martedì 10 agosto 2010

Bocconi indigesti

A contrastare le affermazioni dell'Associazione Gestione Corretta Rifiuti sulla pericolosità degli inceneritori, nei giorni scorsi è uscita sulla stampa una opinione a firma di Antonio Massarutto, dell'Università Bocconi.
Leggiamo nell'articolo che “mancano studi riferiti al reale impatto di un inceneritore moderno” e restiamo subito un po' meravigliati: come facciamo ad avere studi su un inceneritore “moderno” se gli effetti sulla popolazione si potranno rilevare dopo 10-15 anni?
Quand'è che un inceneritore si può definire “moderno”?
Quello di Pietrasanta, costruito nel 2002, rinnovato con le ultime tecnologie nel 2008, sequestrato dalla procura l’8 luglio scorso per sversamento di diossine e metalli pesanti nel torrente Baccatoio, lo consideriamo “moderno”?
Oppure lo classifichiamo di vecchia generazione?
Constatiamo comunque che ciò che oggi è di ultima generazione, domani sarà considerato obsoleto.
Antonio Massarutto prosegue poi nel discorso consigliando per il calcolo delle emissioni la sottrazione di quelle “risparmiate con lo spegnimento delle caldaie domestiche grazie al teleriscaldamento”.
Siamo di nuovo sbigottiti. Vorremmo far timidamente notare che lo stesso progetto di Enia dichiara 3,2 tonnellate di PM10 in più, appunto spegnendo le suddette caldaie e considerando nel calcolo la sottrazione di queste emissioni.
Forse Iren non ha molto informato l'accademico sulla situazione di Parma...
Leggiamo più avanti e vediamo che la valutazione della costruzione dell'impianto va fatta “tenendo conto dei ricavi derivanti dalle tariffe per il riscaldamento e dei rifiuti”.
Ma come, Iren non ci vuole dare il Piano Economico Finanziario e il professore evoca proprio le tariffe, coperte da segreto e a conoscenza di una ristretta cerchia di eletti?
Come è nostra abitudine siamo andati a vedere il profilo di Antonio Massarutto.
Professore associato di Economia Pubblica presso l'Università di Udine è direttore di ricerca presso lo IEFE (Istituto di economia e politica dell'energia e dell'ambiente) che fra gli associati annovera Iride, A2A, ACEA, HERA, ENI e molte altre aziende che gestiscono impianti di incenerimento.
Lasciamo a voi che ci leggete ogni possibile commento, visto che queste sigle finanziano con degli esborsi consistenti gli studi dello Iefe.
Invece di far intervenire professori bocconiani, che non conoscono il caso di Parma, crediamo sarebbe opportuno studiare l'Analisi di Fattibilità del progetto alternativo all'inceneritore che il GCR ha presentato a Provincia e Comune, che il Sindaco ha definito una “proposta seria” e che è stata condivisa nei numeri dai tecnici della provincia.
Proposta esaminata anche davanti al Sindaco Vignali e a Mario Grosso del Politecnico di Milano, i quali hanno confermato che non ci sono i numeri per costruire un inceneritore a Parma.
Ci piacerebbe che un comitato di tecnici indipendente e senza legami con l'una o l'altra parte valutasse la nostra proposta ed esprimesse un'opinione, libera, scientifica, inattaccabile.
Il titolo dell'intervento di Massarutto era: “Quel pregiudizio che brucia la modernità”.
Noi ci sentiamo di affermare che la verità sia l'esatto contrario: sono gli inceneritori a bruciare la modernità. E il nostro futuro.
Il futuro che invece un sistema di gestione alternativo dei rifiuti ci garantisce.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 7 agosto 2010
-638 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+68 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai

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