domenica 8 agosto 2010

Mission Impossible: Enia vuol bruciare anche l'acqua.

Un esempio emblematico di Bat (Best Available Technics) -cioè il ricorso alle migliori tecniche disponibili per preservare l'ambiente- ci viene dal progetto Enia per l'inceneritore di Ugozzolo, che dal maggio 2012 si considera pronto a bruciare ogni anno 130.000 tonnellate di rifiuti.
Tra questi il piano dei flussi in entrata presentato da Enia include una quota di 20.000 tonnellate di fanghi da depurazione.
Avete capito bene, fanghi. Peccato soltanto che i fanghi siano in larga maggioranza composti di acqua. Così i progettisti hanno avuto la pensata di essiccarli preventivamente al calore dell'inceneritore per poi portarli ad incenerimento. Le tonnellate previste in entrata sono 50.000 che si riducono poi a 20.000.
Enia non si pone neanche lontanamente l'obiettivo, anche in base alle Bat -che devono sempre essere prese in considerazione quando parliamo di progetti che impattano sull'ambiente-, se esista una tecnologia alternativa, una soluzione più intelligente.
Nulla, per Enia bruciare è il Verbo.
Meno male che altrove invece ragionano, approfondiscono, cercano, e trovano, soluzioni.
Come i 37 comuni della provincia milanese che si sono consorziati per dare vita ad un progetto che nell'ottobre del 2008 ha finalmente visto la luce.
Si tratta di una Spa, la Idra, fondata nel 1971 per iniziativa della Provincia di Milano che ha realizzato un impianto di trattamento, depurazione e allontanamento delle acque reflue nell'ottica di tutelare il territorio e difendere il suolo e il sottosuolo e, diciamo noi, en passant, la qualità dell'aria.
Il bacino di utenza del progetto assomma a 300.00 abitanti.
Fino ad oggi i fanghi derivati dalla depurazione venivano cosparsi sui campi agricoli, ma una recente normativa oggi di fatto lo impedisce.
Da qui l'idea “necessaria” di trovare altri sviluppi, identificati in un sistema innovativo denominato “Athos”, che utilizza l'ossidazione termica, in grado di ridurre il volume e rendere stabile il composto trattato. Alla fine del trattamento si ottiene un liquido organico biodegradabile e tecnosabbia. Tutti i fanghi sono al 100% riciclati, valorizzati o reintrodotti nell'ambiente naturale.
Ma i milanesi sono antipatici ed è più semplice gettare tutto nel gran calderone.
Un bel rogo e chi si è visto si è visto.
Anche la salute di noi parmigiani.

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