOLIDE ALTAMENTE TOSSICHE CHE ABBISOGNANO DI DISCARICHE SPECIALI, 30 KG DI CENERI VOLANTI PARIMENTI PERICOLOSE, 650 KG DI ACQUA DA DEPURARE, 25 KG DI GESSO, ED UNA TONNELLATA DI GAS CLIMALTERANTI. E' EVIDENTE COME SI RADDOPPI LA MASSA DEL RIFIUTO CHE ENTRA NEL FORNO IN QUANTO PER CONDURRE LA COMBUSTIONE COSI' ETEROGENEA OCCORRE AGGIUNGERE MATERIE PRIME QUALI BICARBONATI, AMMONIACA ECC.ECC. PER UNA PARTE DI RIFIUTO DOBBIAMO AGGIUNGERE CIRCA UNA PARTE DI MATERIE PRIME. UNA PARTE PIU' UNA PARTE UGUALE DUE PARTI.
5) LE OSSERVAZIONI DEI MEDICI DI FORLI'
6) LE OSSERVAZIONI DEI MEDICI DI RAVENNA
7) L' ESPOSTO DENUNCIA DEI MEDICI DI MODENA CONTRO L' INCENERITORE CITTADINO
8) L' APPELLO DEI PEDIATRI DI MESTRE E VENEZIA
9) LA POSIZIONE DELL' ORDINE DEI MEDICI DI LATINA
10 A) LA POSIZIONE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI MEDICINA GENERALE
10 B ) LA DIATRIBA TRA I MEDICI ISDE E I PROFESSORI CHE HANNO ALTERATO STUDI SCIENTIFICI ONDE PROMUOVERE L' INCENERIMENTO COME PRATICA SOSTENIBILE
11) I DANNI ECONOMICI IN TERMINI DI SALUTE PREVENTIVATI PER LE POPOLAZIONI CHE VIVONO ACCANTO A INCENERITORI CALCOLATI DAL POLITECNICO DI TORINO
12) LO STUDIO CHE METTE IN RELAZIONE PATOLOGIE DI BAMBINI CHE FREQUENTANO SCUOLE NELLE VICINANZE DI INCENERITORI
16) LE PREOCCUPAZIONI PALESATE DAL DR. PIZZA, PRES. ORDINE MEDICI BOLOGNA NONCHE' PRESIDENTE FRER ORDINI MEDICI, IN MERITO AI RISULTATI DEL PRIMO STRALCIO DELLO STUDIO MONITER CHE EVIDENZIA UN INCREMENTO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVO DI RISCHIO DI PARTO PRETERMINE PER LE MADRI CHE VIVONO IN PROSSIMITA' DI INCENERITORI
17) LE OSSERVAZIONI DELLA DR.SSA GENTILINI, ONCOEMATOLOGA, CHE RICHIAMA LO STUDIO MONITER E LO STUDIO RECENTE DELL' UNIVERSITA' DEL MASSACHUSETTS ( 18 )
19) LA RELAZIONE " XENOBIOTICI NEL LATTE MATERNO " PRESENTATO AL CONVEGNO NAZIONALE DEI MEDICI AD AREZZO IL 17-19 SETTEMBRE 2010
13) PRESO ATTO CHE DALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ELABORATO DA ENIA ( ORA IREN ) A PAG. 15 EMERGE CHE L' INCENERITORE EMETTERA' IN ATMOSFERA ( NONOSTANTE LE CALDAIE SPENTE GRAZIE AL TELERISCALDAMENTO, ANCHE SE NON SI SA QUANTE CALDAIE VERRANNO SPENTE E QUINDI LA VALUTAZIONE E' ESTREMAMENTE SUPERFICIALE ! ) 3 TONNELLATE DI PM10 IN PIU' RISPETTO ALLA SITUAZIONE GIA' GRAVE DELLA PIANURA PADANA
14) CONSIDERATO CHE " FINE E' PEGGIO " COME DICHIARATO DA ARPA EMILIA ROMAGNA E DAL SERVIZIO EPIDEMIOLOGIA DELL' ULSS N.22 DELLA REGIONE VENETO ( 15 )
20) PRESO ATTO DELLE CENTINAIA DI MOLECOLE TOSSICHE, NOCIVE, CANCEROGENE EMESSE DALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI
21) CONSIDERATO CHE CI TROVIAMO AD AFFRONTARE UNA PANDEMIA SILENZIOSA
22) CONSIDERATO CHE GLI INCENERITORI SONO INDUSTRIE INSALUBRI DI CLASSE I ( LE PIU' PERICOLOSE ) CHE NON SI POSSONO COSTRUIRE IN TERRITORI VOCATI ALL' AGRICOLTURA
