Enia risponde a tutta pagina alle affermazioni dell'associazione Gestione Corretta Rifiuti, pubblicate domenica 25 giugno sulla Gazzetta di Parma, ma non entra nel merito delle questioni da noi esposte. Vediamo alcuni passaggi.
Non è vero che, come afferma il titolo, “Raccolta differenziata e recupero energetico” possano convivere. Si sa infatti che i due sistemi, inceneritore e raccolta differenziata, sono antitetici fra di loro, e non serve chiamare il forno “recupero energetico” perché sappiamo bene che il recupero di energia, bruciando materie come la plastica, è soltanto del 15%.
Che il forno inceneritore sia antitetico alla raccolta differenziata lo dice lo stesso Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR) quando, nella relazione illustrativa, a pagina 70, recita: “quando poi le amministrazioni locali avranno adottato con successo le strategie di riduzione e riciclaggio, la carenza di rifiuti da trattare potrebbe creare dei problemi economici ai gestori degli impianti di trattamento ed in particolare degli impianti di combustione. Queste situazioni non incentivano inoltre il raggiungimento degli obiettivi di raccolta poiché la raccolta differenziata
diventa antitetica al trattamento del residuo”.
Non è vero che il problema dei costi della gestione dei rifiuti sia la mancanza di impianti. Il problema è la quantità di rifiuto indifferenziato che produciamo. Enia non si sta per niente impegnando nella riduzione, come invece chiede l'Unione Europea nei suoi indirizzi strategici.
Mantenere i cassonetti stradali, ad esempio, significa voler mantenere alta la produzione di rifiuti, per poter così giustificare la necessità di un forno.
Con il piano alternativo presentato dal GCR la necessità impiantistica si riduce a 26000 tonnellate annue di rifiuto da trattare e non 130000 come sostenuto da Enia.
Non è vero che i costi senza inceneritore ricadano sui cittadini perché anche i costi “con” inceneritore sono a carico dei cittadini. I circa 200 milioni che serviranno a costruire l'inceneritore verranno spalmati sulle nostre bollette impedendo di fatto un calo delle tariffe.
Non è vero che il Pai avvierà all'inceneritore solo la parte non riciclabile dei rifiuti. E' la stessa Enia nel progetto definitivo del Pai, a pagina 28, ad affermare che verranno bruciate 1000 tonnellate di vegetale da raccolta differenziata, 2000 tonnellate di plastica da raccolta differenziata, oltre a 20000 tonnellate di fanghi da depurazione, nonostante esistano sistemi alternativi di smaltimento che non necessitano di combustione. Nel forno verranno gettati anche grossi quanitativi di rifiuto speciale derivante da attività commerciale, industriale e artigianale che in realtà potrebbero essere anch'essi recuperati.
Non è vero che il Pai lo si costruisce per risolvere il problema dei rifiuti urbani. La necessità impiantistica prevista dal Piano Provinciale è di 65000 tonnellate urbani e non 130000 come verrà costruito il forno. Come mai Enia non ne parla mai? Come mai Enia non dice quanto guadagnerà dai rifiuti speciali che verranno bruciati a scapito della salute dei cittadini, che non hanno prodotto questi rifiuti?
Non è vero che l'inceneritore è assolutamente sicuro, infatti sono previste mitigazioni milionarie da conferire ai comuni limitrofi per il danno subito dall'impatto dell'impianto. Non è vero che il 99% delle emissioni nocive è dovuto ad altre fonti. Gli inceneritori infatti sono, secondo l'Arpav Veneto, “le fonti principali di produzione di diossine”.
Le emissioni di un inceneritore sono un potenziale pericolo per la salute umana: gas, ceneri volanti, ceneri pesanti, acque di lavaggio, altri residui, emissioni incontrollate. Ogni anno l'inceneritore di Parma produrrà 39000 tonnellate di scorie ricche di diossine e metalli pesanti, utilizzerà enormi quantità di acqua per raffreddare la ceneri, emetterà ingenti quantità di diossina nell'ambiente.
I principali composti pericolosi emessi da un impianto sono, oltre le diossine, il cromo, il particolato fine e ultrafine, il piombo, l'arsenico, il mercurio, il berillio, il cadmio e gas acidi come l'acido cloridrico, l'acido fluoridrico, gli ossidi zolfo. Nei rifiuti prodotti sono presenti altri 19 metalli, oltre alle diossine si formano composti organici causati anche dall'incompleta combustione del rifiuto e comprendono centinaia di molecole semi volatili di cui solo il 10% è stato identificato,composti persistenti e bioccumulabili.Tra le sostanze cancerogene emesse ci sono i policlorobifenili (Pcb).
I soggetti esposti sono non solo le popolazioni residenti ma anche i lavoratori stessi degli impianti.
Non è vero che i monitoraggi saranno in continuo per tutti gli inquinanti: ad esempio per le diossine sono previsti controlli per 8 ore in un anno. I controlli sono affidati allo stesso gestore che poi trasmette i dati ad Arpa.
Non è vero che si crei allarmismo. E' l'inceneritore che porta con sé una scia di danni che non può che impensierire il territorio. A Brescia è accaduto che alcune stalle non potessero vendere il latte perché la diossina era fuori norma, a Montale addirittura le mamme hanno il latte materno con tassi di diossina altissimi, in Scozia il tasso di mortalità dei bambini residenti sotto vento all'inceneritore è più alto di dieci volte, a Civitella Valdichiana l'inceneritore della Chimet ha avvelenato fiumi e campi coltivati.
Forse è il caso che la popolazione sappia.
Infine ci piacerebbe conoscere, proprio per la corretta e trasparente informazione di cui Enia porta vanto, chi paga per pagine intere di quotidiani che propongono una informazione parziale e scorretta.
Pagano anche i cittadini?
Sono le nostre bollette a finanziare lo spot pro inceneritore?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 1 luglio 2010
-675 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
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