In natura il rifiuto non esiste. E' un'invenzione tutta umana di poche centinaia di anni fa, dalla rivoluzione industriale in avanti. Ma il pianeta Terra, nella sua lunga vita che dura da miliardi di anni, non ha mai conosciuto questo termine.
Siamo sul mondo da 10.000 anni, un battito d'ali di farfalla se rapportati ai tempi evolutivi terrestri.
E fino alla rivoluzione industriale l'azione dell'homo sapiens non ha avuto influenze apprezzabili sulla biosfera, sull'equilibro ambientale del mondo.
Poi la scoperta delle fonti fossili, la macchina a vapore, la corsa tecnologica che non si è più fermata, e senza tenere conto delle leggi del mondo.
Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. La trasformazione dell'energia in calore è irreversibile, così l'equilibrio del pianeta tende al disordine perché non esiste un sistema che dal calore ottenga energia senza sprechi.
Andiamo verso l'entropia, il caos, sempre più in fretta, sempre più incoscienti.
Oggi gli umani distruggono milioni di tonnellate di materiali post-utilizzo che sono il frutto di enormi dispendi di energia. Milioni di tonnellate di materia che si è venuta costituendo in miliardi di anni di evoluzione terrestre, dilapidata in pochi attimi senza apparente coscienza di cosa questo atto comporti in termini di equilibri globali.
Produciamo -e distruggiamo quello che produciamo- sull'altare del consumismo e del profitto, del profitto di pochi.
La traccia dell'uomo la vediamo ormai opprimente sopra di noi, una vela scura di smog e polveri che attanagliano le metropoli, avvelenano l'aria.
Ogni anno immettiamo in atmosfera il doppio di anidride carbonica che il nostro pianeta è in grado di assorbire. E non è tutto. Le combustioni, tutte le combustioni, producono scorie.
In vari gradi di dannosità a seconda dei materiali di combustione.
Ossidi di azoto e di zolfo, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, particolato fine e ultra-fine.
E' inquinamento chimico. Nel senso che questa particelle eterogenee vanno a interferire con la specie viventi minandone gli equilibri anche a livello molecolare. Con effetti addirittura sull'epigenetica, mettendo quindi in crisi il progetto stesso della creatura vivente contenuto nel suo genoma.
Le modalità di trattamento del cosiddetto rifiuto assumono quindi non solo una connotazione economica ma soprattutto una specificità ecologica, per l'enorme impatto che esse hanno sull'ambiente e sulle specie viventi.
Se il rifiuto è davvero il materiale non più riutilizzabile, prima di arrivare al suo trattamento finale occorre applicare senza sconti la strategia indicata a livello internazionale e note come le 4R: riduzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero energetico. Da applicare, secondo i dettami internazionali di Agenda 21 e il Rapporto Wced del 1987, con questa scala di importanza.
Oggi invece assistiamo ad una celebrazione della quarta R, il recupero energetico, che si è scoperto essere assolutamente negativo dal punto di vista dell'efficienza energetica. Una degenerazione che ha portato l'Italia a premiare con incentivi chi brucia qualunque cosa, anche acqua, drogando di fatto un mercato che non sarebbe sostenibile economicamente.
L'approccio corretto nel confronti della produzione e del trattamento di una materia è quello di una analisi complessiva che tenga conto delle implicazioni economiche, sociali, sanitarie, ambientali, energetiche, perché sottraendo alla formula anche solo un elemento otteniamo risultati taroccati, non rispondenti al vero.
L'evidenza dell'impatto sanitario degli inceneritori sull'ambiente convive ancora col dibattito e il dubbio solo perché insistono intrecci economici, politici, finanziari, che ancora condizionano pesantemente le scelte, favorendo corruzione, inutili danni ambientali ad intere regioni, spesso rafforzando anche circuiti criminali, influenzando le agenzie deputate ad una corretta e veritiera
valutazione sulla tutela dell'ambiente e della sanità pubblica.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Parma, 22 febbraio 2010
-804 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!
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