23) CONSIDERATO CHE I TUMORI INFANTILI STANNO AUMENTANDO ANCHE A CAUSA DEI FATTORI AMBIENTALI E CHE IL PADRE DELL' ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA ITALIANA PROF. GIUSEPPE MASERA INVITA CALDAMENTE A RISPETTARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
CHIEDONO AL SINDACO DI PARMA, MASSIMA AUTORITA' SANITARIA DELLA COMUNITA' DI PARMA, DI CONVOCARE UNA SEDUTA STRAORDINARIA MONOTEMATICA ALL' INTERNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA CON RELATORI MEDICI PROF. GIUSEPPE MASERA, DR. ERNESTO BURGIO, DR. ROBERTO ROMINZI, DR. GIANCARLO PIZZA, DR. GIUSEPPE MISEROTTI SUL TEMA DELL'INCENERITORE E DEI RISCHI SANITARI LEGATI ALLA SUA GESTIONE
per
ASSOCIAZIONE GESTIONE CORRETTA RIFIUTI E RISORSE PARMA
ISDE PARMA
FARMACIA SS. ANNUNZIATA, S. FRANCESCO, RANIERI, BRANDONISIO PARMA
Veraldo Caffagnini
Presidente AGCR
ISDE – ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE MEDICI PER L'AMBIENTE - PARMA
FARMACIA SS. ANNUNZIATA, S. FRANCESCO, RANIERI, BRANDONISIO - PARMA
Al Sindaco di Parma
Pietro Vignali
Via Repubblica 1
Parma, 13 dicembre 2010
Santa protesta
OGGETTO: RICHIESTA SEDUTA STRAORDINARIA MONOTEMATICA ALL' INTERNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA CON RELATORI MEDICI PROF. GIUSEPPE MASERA, DR. ERNESTO BURGIO, DR. ROBERTO ROMINZI, DR. GIANCARLO PIZZA, DR. GIUSEPPE MISEROTTI SUI RISCHI SANITARI DERIVATI DALL'UTILIZZO DI UN INCENERITORE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI
VISTO
1 A ) L' APPELLO " I MEDICI CHIAMANO PARMA " SOTTOSCRITTO DA OLTRE 60 MEDICI, TRA I QUALI ESPERTI DI FAMA INTERNAZIONLE, CON CUI SI CHIEDE ALLE AMMINISTRAZIONI DI PARMA DI RINUNCIARE AL PROGETTO INCENERITORE RIFIUTI
1 B ) LA RICHIESTA DI MORATORIA CONTRO LA COSTRUZIONE E AMPLIAMENTO DI INCENERITORI RIFIUTI PRESENTATA DALLA FEDERAZIONE REGIONALE EMILIA ROMAGNA ORDINI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI
2) IL DOSSIER PER AUTORITA' DELLO STATO, MAGISTRATI E GIORNALISTI ELABORATO DAI MEDICI ISDE ITALIA
3 A ) L' INVITO ALLE AUTORITA' E CITTADINANZA AD ABBANDONARE IL PROGETTO INCENERITORE DEL PRES. ORDINE MEDICI PIACENZA DR. MISEROTTI PUBBLICATO SU GAZZETTA DI PARMA IL GIORNO 21/07/2010
3 B ) LA QUERELLE TRA L' EX MINISTRO BERSANI E LA FRER ORDINI MEDICI
4) L' ESPOSTO DEI MEDICI DI FERRARA CONTRO L' INCENERITORE CITTADINO DAL QUALE EMERGE CHE LA COMBUSTIONE DI UNA TONNELLATA DI RIFIUTI DA' LUOGO AD UNA TONNELLATA DI FUMI, 300 KG DI CENERI SOLIDE ALTAMENTE TOSSICHE CHE ABBISOGNANO DI DISCARICHE SPECIALI, 30 KG DI CENERI VOLANTI PARIMENTI PERICOLOSE, 650 KG DI ACQUA DA DEPURARE, 25 KG DI GESSO, ED UNA TONNELLATA DI GAS CLIMALTERANTI. E' EVIDENTE COME SI RADDOPPI LA MASSA DEL RIFIUTO CHE ENTRA NEL FORNO IN QUANTO PER CONDURRE LA COMBUSTIONE COSI' ETEROGENEA OCCORRE AGGIUNGERE MATERIE PRIME QUALI BICARBONATI, AMMONIACA ECC.ECC. PER UNA PARTE DI RIFIUTO DOBBIAMO AGGIUNGERE CIRCA UNA PARTE DI MATERIE PRIME. UNA PARTE PIU' UNA PARTE UGUALE DUE PARTI.
