Questa è acqua del torrente Baccatoio, inquinato dall'inceneritore del Pollino, in Toscana, sulla riviera della Versilia: diossine e metalli pesanti sono stati sversati per mesi, a 2 km dalla spiaggia di Marina di Pietrasanta.
Quello del Pollino era presentato come un inceneritore modello, aggiornato da pochissimo, nel 2008, dopo sforamenti nelle emissioni e un altro episodio di inquinamento delle acque. A gestirlo la Veolia, colosso multinazionale dei rifiuti.
Sono migliaia i parmigiani che passano le vacanze in Versilia, come del resto i piacentini, i reggiani, i modenesi: una vacanza s rischio?
Questa è la premessa che avremmo voluto portare a Vasco Errani, se si fosse presentato all'appuntamento. Avevamo infatti chiesto un incontro con il presidente della regione e quando siamo arrivati c'era l'assessore Freda. Spiegato l'equivoco l'abbiamo ringraziata, dicendo che avremmo tentato di fissare di nuovo un appuntamento per non farle perdere tempo Una premessa consistente in una bottiglia riempita di acqua prelevata in Versilia, che forse è meglio non bere.
Questo è lo scenario tipico legato ad un territorio dove è in funzione un inceneritore: se non è l'acqua ad essere inquinata, è la terra, oppure l'aria, oppure tutte quante insieme.
Volevamo portare a Bologna la questione della gestione dei rifiuti di Parma, che per noi è fallimentare, una differenziata che stenta a superare il 50%, un porta a porta a macchia di leopardo, il centro città, come altre zone, ancora con i cassonetti stradali pieni di plastica e carta, recuperabili.
L'organico, quando c'è, raccolto nei sacchetti di plastica. Le cassette di plastica, di cartone e di legno dei fruttivendoli, nuove di pacca, schiacciate tutte insieme con l'organico e bruciate nel grande falò.
Su tutto l'idea assurda di avere per ogni provincia un inceneritore, quando già a Piacenza hanno difficoltà a trovare rifiuti da bruciare.
A Parma si sta costruendo un inceneritore da 130 mila tonnellate, nonostante la necessità di trattamento dei rifiuti urbani sia di 65 mila (dati desunti dal progetto di Enia e dalle stime del Piano Provinciale dei Rifiuti).
Dietro le quinte il business dei rifiuti speciali, affidato al gestore, che oggi si chiama Iren, che sulla salute dei parmigiani costruirà i suoi bilanci, con poca trasparenza, prova ne sia la negazione del piano economico finanziario legato al progetto, che nonostante una lettera del sindaco ancora non esce dalle teche della multiutility.
Chissà poi quando chiederemo di accedere ai dati delle emissioni, cosa risponderanno.
A Parma si costruisce l'impianto contro tutti.
I cittadini, le aziende dell'agroalimentare, i sindacati di categoria, i consorzi, Greci, Barilla, Chiesi i 3 illustri nomi che non vengono nemmeno presi in considerazione.
Il consenso è preso a sberle, ma i risultati poi arriveranno, il tempo è galantuomo.
La politica dei democratici locali in tema ambientale semplicemente non esiste. Nell'inceneritore si intendono bruciare i rifiuti sepolri nelle discariche del territorio: 7 milioni di tonnellate di rifiuti, 50 anni di forno pieno di scorie di ogni tipo e pericolosità, ma nessuno alza alcun dubbio, anzi il gesto è ritenuto dai vertici del partito una presa di coraggio.
L'associazione Gestione Corretta Rifiuti ha in questi anni avuto maggiore ascolto dalla destra che dalla sinistra. Per incontrare il presidente della Provincia Bernazzoli c'è voluto un anno, per incontrare il sindaco di Parma Vignali è bastato un mese.
Oggi abbiamo davanti una politica dei rifiuti che risulta autopunitiva per il territorio.
Migliaia di aziende dell'agroalimentare, un territorio che su questo comparto ha salvato l'economia locale, il sistema delle Dop e dei Doc sviluppatissimo e a rischio inceneritore, gli esempi di Brescia (diossina nel latte), di Montale (diossina nel latte materno e nei polli), di Pietrasanta (metalli pesanti nell'acqua) sono lì da vedere.
