domenica 8 agosto 2010

La terza via all'inceneritore: un cambiamento culturale.

La discussione in atto in questi mesi sulla costruzione dell'inceneritore a Parma ha portato l'opinione pubblica ad esprimere 3 risposte.
Chi è favorevole purché siano adottate tutte le tecnologie moderne, considerando che da qualche parte bisogna pur mettere i rifiuti e se si hanno rassicurazioni da tecnici e scienziati va bene.
Chi è contrario a priori perché l'inceneritore è pericoloso per la salute e per le aziende della food valley. Ha poi senso farli vicino a Barilla e nel cuore del territorio di parmigiano e prosciutto?
Fatelo da un altra parte non a casa mia!
Chi è contrario perché esiste un alternativa!
E' questa terza via che rappresenta la vera novità in un paese dove la discussione, di qualunque argomento si tratti, sportivo, politico, campanilistico, vede sempre le persone dividersi in due blocchi contrapposti.
La terza via rappresenta la vera novità perché prende coscienza del problema, lo analizza e trova la soluzione che meglio si adatta alla comunità di persone ed aziende che vivono nel territorio.
Per la terza via costruire l'inceneritore ora rappresenterebbe un punto di non ritorno che cristallizzerebbe per almeno 20 anni il modo di affrontare il problema rifiuti con un approccio già vecchio adesso.
Venti anni, in un mondo che continua a cambiare ed offrire nuove soluzioni ogni mese che passa, sono un eternità.
La terza via pensa che la strategia rifiuti zero rappresenti un'opportunità per le aziende della food valley, che si possono presentare al mercato con un argomento forte: “i miei prodotti vengono da una terra che i rifiuti non li brucia”.
La terza via aderisce ad un modello di gestione rifiuti che “rifiuta” di parlare di “rifiuti” e che vuole considerare le “cose che non servono più” come materia, risorsa a cui donare nuova vita. Un cambiamento mentale epocale, se ci pensate.
Questo modo di pensare innescherebbe reazioni a catena, un nuovo modello di sviluppo che porterebbe nuova occupazione, una migliore qualità della vita dei cittadini, un motivo in più per visitare la città di Verdi e del buon cibo.
Una rivoluzione verde.
Parma, città di 180.000 abitanti, modello in Italia ed in Europa per vivibilità, centro di eccellenza dell'agroalimentare.
Parma che aderisce alla Strategia Rifiuti Zero darebbe una scossa a un sistema di consumo che ci sta portando all'autodistruzione.
Una città che anziché bruciare i rifiuti investe in energie alternative, promuove il risparmio energetico, incentiva la mobilità sostenibile, adotta pratiche corrette di sviluppo sarebbe da esempio per tanti altri comuni che sono affacciati alla finestra ad aspettare qualcuno che indichi loro la strada da percorrere.
Vogliamo dunque restare nella memoria delle future generazioni come quelli che non hanno avuto il coraggio di osare preferendo la conservativa ed obsoleta tecnica dell'incenerimento?
Se scegliamo l'inceneritore oggi, imbocchiamo una strada da cui non si torna più indietro.

Parma, 25 gennaio 2010

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