5) LE OSSERVAZIONI DEI MEDICI DI FORLI'
6) LE OSSERVAZIONI DEI MEDICI DI RAVENNA
7) L' ESPOSTO DENUNCIA DEI MEDICI DI MODENA CONTRO L' INCENERITORE CITTADINO
8) L' APPELLO DEI PEDIATRI DI MESTRE E VENEZIA
9) LA POSIZIONE DELL' ORDINE DEI MEDICI DI LATINA
10 A) LA POSIZIONE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI MEDICINA GENERALE
10 B ) LA DIATRIBA TRA I MEDICI ISDE E I PROFESSORI CHE HANNO ALTERATO STUDI SCIENTIFICI ONDE PROMUOVERE L' INCENERIMENTO COME PRATICA SOSTENIBILE
11) I DANNI ECONOMICI IN TERMINI DI SALUTE PREVENTIVATI PER LE POPOLAZIONI CHE VIVONO ACCANTO A INCENERITORI CALCOLATI DAL POLITECNICO DI TORINO
12) LO STUDIO CHE METTE IN RELAZIONE PATOLOGIE DI BAMBINI CHE FREQUENTANO SCUOLE NELLE VICINANZE DI INCENERITORI
16) LE PREOCCUPAZIONI PALESATE DAL DR. PIZZA, PRES. ORDINE MEDICI BOLOGNA NONCHE' PRESIDENTE FRER ORDINI MEDICI, IN MERITO AI RISULTATI DEL PRIMO STRALCIO DELLO STUDIO MONITER CHE EVIDENZIA UN INCREMENTO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVO DI RISCHIO DI PARTO PRETERMINE PER LE MADRI CHE VIVONO IN PROSSIMITA' DI INCENERITORI
17) LE OSSERVAZIONI DELLA DR.SSA GENTILINI, ONCOEMATOLOGA, CHE RICHIAMA LO STUDIO MONITER E LO STUDIO RECENTE DELL' UNIVERSITA' DEL MASSACHUSETTS ( 18 )
19) LA RELAZIONE " XENOBIOTICI NEL LATTE MATERNO " PRESENTATO AL CONVEGNO NAZIONALE DEI MEDICI AD AREZZO IL 17-19 SETTEMBRE 2010
13) PRESO ATTO CHE DALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ELABORATO DA ENIA ( ORA IREN ) A PAG. 15 EMERGE CHE L' INCENERITORE EMETTERA' IN ATMOSFERA ( NONOSTANTE LE CALDAIE SPENTE GRAZIE AL TELERISCALDAMENTO, ANCHE SE NON SI SA QUANTE CALDAIE VERRANNO SPENTE E QUINDI LA VALUTAZIONE E' ESTREMAMENTE SUPERFICIALE ! ) 3 TONNELLATE DI PM10 IN PIU' RISPETTO ALLA SITUAZIONE GIA' GRAVE DELLA PIANURA PADANA
14) CONSIDERATO CHE " FINE E' PEGGIO " COME DICHIARATO DA ARPA EMILIA ROMAGNA E DAL SERVIZIO EPIDEMIOLOGIA DELL' ULSS N.22 DELLA REGIONE VENETO ( 15 )
20) PRESO ATTO DELLE CENTINAIA DI MOLECOLE TOSSICHE, NOCIVE, CANCEROGENE EMESSE DALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI
21) CONSIDERATO CHE CI TROVIAMO AD AFFRONTARE UNA PANDEMIA SILENZIOSA
22) CONSIDERATO CHE GLI INCENERITORI SONO INDUSTRIE INSALUBRI DI CLASSE I ( LE PIU' PERICOLOSE ) CHE NON SI POSSONO COSTRUIRE IN TERRITORI VOCATI ALL' AGRICOLTURA
23) CONSIDERATO CHE I TUMORI INFANTILI STANNO AUMENTANDO ANCHE A CAUSA DEI FATTORI AMBIENTALI E CHE IL PADRE DELL' ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA ITALIANA PROF. GIUSEPPE MASERA INVITA CALDAMENTE A RISPETTARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
CHIEDONO AL SINDACO DI PARMA, MASSIMA AUTORITA' SANITARIA DELLA COMUNITA' DI PARMA, DI CONVOCARE UNA SEDUTA STRAORDINARIA MONOTEMATICA ALL' INTERNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PARMA CON RELATORI MEDICI PROF. GIUSEPPE MASERA, DR. ERNESTO BURGIO, DR. ROBERTO ROMINZI, DR. GIANCARLO PIZZA, DR. GIUSEPPE MISEROTTI SUL TEMA DELL'INCENERITORE E DEI RISCHI SANITARI LEGATI ALLA SUA GESTIONE
per
ASSOCIAZIONE GESTIONE CORRETTA RIFIUTI E RISORSE PARMA
ISDE PARMA
FARMACIA SS. ANNUNZIATA, S. FRANCESCO, RANIERI, BRANDONISIO PARMA
Veraldo Caffagnini
Presidente AGCR
Villani, da che parte sta?
E' di qualche giorno fa la video inchiesta apparsa su Repubblica online “L'inceneritore della discordia”.
Coloro che hanno realizzato il filmato hanno cercato più volte di contattare e intervistare i portatori di interesse sul tema inceneritore, rispettivamente di Provincia, Comune e Iren.
Protesta corale
Ma come abbiamo visto la Provincia si è dichiarata in silenzio stampa, l’assessore comunale all’Ambiente Cristina Sassi ha annullato un’intervista già fissata, inviando poi un sms col quale avvisava di non avere nulla da dire, mentre il vicepresidente Iren Luigi Giuseppe Villani -atteso dal giornalista all'uscita da una conferenza stampa- ha dichiarato di non voler rispondere. A margine di una successiva conferenza solo il sindaco Pietro Vignali ha affrontato il tema.
Il silenzio stampa della Provincia rispecchia un modus operandi particolarmente diffuso nel nostro Paese: quando una squadra è in difficoltà si chiude in un ostinato buco nero. Niente di nuovo.
L'assessore comunale Sassi prima fissa un'intervista, poi l'annulla, avvisando di non avere nulla da dire..., quantomeno bizzarro.
Ma neanche questo atteggiamento ambiguo ci stupisce, è un costume indossato innumerevoli volte.
Il vicepresidente Iren, Luigi Giuseppe Villani, dichiara di non voler rispondere, infarcendo il no di qualche improperio.
