La notizia è esplosiva: Rifondazione Comunista e Lega Nord stringono una perlomeno curiosa alleanza che ha come collante il loro netto no a nuovi inceneritori nel loro territorio.
A quanto pare tengono davvero al futuro dei loro amministrati.
E il rischio di danno all'ambiente e alle persone ha fatto superare per una volta il grande divario tra le due formazioni politiche, aprendo gli occhi davanti all'importante di una simile decisione.
Succede in Veneto, dove un emendamento alla Finanziaria 2010, primo firmatario Pietrangelo Pettenò, blocca di fatto i due progettati inceneritori di rifiuti speciali nel Trevigiano, a Silea e a Mogliano, contro i quali si sono mobilitati comitati di cittadini e le dieci amministrazioni comunali interessate i cui rappresentanti erano presenti con un sit-in nei pressi di palazzo Ferro-Fini, sede
della Regione.
Analogamente viene bloccato anche il progetto di un impianto di smaltimento di rifiuti industriali di Pincara in Polesine.
Anche il Veneto quindi prende la strada delle alternative, chiudendo la porta in faccia all'ennesimo tentativo di affrontare un problema, quello dei rifiuti, introducendone uno peggiore, quello degli enormi danni ambientali e sanitari che questi impianti causano nei territori dove sono in funzione.
Sono danni che emergono sempre più frequentemente, come il caso del latte materno avvelenato da diossine a Pistoia, dove è in attività un impianto di incenerimento dell'ultima generazione, quella che dovrebbe fare uscire dal camino solo aria di montagna.
Anche a livello nazionale la Lega Nord si pone in contrasto assoluto ai progetti di costruzione di nuovi inceneritori, una tecnica ritenuta ormai obsoleta in tutto il mondo, tranne che nel nostro Paese.
A marzo di quest'anno scadono i 5 anni del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti di Parma e guardiamo con fiducia a questa scadenza, che potrebbe risultare utile a riaprire il discorso sull'opportunità di un impianto così impattante, quando ormai esistono soluzioni alternative e meno costose come un impianto di trattamento a freddo, che in pochi mesi potrebbe essere messe in opera, magari proprio nell'area dove si voleva costruire l'inceneritore.
Altri territori, come il Veneto, stanno percorrendo questa strada, a Parma ancora si guarda al passato e non si progetta il futuro del nostro territorio che rischia di essere irrimediabilmente colpito dalle forti emissioni del nuovo impianto mettendo a rischio la filiera della produzione agroalimentare di qualità.
Una Fuum Valley ci aspetta all'orizzonte,
Parma, 2 febbraio 2010
-824 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fare scelte migliori!
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