Vale la pena ripercorrere la storia recente dell'inceneritore di Pietrasanta, posto sotto sequestro la settimana scorsa per l'avvelenamento di due torrenti, dove venivano sversate le acque provenienti dal raffreddamento delle ceneri. Quasi una abitudine per questo inceneritore, fornito di tutte le certificazioni del caso, ma sempre al centro di gravi situazioni di inquinamento ambientale.
Già nel febbraio 2008 l'acqua era stata inquinata da diossine e Veolia aveva sostituito il filtro a maniche con un intervento di 800 mila euro. Che non è bastato.
Infatti il 28 aprile 2009 l'Arpa Toscana comunica il superamento dei livelli limite di diossina emetalli pesanti nei sedimenti del torrente Baccatoio, a monte e a valle dello scarico della società Veolia.
Quindi è in aprile del 2009 che si colloca la notizia del reato, è questo il momento in cui si evidenzia il danno che l'impianto sta provocando all'ambiente e di conseguenza alle coltivazioni,
agli animali, all'uomo.
Il 6 maggio 2009 l'Usl propone i rimedi da adottare, il 7 maggio 2009 la Provincia di Lucca propone al comune una ordinanza di bonifica, l'8 maggio 2009 il comune di Pietrasanta si esprime favorevolmente e quindi la Provincia emette una ordinanza a carico di Veolia.
Veola cosa fa? Ricorre al Tar, che il 26 maggio 2009 sospende temporaneamente l'ordinanza.
Il 9 giugno 2009 Arpa comunica l'intenzione di provvedere a ulteririori campionamenti sul posto.
Il 12 gugno 2009 l'Usl rinnova la richiesta di provvedimenti Il 7 luglio 2009 Arpa conferma l'avvelenamento delle acque e dei sedimenti: diossine e metalli pesanti a go-go.
Il 1° agosto 2009 Arpa comunica la necessità di ulteriori accertamenti e chiede aiuto a Usl e Provincia.
Il 14 agosto 2009 Usl comunica gli esiti degli accertamenti sui pozzi.
Il 7 agosto 2009 si fa una riunione tecnica alla Provincia di Lucca.
Il 10 novembre 2009 incontro tra Arpa e Comune, nuovi accertamenti sulle acque.
Considerati i possibili effetti che i superamenti potrebbero portare alla salute umana, considerato che le acque superficiali potrebbero essere utilizzate per irrigare le colture ortofrutticole, il 17 dicembre 2009 il comune di Pietrasanta, con la firma del sindaco Massimo Mallegni, emana una ordinanza in cui si vieta l'utilizzo delle acque, la pesca, la cattura di fauna acquatica di due torrenti, il Baccatoio e la Carraietta, posti a lato dell'impianto e in cui lo stesso scarica le acque.
E siamo a dicembre.
La procura della repubblica di Lucca interverrà l'8 luglio 2010 con il sequestro penale dell'impianto di incenerimento gestito dalla società Veolia, che nel 2007 lo aveva rilevato da Tev.
Dalla notizia e verifica dell'inquinamento sono passati 436 giorni, un anno e 4 mesi.
Quanta acqua inquinata da diossina e metalli pesanti è passata nel frattempo?
Quale grado di protezione è stato garantito alla popolazione?
Quale grado di informazione è stato garantito alla popolazione?
Quale tipo di atteggiamento si evince da parte dei gestori di questi impianti, in questo caso Veolia?
Dal racconto si hanno tutte le risposte del caso.
E la consapevolezza di che cosa rischiamo a Parma, costruendo ad Ugozzolo un inceneritore.
Una volta in funzione ed acceso non è vero come sostiene nonno Allodi, presidente di Enia e ora vice di Iren, che i controlli saranno rigorosi e le “manovre di rientro” in caso di guasti immediate.
Pietrasanta è lì a testimoniare il contrario.
I cittadini subiranno tutte le conseguenze e la verità verrà rincorsa per anni.
Con in sottofondo il de profundis della food valley, chi potrà sussistere?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 23 luglio 2010
-653 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
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