Ci sembra di aver dimostrato di non essere facili allo stupore, ma questa reazione ci è sembrata fuori luogo.
Coloro che hanno realizzato il filmato hanno cercato più volte di contattare e intervistare i portatori di interesse sul tema inceneritore, rispettivamente di Provincia, Comune e Iren.
Protesta corale
Ma come abbiamo visto la Provincia si è dichiarata in silenzio stampa, l’assessore comunale all’Ambiente Cristina Sassi ha annullato un’intervista già fissata, inviando poi un sms col quale avvisava di non avere nulla da dire, mentre il vicepresidente Iren Luigi Giuseppe Villani -atteso dal giornalista all'uscita da una conferenza stampa- ha dichiarato di non voler rispondere. A margine di una successiva conferenza solo il sindaco Pietro Vignali ha affrontato il tema.
Il silenzio stampa della Provincia rispecchia un modus operandi particolarmente diffuso nel nostro Paese: quando una squadra è in difficoltà si chiude in un ostinato buco nero. Niente di nuovo.
L'assessore comunale Sassi prima fissa un'intervista, poi l'annulla, avvisando di non avere nulla da dire..., quantomeno bizzarro.
Ma neanche questo atteggiamento ambiguo ci stupisce, è un costume indossato innumerevoli volte.
Il vicepresidente Iren, Luigi Giuseppe Villani, dichiara di non voler rispondere, infarcendo il no di qualche improperio.
Ci sembra di aver dimostrato di non essere facili allo stupore, ma questa reazione ci è sembrata fuori luogo.
Iren, le mani sulla città
Passeggiando per le vie di Parma in questi giorni è impossibile non imbattersi nella pubblicità martellante di Iren, che con la sua divisione Iren Mercato ha coperto tutta la città di inviti ad utilizzare i propri servizi.
Iren Mercato… anche le parole hanno la loro importanza e cominciamo a capire dove si sta dirigendo il gestore dei rifiuti.
Anche il povero Garibaldi ne ha fatto le spese, la sua statua in piazza è completamente circondata da enormi tabelloni che, grazie ad una lampadina vecchio stile ed un fornello del gas, vogliono esprimere, in malo modo a dire il vero, la modernità della multi-utility nella gestione delle energie rinnovabili.
Garibaldi fu ferito
E' di ieri poi la pubblicazione del piano industriale 2011-2015 e finalmente tante cose vengono finalmente alla luce del sole.
Innanzitutto il titolo chiarisce quali sono gli interlocutori prediletti di Iren "13 dicembre 2010 – Il Gruppo Iren presenta oggi alla comunità finanziaria il nuovo Piano Industriale 2011-2015"
Comunità finanziaria dunque e non il territorio dove vivono, mangiano, lavorano e respirano i suoi preziosi clienti, gli unici che mettono sul piatto la pecunia.
Finalmente si capisce l'ostinazione del gestore dei servizi ambientali di Parma nel continuare a costruire un impianto inquinante così inviso alla comunità.
Riportiamo semplicemente quanto scritto nella parte legata ai rifiuti: "il Gruppo Iren punta ad una crescita della quota di mercato nella gestione dei rifiuti speciali non pericolosi (+30% sui territori di riferimento). Il 18% della crescita del Mol sara' sostenuta dal settore Ambiente attraverso un piano di investimenti che si attesta a circa 400 milioni di euro nel quinquennio."
Avete capito a cosa serve l'inceneritore di Ugozzolo?
Ancora no? Proviamo a spiegarvelo.
L'impianto porterà il suo fondamentale contributo all'aumento del Margine Operativo Lordo (MOL) di Iren. A far guadagnare i soci tanti bei quattrini. Punto.
Eccone svelato l'unico motivo.
Non serve a chiudere il ciclo dei rifiuti come le amministrazioni locali si ostinano a comunicare ai cittadini. E' solo una pura e semplice questione economica.
Poco importa se ad andarci di mezzo sarà la salute di 10.000 persone che lavorano nel raggio di 2km da Ugozzolo.
Non avete ancora capito?
Iren intende aumentare la propria quota di mercato del 30% sulla gestione dei rifiuti speciali, quando è noto che l’ente pubblico si deve fare carico esclusivamente di gestire i rifiuti urbani.
Ad Iren conviene bruciare rifiuti delle aziende che sarebbero perfettamente riciclabili (plastica, legno, carta, cartone). E lo farà aumentandone i quantitativi del 30%, e utilizzando un forno che doveva essere “dedicato” al pubblico e costruito a tale scopo.
Conviene perché così guadagnano col teleriscaldamento tramite incentivi esorbitanti.
Cosa bruceranno a Ugozzolo? Rifiuti speciali, che arriveranno chissà da dove.
Poco importa se a Pedrignano, a solo 1 km dal camino, stanno costruendo un asilo nido che, a partire dal 2012 (ironia della sorte) accoglierà bambini tra i 3 mesi e i 3 anni proprio nella fascia di età più sensibile alle emissioni nocive del camino (diossine, furani, metalli pesanti, 3,2 tonnellate di PM10 in più), proprio nel momento in cui il forno emetterà i suoi primi vagiti inquinanti.
Di fronte a questi evidenti dati di fatto non abbiamo più nessun dubbio sulle reali intenzioni di Iren, che ha uno solo scopo nella vita, guadagnare.
