domenica 8 agosto 2010

Chi ci guadagna dalla fusione con Iride

Molti i sospiri di sollievo raccolti in questi giorni: finalmente a nozze Enia e Iride. Come spiegava anche Luigi La Spiga sulla Stampa di Torino, anche noi ci chiediamo: “Chi guadagna da questa fusione? Noi cittadini clienti?”
Abbiamo seri dubbi in merito.
Dalle notizie raccolte in questi giorni non trapelano all'orizzonte messaggi che trattino sconti e tariffe migliorate, e pensiamo che l'aggregazione sempre più mostruosa di questa Multiutility prefiguri una sorta di gigantesco monopolio che opprimerà le metropoli assetate di energia.
Quale sarà infatti quella Spa forte di un quasi occupazione militare di territori così vasti che penserà a favorire i clienti con un abbassamento delle tariffe?
Non sarà vero forse il contrario? Data per scontata la forza dei numeri e la mancanza di concorrenza, è più facile prevedere un innalzamento di tariffe per rimpolpare i forzieri vuoti delle amministrazioni locali. Il tutto prima che il decreto Ronchi faccia il suo corso e costringa il pubblico a vendere sul mercato le quote.
La Spa s'ingrandisce e le sue politiche si decentrano. Ogni settore strategico avrà una sede centrale.
Così, per esempio, sarà a Torino che si deciderà cosa bruciare e dove, senza che la popolazione di Parma possa verificare, controllare e capire che cosa esce dal camino dell'inceneritore sotto casa.
Un impianto grande sarà più produttivo di tanti piccoli e sparsi sul territorio delle tre regioni. Così il costruendo inceneritore di Ugozzolo sarà probabilmente ampliato con l'aggiunta di una terza linea vanificando la promessa delle amministrazioni di Parma di bruciare solo i rifiuti prodotti in provincia. La gente di Parma pagherà per intero il costo sanitario in termini di malattia e morte
mentre l'azienda persegue unicamente i propri profitti.
Totalmente opposta sarebbe invece la strategia di trattamento a freddo dei rifiuti, senza inceneritori.
Tale ipotesi assegna ad ogni territorio la responsabilità totale sui propri rifiuti ed affronta il problema a 360 gradi. Se le amministrazioni locali emergessero dalle loro ormai desuete certezze, Parma potrebbe diventare il primo comune che spegne un inceneritore prima che lo si accenda, facendo della strategia rifiuti zero un biglietto da visita da mostrare al mondo, un plus di un territorio vocato ai prodotti dell'eccellenza alimentare che, proprio per custodire alle generazioni
future questi tesori, vigila sul presente con maturità e apertura di vedute.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti

Parma, 22 febbraio 2010
-804 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!

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