martedì 10 agosto 2010

L'autorevolezza del Massarutto

Isde Italia scrive a Antonio Massarutto la cui opinione era stata pubblicata sulla stampa locale a sostegno degli impianti di incenerimento
(vedi Polis5agosto.pdf)
o
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Polis5agosto.pdf
Il Massarutto aveva in seguito smentito di avere scritto alcunché ai giornali pur confermando le tesi riportate nel pezzo pubblicato che in pratica era un copia incolla di un suo approfondimento.
(vedi Massarutto.doc)
o
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Massarutto.pdf
Ecco oggi la replica di Isde.
*
Gentile Signore,
abbiamo ricevuto la sua risposta, da Lei indirizzataci per conoscenza. Non abbiamo il piacere di conoscerLa, anche se abbiamo letto l’articolo a Sua firma pubblicato su Polis Quotidiano di Parma del 5 agosto c.a., trasmessoci per conoscenza.
Apprendiamo che tale articolo sarebbe frutto di un’iniziativa abusiva del suddetto quotidiano da Lei non autorizzata. Ce ne rammarichiamo per Lei e ci permettiamo di suggerirLe una smentita ufficiale dell’autenticità del pezzo pubblicato, in quanto simili operazioni di taglia-incolla rischiano di mettere in cattiva luce la serietà scientifica dell’autore degli articoli originali.
Poiché viceversa la sua lettera è autentica, essa sicuramente esprime il Suo sentire, ed è ad essa che vogliamo fare riferimento.
Poiché la Sua lettera, prima ancora che ai sottoscritti - tutti professionisti che esercitano, ognuno nel proprio ambito, la professione medica - è indirizzata ad un organo di stampa, La invitiamo a chiarire innanzitutto a chi precisamente si riferisce, quando attribuisce ai Suoi interlocutori “il vecchio vizio
di conferire Patenti di Autorevolezza con tanto di maiuscole agli studi che confermano le proprie ipotesi, bollando a prescindere come venduti, corrotti, superficiali e ispirati dal demonio gli studi che invece giungono a conclusioni diverse”. In nessuno degli scritti pervenutici abbiamo trovato affermazioni che giustificassero simili accuse, né tanto meno con i termini da Lei usati nel passo citato e nel suo seguito, al punto che la Sua reazione sembra scaturire da un’incomprensibile moto di rabbia che Le ha fatto perdere la razionale obiettività che ci si aspetta da un Ricercatore quale Lei è.
Ci auguriamo poi che parlando di Patenti di Autorevolezza (le maiuscole sono Sue) non volesse riferirsi alla figura citata dal dottor Miserotti (l’unico riferimento “con tanto di maiuscole” che abbiamo trovato), ossia al prof. Tomatis, perché se così fosse, sarebbe da parte Sua una chiara ammissione di incompetenza quantomeno nell’ambito della cancerogenesi chimica ed ambientale.
Vorremmo poi aggiornare alcune Sue conoscenze - alquanto approssimative - in relazione ai meccanismi di assimilazione degli inquinanti ambientali, cosa del resto del tutto naturale in un economista che non è tenuto ad essere un esperto di medicina: Lei afferma, infatti, nella Sua lettera, che “gli inquinanti che contano sono quelli che si respirano”.
Ci dispiace di doverla contraddire, ma per molti inquinanti particolarmente pericolosi, prodotti sicuramente anche dagli inceneritori in quantità considerevoli (in relazione alla loro tossicità), la via prevalente di assunzione per l’uomo è quella alimentare: è il caso di numerose molecole persistenti e bioaccumulabili, che subiscono un processo di biomagnificazione (ovvero di concentrazione
progressiva) lungo la catena alimentare. Un esempio classico sono le diossine e altre molecole con meccanismi di azione similari, come furani e policlorobifenili cosiddetti dioxin-like, ma non solo: anche diversi metalli pesanti, anch’essi contenuti nelle emissioni degli inceneritori. Oltre agli inquinanti immessi in atmosfera, che non solo respiriamo, ma che anche mangiamo, in quanto,
ricadendo al suolo possono entrare nella catena alimentare, dobbiamo preoccuparci anche di quelli contenuti, in concentrazioni ben maggiori, nelle ceneri e nei residui di trattamento dei fumi, che, quando finiscono in discariche speciali, possono ugualmente, a lungo andare, contaminare l’ambiente. Del resto, stante la loro pericolosità, richiedono sistemi di confinamento estremamente costosi (per cui la tentazione di seguire “scorciatoie” meno onerose è sempre in agguato) e mai del
tutto o definitivamente sicuri, a causa della particolare persistenza dei suddetti inquinanti.
Ci sembra quindi del tutto fuori luogo la sua battuta “a meno che qualcuno non si metta a sniffare le ceneri al posto della cocaina”.
Non vogliamo farla tanto lunga, né pensiamo che si possa svolgere un dibattito costruttivo quando si parte, come Lei fa con questa lettera, con la prevenzione nei confronti dei Suoi interlocutori che chiaramente traspare dal tono sprezzante ed irrispettoso con cui li apostrofa.
Nel campo della ricerca nessuno è depositario di verità assolute ed inconfutabili e anche nei campi meno opinabili vi è sempre spazio per opinioni diverse e in certi casi divergenti, ma non vi può essere dialogo quando non vi è il rispetto.
La prosecuzione di un dialogo tra sordi è solo un’oziosa perdita di tempo, soprattutto quando manca la materia su cui dialogare. Lei è competente in campo economico e noi in campo sanitario: non che i due aspetti siano affatto estranei l’uno all’altro, ma quando si pretende di invadere le competenze altrui, si rischia solo di fare delle brutte figure, come, ci dispiace dirlo, ci sembra abbia fatto Lei con questa Sua lettera.
Per concludere, un ultima ma certamente non secondaria annotazione: non sappiamo cosa dica, a proposito di conflitto di interessi, il codice deontologico dei Direttori di ricerca in ambito economico, sempre che un tale codice esista. Sembrerebbe, tuttavia, che a Lei non risulti ben chiaro il vero significato di conflitto di interessi. Sentirsi soggettivamente indipendenti ed autonomi nel
proprio operato dai condizionamenti che possono esserci da parte di chi finanzia la propria attività di ricerca è cosa ben diversa dall’assenza oggettiva di conflitti di interessi.
Può negare che l’Istituto di cui è Direttore annoveri tra i suoi membri e, per statuto, suoi finanziatori, Società impegnate direttamente o indirettamente nella costruzione e nella gestione di impianti di incenerimento, quali ACEA, A2A, Hera, Iride Energia solo per citare le più conosciute?
Cordiali Saluti
Patrizia Gentilini
Manrico Guerra
Giuseppe Miserotti
Roberto Romizi
Isde Italia
Associazione Medici per l'Ambiente www.isde.it

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 9 agosto 2010
-636 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+70 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

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