Vogliamo però capire se per i politici di Parma vale più l'interesse della comunità che li ha eletti o se invece devono chinarsi ad un direttore generale che fa la voce grossa quando qualcuno mette in dubbio il progetto dell'inceneritore di Ugozzolo e chiede chiarezza sui conti, peraltro non ricevendo nessuna risposta.
Vogliamo capire se Andrea Viero, per il quale la Procura della Corte dei Conti ad inizio anno ha chiesto il rinvio a giudizio per “danno erariale”, ha il potere di imporre il proprio piano industriale ad un territorio che potrebbe gestire i rifiuti in modo non impattante per la salute. Chi ha in mano le redini del territorio, chi decide del suo futuro?
Ci rivolgiamo dunque a Villani, Vignali e Bernazzoli per capire da che parte stanno.
Mercato o cittadini?
Dividendi o salute?
Politici di Parma, se ci siete, battete un colpo!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 14 dicembre 2010
-509 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+197 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Iren Mercato… anche le parole hanno la loro importanza e cominciamo a capire dove si sta dirigendo il gestore dei rifiuti.
Anche il povero Garibaldi ne ha fatto le spese, la sua statua in piazza è completamente circondata da enormi tabelloni che, grazie ad una lampadina vecchio stile ed un fornello del gas, vogliono esprimere, in malo modo a dire il vero, la modernità della multi-utility nella gestione delle energie rinnovabili.
Garibaldi fu ferito
E' di ieri poi la pubblicazione del piano industriale 2011-2015 e finalmente tante cose vengono finalmente alla luce del sole.
Innanzitutto il titolo chiarisce quali sono gli interlocutori prediletti di Iren "13 dicembre 2010 – Il Gruppo Iren presenta oggi alla comunità finanziaria il nuovo Piano Industriale 2011-2015"
Comunità finanziaria dunque e non il territorio dove vivono, mangiano, lavorano e respirano i suoi preziosi clienti, gli unici che mettono sul piatto la pecunia.
Finalmente si capisce l'ostinazione del gestore dei servizi ambientali di Parma nel continuare a costruire un impianto inquinante così inviso alla comunità.
Riportiamo semplicemente quanto scritto nella parte legata ai rifiuti: "il Gruppo Iren punta ad una crescita della quota di mercato nella gestione dei rifiuti speciali non pericolosi (+30% sui territori di riferimento). Il 18% della crescita del Mol sara' sostenuta dal settore Ambiente attraverso un piano di investimenti che si attesta a circa 400 milioni di euro nel quinquennio."
Avete capito a cosa serve l'inceneritore di Ugozzolo?
Ancora no? Proviamo a spiegarvelo.
L'impianto porterà il suo fondamentale contributo all'aumento del Margine Operativo Lordo (MOL) di Iren. A far guadagnare i soci tanti bei quattrini. Punto.
Eccone svelato l'unico motivo.
Non serve a chiudere il ciclo dei rifiuti come le amministrazioni locali si ostinano a comunicare ai cittadini. E' solo una pura e semplice questione economica.
Poco importa se ad andarci di mezzo sarà la salute di 10.000 persone che lavorano nel raggio di 2km da Ugozzolo.
Non avete ancora capito?
Iren intende aumentare la propria quota di mercato del 30% sulla gestione dei rifiuti speciali, quando è noto che l’ente pubblico si deve fare carico esclusivamente di gestire i rifiuti urbani.
Ad Iren conviene bruciare rifiuti delle aziende che sarebbero perfettamente riciclabili (plastica, legno, carta, cartone). E lo farà aumentandone i quantitativi del 30%, e utilizzando un forno che doveva essere “dedicato” al pubblico e costruito a tale scopo.
Conviene perché così guadagnano col teleriscaldamento tramite incentivi esorbitanti.
Cosa bruceranno a Ugozzolo? Rifiuti speciali, che arriveranno chissà da dove.
Poco importa se a Pedrignano, a solo 1 km dal camino, stanno costruendo un asilo nido che, a partire dal 2012 (ironia della sorte) accoglierà bambini tra i 3 mesi e i 3 anni proprio nella fascia di età più sensibile alle emissioni nocive del camino (diossine, furani, metalli pesanti, 3,2 tonnellate di PM10 in più), proprio nel momento in cui il forno emetterà i suoi primi vagiti inquinanti.
Di fronte a questi evidenti dati di fatto non abbiamo più nessun dubbio sulle reali intenzioni di Iren, che ha uno solo scopo nella vita, guadagnare.
Vogliamo però capire se per i politici di Parma vale più l'interesse della comunità che li ha eletti o se invece devono chinarsi ad un direttore generale che fa la voce grossa quando qualcuno mette in dubbio il progetto dell'inceneritore di Ugozzolo e chiede chiarezza sui conti, peraltro non ricevendo nessuna risposta.
Vogliamo capire se Andrea Viero, per il quale la Procura della Corte dei Conti ad inizio anno ha chiesto il rinvio a giudizio per “danno erariale”, ha il potere di imporre il proprio piano industriale ad un territorio che potrebbe gestire i rifiuti in modo non impattante per la salute. Chi ha in mano le redini del territorio, chi decide del suo futuro?