Oggi siamo all'assurdo.
Abbiamo il sindaco del capoluogo, che guida una amministrazione di centro destra, propenso ad una alternativa, disponibile a verificare un'altra modalità di gestione dei rifiuti, che considera il nostro progetto alternativo “una cosa seria”.
E sull'altro fronte il presidente della Provincia, che guida una maggioranza di centro sinistra, che sbatte la porta, nega ogni tipo di confronto sull'alternativa, si innervosisce alle nostre insistenze, al nostro non adeguarci e non abbassare il capo.
Ci viene detto che l'iter è concluso, è stato discusso per anni, che tutti hanno avuto la possibilità di fare le proprie considerazioni.
La nostra associazione fin dal 2006 va ripetendo che è sbagliato partire dall'impianto, una casa si costruisce dal tetto?
Seguendo le indicazioni dell'Europa bisogna prima arrivare a computare le reali necessità di trattamento applicando prima la riduzione, poi il riuso, poi il riciclo e infine il recupero, non necessariamente tramite incenerimento.
Senza applicare le corrette pratiche, come il porta a porta spinto, si è deciso nel lontano 2005 una necessità di trattamento teorica, slegata dall'applicazione pratica e da una verifica sul campo.
Oggi vediamo come il sistema inceneritori provochi il collasso del sistema di riciclo delle materie.
Brescia, dopo dieci anni di inceneritore, ha la differenziata bloccata al 40%.
L'incenerimento è antitetico alla raccolta differenziata, proprio perché entrambi i sistemi inseguono lo stesso trofeo, la materia ad alto potere calorifico, la carta, la plastica, il legno.
Affidare allo stesso gestore le due tipologie di raccolta significa dare 2 lattanti ad una stessa balia.
Nessuno dei due morirà di fame.
Si darà in parti eque ad entrambi.
I cittadini oggi sono maggiormente informati e sanno cosa si devono aspettare dal nuovo inceneritore in costruzione. Nel 2012 depositeranno nell'urna un voto chiaro e inequivocabile.
E noi faremo la nostra parte per sottolineare le decisioni prese, il consenso per chi sosterrà ancora l'inceneritore verrà meno.
Noi faremo la nostra ulteriore battaglia.
Il futuro dei nostri territori è strettamente legato alla qualità ambientale degli stessi.
Gli inceneritori attivi nella nostra regione continuano nell'opera di distruzione dell'ambiente.
E vanno nella direzione contraria ad un risanamento ed a un recupero della qualità dell'aria, della terra, dell'acqua.
La nostra proposta alternativa, sviluppata a livello embrionale con una analisi di fattibilità, costruita da ingegneri e chimici ambientali iscritti ai rispettivi ordini, è stata depositata in comune e inprovincia. E' supportata dall'ordine degli ingegneri di Parma, che ha incaricato la commissione sostenibilità di occuparsene.
Questa proposta potrebbe essere adottata in tutte le province e portare alla chiusura di tutti gli impianti di combustione, a partire da quelli più vecchi.
L'analisi delinea come sia possibile gestire la materia dei rifiuti senza incenerimento e che le quantità residue non consentono la costruzione di un inceneritore. Non ci sono i numeri.
Spiega le modalità alternative e le azioni da intraprendere per gestire ogni materiale.
Il sindaco di Reggio Emilia Delrio ci ha confermato in un incontro a Parma con il sindaco Vignali questa nostra conclusione: l'inceneritore è anti economico.
La gestione meccanica a freddo consente di recuperare materia riducendo a quantità irrisorie lo scarto ed è la chiave di volta per ribaltare l'approccio ai rifiuti che sono, ricordiamolo sempre, risorse, che trattate in modo corretto diventano recuperabili per un nuovo ciclo industriale.
Il territorio ha bisogno di cambiare, prima che sia troppo tardi.
Questo avremmo voluto dire, se il nostro interlocutore fosse stato presente.
Questo lo avremmo detto se alla ulteriore richiesta di appuntamento al presidente Errani avessimo avuto riscontro.
Bologna, addio.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 26 luglio 2010
-650 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
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