Da molti anni ormai, in tutto il territorio nazionale, come conseguenza di una smania costruttivoaffaristica che non ha eguali nella storia italiana, nascono e si moltiplicano comitati di protesta locali che, rimasti orfani di una qualsiasi sponda politica o istituzionale, si uniscono e si mettono a far politica, quella vera, dal basso.
Il movimento “No Tav” è uno dei capisaldi a livello italiano, per le istanze che porta avanti con dignità, rigore e determinazione. Il movimento ha fatto capire che la protesta di una valle è in realtà la protesta di un’Italia intera, la lotta contro un’opera distruttiva che avrebbe ripercussioni economiche per tutti i cittadini del Belpaese. E l’incredibile coinvolgimento trasversale e unitario
dei cittadini di quelle terre, non ha eguali nella storia della “politica” recente italiana.
Cittadini che già da quattro anni hanno eretto barricate, costruito presidi permanenti, subito i vili assalti notturni della Polizia (dicembre 2005), che ha spaccato le ossa alla gente che in quelle zone è nata e vissuta. Ma che non cede e che urla ancora il suo No.
Oggi in seguito all’ennesimo pestaggio di civili inermi, leggiamo dalle cronache un resoconto delle forze dell’ordine che ci pare di aver già letto decine di volte in passato. Com’è noto strategia mediatica e tattica militare camminano parallele, con un copione ormai visto talmente tante volte che lo si potrebbe riscrivere ad occhi chiusi. Compresi gli articoli che descriveranno la situazione il giorno dopo. Tutto già visto, tutto già noto.
Prima si fa dire ai politici di tutti gli schieramenti quanto importante, buono, giusto, strategico sia un progetto che in realtà devasterà ancora una volta l'ambiente, poi si mette le mani avanti dicendo che questa volta non verranno accettate proteste e che ci sarà “tolleranza zero” nei confronti di chi impedirà i lavori, poi ci si inventa un finto carotaggio in zona non interessata ai lavori, giusto per garantirsi i fondi europei.
Poi arrivano gli immancabili violenti, quelli che ci sono sempre, altrimenti a cosa servirebbero i manganelli? Si spaccano un po’ di teste come quelle della sicuramente violentissima signora ora ricoverata in ospedale o del giornalista di una radio locale.
Tutto normale nel paese delle grandi opere e dei piccoli cervelli, tutto normale nel paese che premia i massacratori di Genova 2001.
Ascanio Celestini in “Una montagna di balle” ci ricorda che in Italia per far eseguire i lavori sulla testa della gente, si mandano avanti prima i poliziotti, poi dietro le ruspe, e infine i politici e gli affaristi che contano il denaro guadagnato.
Esprimiamo la vicinanza a Marinella e Simone per l’attacco subito e a tutti i Valsusini impegnati in questa lotta comune. La strada è segnata e i piccoli passi lasciano comunque il segno del loro passaggio. La lotta dei No-Tav è la nostra lotta. Di gente che vuole difendere il proprio territorio, condividendo una matrice comune contro opere dannose e spesso inutili, strenuamente dalla parte dell'ambiente in cui viviamo.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Parma, 01 marzo 2010
-797 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!
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