Ci rivolgiamo dunque a Villani, Vignali e Bernazzoli per capire da che parte stanno.
Mercato o cittadini?
Dividendi o salute?
Politici di Parma, se ci siete, battete un colpo!
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 14 dicembre 2010
-509 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+197 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
lunedì 13 dicembre 2010
Santa Lucia nella valle dei veleni
Terre maltrattate e prese a pugni, sfruttate senza riguardi ne misura, terre da macello.
Esiste una programmazione territoriale che guardi alla nostra provincia come un organismo unitario da salvaguardare e sviluppare in tutte le sue parti? Uno sviluppo sostenibile, equo, paritario?
No, esiste solo una terra di conquista, occhi attenti per sfruttare ogni minima evidenza di risorse, ricchezza, giacimento, a favore dei furbi del momento.
Protesta
Del futuro, dei posteri, delle conseguenze di queste azioni, è tutto un fare spallucce, siamo concentrati su altro.
Oggi siamo arrivati a tirare le somme di un territorio massacrato, vilipeso, violato.
Con una sequela infinita di voragini, luoghi dove bruciare di tutto, seppellire di tutto, erigere nuovi progetti estrattivi, produttivi, sempre profumati di soldi, senza che i progetti siano valutati a 360 gradi, con benefici e svantaggi messi in bilancio, per capire, fatti i conti, se davvero l'investimento avrà un segno più, per tutti, ambiente compreso.
Miopia pandemica che colpisce ogni amministrazione ed ente, ogni comune e comunità, non uno che si accorga che le risorse sono finite, l'aria pulita è finita, l'acqua pulita è finita e le uniche azioni possibili sono quelle di risanamento, di rientro, di bonifica, di recupero.
Un getto di cemento che erutta giorno e notte nuove case, nuovi centri commerciali, nuove zone edificabili, nuovi condomini, nuove strade, rubando terra, erba, pascoli, grano e lasciando dietro di sé cubi vuoti, pieno solo di aria condizionata e merci, fiumi di auto in perenne movimento.
Cecità che qualcuno o qualcosa dovrà risanare, aiutando a rinsavire le menti dei nostri amministratori poco avveduti, molto cinici.
Non siamo stati capaci noi di fermarci, ora è la Natura a presentare il conto.
Protesta canina
Utilizzo del pianeta 4 volte sopra le possibilità, risorse annue finite in agosto, il resto dell'anno si saccheggiano le scorte, i progetti visti solo a senso unico, benefici monodirezionali, danni collaterali sparsi a caso un po' qua un po' là, con colpevole libertà di inquinare.
I cittadini sono oggi chiamati a difendere le loro terre direttamente, acquisendo consapevolezza, ritirando le deleghe, facendo rete.
La mappa della vergogna va cancellata strappandone via i pezzi uno ad uno, partendo dal basso, o se volete dall'alto delle cave ofiolitiche, ultimo scandalo e frontiera, nuovo fronte dei patrioti della food valley, luogo simbolo dove piantare il vessillo della natura per non tirarlo più via.
E' questo il regalo di Santa Lucia che sabato scorso è stato richiesto a piena voce.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 dicembre 2010
-510 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+196 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Esiste una programmazione territoriale che guardi alla nostra provincia come un organismo unitario da salvaguardare e sviluppare in tutte le sue parti? Uno sviluppo sostenibile, equo, paritario?
No, esiste solo una terra di conquista, occhi attenti per sfruttare ogni minima evidenza di risorse, ricchezza, giacimento, a favore dei furbi del momento.
Protesta
Del futuro, dei posteri, delle conseguenze di queste azioni, è tutto un fare spallucce, siamo concentrati su altro.
Oggi siamo arrivati a tirare le somme di un territorio massacrato, vilipeso, violato.
Con una sequela infinita di voragini, luoghi dove bruciare di tutto, seppellire di tutto, erigere nuovi progetti estrattivi, produttivi, sempre profumati di soldi, senza che i progetti siano valutati a 360 gradi, con benefici e svantaggi messi in bilancio, per capire, fatti i conti, se davvero l'investimento avrà un segno più, per tutti, ambiente compreso.
Miopia pandemica che colpisce ogni amministrazione ed ente, ogni comune e comunità, non uno che si accorga che le risorse sono finite, l'aria pulita è finita, l'acqua pulita è finita e le uniche azioni possibili sono quelle di risanamento, di rientro, di bonifica, di recupero.
Un getto di cemento che erutta giorno e notte nuove case, nuovi centri commerciali, nuove zone edificabili, nuovi condomini, nuove strade, rubando terra, erba, pascoli, grano e lasciando dietro di sé cubi vuoti, pieno solo di aria condizionata e merci, fiumi di auto in perenne movimento.
Cecità che qualcuno o qualcosa dovrà risanare, aiutando a rinsavire le menti dei nostri amministratori poco avveduti, molto cinici.
Non siamo stati capaci noi di fermarci, ora è la Natura a presentare il conto.
Protesta canina
Utilizzo del pianeta 4 volte sopra le possibilità, risorse annue finite in agosto, il resto dell'anno si saccheggiano le scorte, i progetti visti solo a senso unico, benefici monodirezionali, danni collaterali sparsi a caso un po' qua un po' là, con colpevole libertà di inquinare.
