Non ci sono più attenuanti.
L'alternativa all'inceneritore c'è, funziona, sta prendendo piede in tutta Italia.
Non si può più fare finta di niente di fronte all'evidenza dei risultati ottenuti.
Anche per Parma esiste un progetto alternativo, presentato sia all'assessore Castellani che all'assessore Sassi, un progetto che costa 10 milioni di euro, operativo in 6 mesi, che raggiunge l'utile in 3 anni, che non ha camino ne combustioni.
Ora vedremo se il progetto verrà letto, analizzato, controdedotto, oppure solo archiviato come materiale senza importanza perché ritenuto migliore un inceneritore che costa 180 milioni di euro, richiede 3 anni per costruirlo, inonderà il territorio di fumi e inquinanti, arriverà all'utile dopo 20 anni.
E' fondamentale però capire come è fatta l'alternativa, spiegare in semplici parole come si arriva a gestire i rifiuti senza incenerirli, senza avvelenare l'aria che respiriamo.
Mossa numero 1: riduzione.
Cosa significa? In questi anni, invece che diminuire, la produzione pro capite dei rifiuti è in aumento. Com'è possibile, di fronte alle politiche per incentivare la raccolta differenziata? Qualcosa non funziona. In strada ci sono ancora i cassonetti, dove tutti possono buttare di tutto, anche quei materiali come carta e plastica che dovrebbero prendere la via del riciclo.
Perché ci sono ancora i cassonetti nelle strade?
Non si vuole migliorare?
Noi la domanda l'abbiamo posta, ma la risposta non è arrivata.
Nei pochi comuni dove i cassonetti sono stati eliminati la raccolta differenziata è schizzata all'80% e di conseguenza la produzione di rifiuti è volata verso il basso.
Mossa numero 2: riciclo.
Le materie recuperabili sono una risorsa.
Carta, cartone, plastica, vetro, metalli, umido: buttarli nei cassonetti è davvero una follia.
Come gettare denaro nella pattumiera.
Altre frazioni però possono essere recuperate: il tessile, le calzature,
Applicando tutti questi principi, la raccolta differenziata può raggiungere dappertutto l'80% e oltre.
Mossa numero 3: l'estrusore.
Una volta che siamo diventati bravi e che la raccolta differenziata è a regime, rimane una quota di rifiuti indifferenziati. Si tratta del cosiddetto secco residuo.
Questo rifiuto può essere trattato ulteriormente per togliere i materiali ancora recuperabili che ci sono cascati dentro.
Poi questo materiale viene trattato dall'estrusore.
Questo termine nasconde un semplice macchinario che omogeneizza per sfregamento il materiale residuo (che è composto in massima parte ancora da plastiche) per farne uscire una sabbia sintetica che viene venduta al comparto delle costruzioni e dei manufatti plastici: guadagnandoci.
In 3 mosse abbiamo ridotto sino al 98% i rifiuti.
Quello che rimane è una briciolina di materia stabile che possiamo tranquillamente accantonare ed ulteriormente studiare per vedere cosa farne.
E comunque, notate bene, questo rifiuto è largamente inferiore alle scorie che produce un inceneritore, che necessita a valle di una discarica di servizio che possa stoccare il rifiuto prodotto, un rifiuto tossico e instabile, con un costo elevatissimo di smaltimento, che in parte necessita di discariche speciali perché il materiale (la quota di ceneri volatili) è talmente inquinato che nessuno
in Italia è in grado di trattarlo e deve prendere la via della Germania.
L'alternativa c'è.
In tre mosse di buon senso e di buona amministrazione, che attendono buoni amministratori per rendere operativo anche a Parma un modello vincente, quello che dice si alla salute e no ai veleni.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
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