Il Gse (Gestore Servizi Elettrici), società che si occupa a livello nazionale di assicurare l'energia elettrica alla nazione, compra ad un prezzo triplo l'elettricità prodotta dagli inceneritori.
E' lo scandalo dei Cip 6, per il quale l'Italia è sotto infrazione da parte delle comunità Europea.
Il nostro Paese ha infatti paragonato ad energia da fonti rinnovabili quella prodotta dagli impianti di incenerimento. E' attraverso questo giochino sporco (in tema di rifiuto lo si può proprio dire!) che stanno economicamente in piedi gli inceneritori.
Chi gestisce l'inceneritore, per 8 anni dalla sua costruzione, può vendere al Gse la propria produzione elettrica ad una tariffa circa tripla rispetto a quella della produzione tradizionale.
I costi di questi incentivi ricadono sulle bollette dei consumatori, attraverso, e pare proprio una beffa nei termini, una tassa che riguarda il “sostegno alle energie rinnovabili”.
E' con questo ingegnoso giochino che l'inceneritore di Brescia ha portato a casa 800 milioni di euro nei suoi anni di operatività.
L'investimento per la costruzione di un inceneritore è infatti talmente elevato che l'ammortamento richiede une ventina di anni di attività, nonostante gli incentivi.
E' per questo che senza i Cip 6 l'operazione inceneritore non sta in piedi economicamente e i tempi dell'ammortamento andrebbero oltre il tempo di vita dell'impianto stesso.
Ma anche dal punto di vista ambientale le città che hanno l'inceneritore risentono negativamente di questa presenza ingombrante. Registrano infatti un calo della raccolta differenziata o al massimo la stagnazione della stessa sotto il 50%. E' facile intuirne il motivo: senza materiali da bruciare, e cosa meglio brucia della carta e della plastica?, l'inceneritore è destinato a spegnersi per mancanza di
carburante. La conclusione che l'inceneritore è antitetico alla raccolta differenziata è talmente evidente che perfino il Piano Provinciale Gestione Rifiuti di Parma lo dice (pag. 70 paragrafo 1.6.2 Relazione illustrativa) : “la raccolta differenziata diventa antitetica al trattamento del residuo”.
In parole povere: se ricicliamo sempre di più, diminuisce sempre di più la frazione residua da trattare, con evidenti conseguenze sulla necessità impiantistica.
Non solo i cittadini pagano gli impianti con i Cip 6 nascosti in bolletta, ma vedono i loro sforzi per una raccolta differenziata di qualità infrangersi contro gli alti camini dell'inceneritore, affamati a tal punto di materia da ingoiare persino la plastica che i bravi cittadini hanno pazientemente selezionato.
Parte della plastica pesante proveniente dalla raccolta differenziata (2.000 ton/anno) è destinata, leggendo il progetto Pai presentato da Enia, all'incenerimento. (Pai Progetto definitivo pag. 28)
La differenziata bruciata, una contraddizione nei termini, l'ennesima beffa alle spalle dei cittadini.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Parma
Parma, 1 febbraio 2010
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