I cittadini sono oggi chiamati a difendere le loro terre direttamente, acquisendo consapevolezza, ritirando le deleghe, facendo rete.
La mappa della vergogna va cancellata strappandone via i pezzi uno ad uno, partendo dal basso, o se volete dall'alto delle cave ofiolitiche, ultimo scandalo e frontiera, nuovo fronte dei patrioti della food valley, luogo simbolo dove piantare il vessillo della natura per non tirarlo più via.
E' questo il regalo di Santa Lucia che sabato scorso è stato richiesto a piena voce.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 13 dicembre 2010
-510 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+196 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
domenica 12 dicembre 2010
Salute, vi sembra una richiesta così stramba?
Parma vuole l'inceneritore?
Nessuno di quelli che contano sembra far caso al fatto che la città abbia detto no.
Oggi siamo in tanti a difendere la nostra salute, per noi e per quelli che verranno
Non abbiamo bandiere, non siamo ne di destra ne di sinistra ne di centro
Forse è questo aspetto che più spaventa e allarma i sostenitori dell'inceneritore
Non siamo collocabili, e quindi difficili da attaccare
Il Pd oggi esce di nuovo sulla stampa per dire sì all'inceneritore
Sarà una data a caso?
La strada della raccolta differenziata non può tornare indietro, ma ci devono dimostrare che quello che i cittadini differenziano sia davvero recuperato.
Noi dobbiamo produrre sempre meno rifiuti, è l'unica strada, quella dei cittadini virtuosi che differenziano tutti i materiali, con una raccolta puntuale porta a porta.
Però se Iren lascia questi enormi cassoni di indifferenziato per la strada è ovvio che l'intenzione non è quella di ridurre al minimo gli scarti, ma c'è ansia di mantenere alimentati gli inceneritori.
Dobbiamo togliere materia agli inceneritori, ma se poi Iren porta la plastica che abbiamo differenziato di nuovo all'inceneritore ci sentiamo presi in giro.
E purtroppo è davvero così, scritto nero su bianco sul progetto dell'inceneritore, scritto da Iren, senza che nessuno abbia sollevato obiezioni, bruceremo la plastica differenziata. Qualcuno è forse inorridito?
Roberto Garbi, segretario provinciale del Pd, facente parte della commissione regionale sulla salute, per assurdo afferma che condivide il nostro programma
Capite come si gioca con le parole?
Dice che sono d'accordo con la riduzione, il riuso e il riciclo
Ma non c'è bisogno del Gcr, lo dice l'Europa!
Poi afferma che il suo partito è disponibile a parlarne, per verificare se fare un inceneritore più piccolo. Ma se non fa male che problema c'è?
Facciamolo gigantesco, che bruci i rifiuti di tutta la regione!
Ma se invece male invece fa, stiamo giocando sulla nostra pelle, per interessi di bottega, per interessi economici.
La salute ha un prezzo?
Cosa costerà curare le malattie dei prossimi vent'anni di inceneritore?
Ieri a Brescia hanno iniziato uno studio sui bambini perché si sono accorti che in un quartiere, San Polo, a 3 km dall'inceneritore più bello del mondo, c'è un tasso di malattie e di tumori fuori norma
Capite il nostro destino?
Non sarebbe meglio prevenire che curare?
Oggi siamo qui sotto le finestre del sindaco.
E' indifferente di quale schieramento sia, il sindaco è il sindaco e basta.
Chiunque esso sia rappresenta la massima autorità sanitaria.
Oggi siamo qui a chiedere di portare i medici in consiglio comunale, una seduta straordinaria del consiglio comunale di Parma dedicata al problema sanitario dell'inceneritore.
Con i medici che hanno parlato il 22 settembre all'auditorium Paganini davanti a mille parmigiani. Siano ascoltati anche dai nostri rappresentanti, che là non c'erano, di sinistra, di destra, di centro.
Per evitare di sentirci dire, tra qualche anno, che loro non sapevano.
Che dovevamo dirglielo.
Stiamo chiedendo l'impossibile?
Cosa c'è di eversivo nella richiesta di avere salute?
Se pretendere la salute è diventato estremista, noi siamo estremisti.
Se rivendicare la salute è diventato terrorismo, noi siamo terroristi
Luigi Giuseppe Villani è un medico, è anche il vicepresidente di Iren, non abbiamo notizie di lui dal suo insediamento in quella multiutility. Lui che è medico non può non sapere a quale destino sta condannando i cittadini di Ugozzolo, di Sorbolo, di Mezzani. E' anche lui in silenzio stampa?
Perché sapete che la Provincia è in silenzio stampa.
Sarebbe divertente se non fosse in gioco la nostra salute. Non parlano.
In questi giorni abbiamo chiesto di fare chiarezza sull'assunzione della figlia di Vincenzo Bernazzoli, presidente della provincia che ha autorizzato l'impianto di incenerimento, come dipendente di Iren, che dal presidente ha ottenuto il via libera.
Oggi noi siamo qui a pretendere la salute.
Dei nostri cittadini, di quelli di Parma e di quelli della Provincia.
Salute per il nostro ambiente, già oggi malato.
Salute per la nostra economia, che sulla salubrità dei suoi prodotti ha prodotto la sua ricchezza.
