Ma non era l'impianto più bello del mondo, a cui Parma dovrebbe fare riferimento per capire come sia innocuo il trattamento termico dei rifiuti?
Non erano quattro gatti le persone che protestavano contro l'inceneritore di Bolzano?
Così sosteneva nonno Allodi in una trasmissione televisiva qualche giorno fa, forte di una intervista ai responsabili dell'impianto.
Il 14 maggio però le associazioni Ambiente e Salute, Dachverband fur natur-und Umweltschultz,Heimatplfegeverband, WWF sez. Bolzano, Circolo Legambiente Bolzano/Umweltbund Bozen,praticamente tutte le associazioni ambientaliste rappresentative della valle, hanno presentato una diffida al sindaco del capoluogo Luigi Spagnolli e al presidente della provincia Luis Durnwalder.
La diffida segue un esposto presentato nel gennaio del 2009, anche questo passaggio “dimenticato” dal fuorviante servizio sulla situazione bolzanina, esposto che già denunciava i gravi vizi di procedura e di merito nel progetto di costruzione del nuovo inceneritore.
Bolzano è situato in una conca, con una situazione climatica che assomiglia a Parma per il fatto che subisce, specie d'inverno, fenomeni di inversione termica che causano la stagnazione dell'aria, e, come Parma, risente di una impattante arteria stradale come l'autostrada, del Sole da noi, del Brennero da loro.
La città dell'Alto Adige ha già oggi una situazione critica dal punto di vista ambientale, con diversi superamenti dei limiti di legge, in particolare per quanto riguarda le polveri fini, gli ossidi di azoto, il benzolo e l'ozono. E' in una buca, e non c'è niente da fare.
A Bolzano, come a Parma, si è arrivati alla decisione dell'impianto senza seguire la direttiva europea, che impone un ordine di priorità nella gestione dei rifiuti: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo, smaltimento.
Come ben si comprende l'anello dello smaltimento è l'ultimo in ordine di importanza.
La gerarchia consente la riduzione dell'uso delle risorse, ammettendo lo smaltimento solo per quella frazione che risulti tecnicamente e economicamente non recuperabile.
In soldoni, prima spingo al massimo la differenziata, poi, in base ai risultati raggiunti, decido cosa fare del residuo. Una direttiva che la stessa Corte dei Conti aveva evidenziato nel 2007 quando sottolineò che “gli inceneritori, in antitesi allo sforzo di ridurre all'origine la quantità di rifiuti e del riciclaggio, possono far crescere, al contrario, la percentuale di incenerimento a scapito della raccolta differenziata”.
Gli inceneritori bruciano proprio quei materiali che potrebbero essere recuperati, carta, plastica, legno e devono bruciarli a ritmo costante. Ergo, non possiamo decidere la quantità di rifiuti in base alla differenziazione ma i volumi in entrata devono essere garantiti mettendo a dura prova il tentativo invece di ridurre i rifiuti da incenerire.
Ma a Parma cosa abbiamo fatto? Fotografata la situazione presente abbiamo deciso di costruire un impianto decidendo che oltre il 56% di differenziata non si potrà andare. Ora Enia parla addirittura del 75%, per mostrare la sua virtù, ma allora come mai l'impianto è ancora tarato sul 56%?
Cosa vogliono bruciare se i rifiuti urbani sono calati così tanto?
Se abbiamo comprato un'ammiraglia, per percorrere 1000 km, ora che abbiamo scoperto di dover percorrere solo 100 km, non basterebbe un'utilitaria? Cosa mi vengono a costare quei 100 km percorsi in Ferrari, e cosa mi costerebbero percorsi in Cinquecento?
Abbiamo soldi da gettare al vento?
Spreco. Di risorse pubbliche, di risorse naturali, di risorse ambientali.
La diffida di Bolzano tocca anche l'aspetto economico del trattamento termico dei rifiuti, che risulta essere 10 volte più costoso di altre tecniche, e quello occupazionale, l'incenerimento genera 1/10 dei posti di lavoro delle tecnologie a freddo.
La contraddizione degli inceneritori tocca in particolare le produzioni agricole. I campi attorno agli impianti sono gravemente danneggiati dalle emissioni: diossine, furani, metalli pesanti, che tendono ad accumularsi nei suoli e nei vegetali, per poi trasferirsi nella parti grasse degli animali ed infine al vertice della catena alimentare, l'uomo.
Gli inceneritori di nuova generazione, nel tentativo di debellare le diossine, bruciano i rifiuti ad altissime temperature producendo polvere molto fine e di conseguenza molto più tossica di quella emessa dai vecchi impianti. Sono polveri talmente microscopiche da passare i tessuti ed arrivare direttamente all'apparato polmonare e al sangue.
L'anomalo incremento dei sarcomi dei tessuti molli, forma rara di cancro, nei residenti in prossimità dell'inceneritore di Mantova, lo studio del 2007 in provincia di Venezia che evidenzia un incremento di 3,3 volte di tumori nei residenti vicino ad un impianto, lo studio europeo sull'inceneritore di Forlì, tra +17% e 54% di incremento per tutti i tumori fra le donne esposte, i dati
epidemiologici si susseguono e si inspessiscono di anno in anno destando forte preoccupazione nel mondo scientifico.
E' indubbio che il principio di precauzione e di prevenzione dovrebbe essere applicato oggi più che mai e che il mantenimento delle emissioni di questi impianti nei limiti di legge non toglie come una magia che l'inquinamento ci sia e il danno possa registrarsi.
Spesso gli studi di impatto ambientale che validano i progetti non tengono conto delle altre emissioni presenti nei luoghi di costruzione e non tengono conto di gruppi particolarmente sensibili, bambini, donne in gravidanza, anziani, con analisi sempre insufficienti e parziali.
I firmatari della diffida intimano alle amministrazioni la sospensione immediata dell'iter di costruzione del nuovo inceneritore, minacciando ulteriori azioni legali, tra cui un ricorso alla Corte dei Conti, una azione collettiva di class action e una richiesta personale di risarcimento integrale dei danni materiali, biologici e morali al primo verificarsi di conseguenze dannose per la salute ella
popolazione residente e per l'ambiente.
Un'azione che potrebbe delinearsi anche a Parma, per contrastare la costruzione del nuovo impianto di Ugozzolo.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse
Parma, 14 maggio 2010
-723 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!
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