Salute per la politica, affinché sia il bene comune a guidare i cuori.
E non gli interessi di bottega, di partito, di portafoglio, di famiglia.
Lo abbiamo chiesto in mille modi diversi.
Noi vogliamo lasciare una Parma migliore, ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Vi sembra una richiesta così stramba?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 dicembre 2010
-511 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+195 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Nessuno di quelli che contano sembra far caso al fatto che la città abbia detto no.
Oggi siamo in tanti a difendere la nostra salute, per noi e per quelli che verranno
Non abbiamo bandiere, non siamo ne di destra ne di sinistra ne di centro
Forse è questo aspetto che più spaventa e allarma i sostenitori dell'inceneritore
Non siamo collocabili, e quindi difficili da attaccare
Il Pd oggi esce di nuovo sulla stampa per dire sì all'inceneritore
Sarà una data a caso?
La strada della raccolta differenziata non può tornare indietro, ma ci devono dimostrare che quello che i cittadini differenziano sia davvero recuperato.
Noi dobbiamo produrre sempre meno rifiuti, è l'unica strada, quella dei cittadini virtuosi che differenziano tutti i materiali, con una raccolta puntuale porta a porta.
Però se Iren lascia questi enormi cassoni di indifferenziato per la strada è ovvio che l'intenzione non è quella di ridurre al minimo gli scarti, ma c'è ansia di mantenere alimentati gli inceneritori.
Dobbiamo togliere materia agli inceneritori, ma se poi Iren porta la plastica che abbiamo differenziato di nuovo all'inceneritore ci sentiamo presi in giro.
E purtroppo è davvero così, scritto nero su bianco sul progetto dell'inceneritore, scritto da Iren, senza che nessuno abbia sollevato obiezioni, bruceremo la plastica differenziata. Qualcuno è forse inorridito?
Roberto Garbi, segretario provinciale del Pd, facente parte della commissione regionale sulla salute, per assurdo afferma che condivide il nostro programma
Capite come si gioca con le parole?
Dice che sono d'accordo con la riduzione, il riuso e il riciclo
Ma non c'è bisogno del Gcr, lo dice l'Europa!
Poi afferma che il suo partito è disponibile a parlarne, per verificare se fare un inceneritore più piccolo. Ma se non fa male che problema c'è?
Facciamolo gigantesco, che bruci i rifiuti di tutta la regione!
Ma se invece male invece fa, stiamo giocando sulla nostra pelle, per interessi di bottega, per interessi economici.
La salute ha un prezzo?
Cosa costerà curare le malattie dei prossimi vent'anni di inceneritore?
Ieri a Brescia hanno iniziato uno studio sui bambini perché si sono accorti che in un quartiere, San Polo, a 3 km dall'inceneritore più bello del mondo, c'è un tasso di malattie e di tumori fuori norma
Capite il nostro destino?
Non sarebbe meglio prevenire che curare?
Oggi siamo qui sotto le finestre del sindaco.
E' indifferente di quale schieramento sia, il sindaco è il sindaco e basta.
Chiunque esso sia rappresenta la massima autorità sanitaria.
Oggi siamo qui a chiedere di portare i medici in consiglio comunale, una seduta straordinaria del consiglio comunale di Parma dedicata al problema sanitario dell'inceneritore.
Con i medici che hanno parlato il 22 settembre all'auditorium Paganini davanti a mille parmigiani. Siano ascoltati anche dai nostri rappresentanti, che là non c'erano, di sinistra, di destra, di centro.
Per evitare di sentirci dire, tra qualche anno, che loro non sapevano.
Che dovevamo dirglielo.
Stiamo chiedendo l'impossibile?
Cosa c'è di eversivo nella richiesta di avere salute?
Se pretendere la salute è diventato estremista, noi siamo estremisti.
Se rivendicare la salute è diventato terrorismo, noi siamo terroristi
Luigi Giuseppe Villani è un medico, è anche il vicepresidente di Iren, non abbiamo notizie di lui dal suo insediamento in quella multiutility. Lui che è medico non può non sapere a quale destino sta condannando i cittadini di Ugozzolo, di Sorbolo, di Mezzani. E' anche lui in silenzio stampa?
Perché sapete che la Provincia è in silenzio stampa.
Sarebbe divertente se non fosse in gioco la nostra salute. Non parlano.
In questi giorni abbiamo chiesto di fare chiarezza sull'assunzione della figlia di Vincenzo Bernazzoli, presidente della provincia che ha autorizzato l'impianto di incenerimento, come dipendente di Iren, che dal presidente ha ottenuto il via libera.
Oggi noi siamo qui a pretendere la salute.
Dei nostri cittadini, di quelli di Parma e di quelli della Provincia.
Salute per il nostro ambiente, già oggi malato.
Salute per la nostra economia, che sulla salubrità dei suoi prodotti ha prodotto la sua ricchezza.
Salute per la politica, affinché sia il bene comune a guidare i cuori.
E non gli interessi di bottega, di partito, di portafoglio, di famiglia.
Lo abbiamo chiesto in mille modi diversi.
Noi vogliamo lasciare una Parma migliore, ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Vi sembra una richiesta così stramba?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 dicembre 2010
-511 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+195 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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