martedì 3 agosto 2010

Enia, chi fa da sé fa per tre

C'era una volta l'Amnu, la municipalizzata che insieme ad Amps, gestiva i pubblici servizi della città di Parma. L'Amnu era al servizio della città e nel bene o nel male non aveva altro scopo se non quello di eseguire le indicazioni delle amministrazioni per quanto riguardava ad esempio la gestione
dei rifiuti.
Oggi Enia è una società per azioni quotata in Borsa e il tempo delle municipalizzate è lontano lontano. Oggi Enia risponde agli azionisti, semplicemente sbandierando utili.
Lo si capisce molto bene anche con la vertenza dell'inceneritore di Ugozzolo.
Quello che sta accadendo mette in chiaro come l'azienda ponga davanti a tutto e tutti il profitto e che le questioni ambientali sollevate, il benessere della cittadinanza, vengono decisamente messe in secondo piano.
Al punto da spingere il nero colosso Enia a spendere soldi -molti soldi- per cercare di ribaltare l'opinione che ormai prevale nella gente, pagando probabilmente con i soldi delle bollette, i nostri soldi, tutto questo sforzo mediatico.
Gli episodi che hanno portato il gruppo nella cenere sono tanti.
Eccone alcune pillole della storia locale.
1. Il territorio di Parma decide di proporre un impianto per trattare i rifiuti urbani e riconosce in Enia un interlocutore. Enia propone un progetto di un forno che è esattamente il doppio di quello richiesto, con l'idea di bruciare i rifiuti industriali e incassare quattrini. Nessuno dice “ba”. E il danno ambientale causato dal raddoppio chi lo paga? L'amministrazione pubblica non ha, per legge, alcun obbligo di occuparsi dei rifiuti industriali, ma Enia impone la sua scelta, imponendo anche a tutti i cittadini di farsi carico dei rischi per la salute.
2. Il piano provinciale dei rifiuti (PPGR) sollecita Enia a fare la raccolta differenziata. Enia procede ma il comune di Parma, dice lo stesso assessore comunale Sassi, perde nel 2009 600.000 euro per la cattiva raccolta differenziata. Di chi è la colpa?
3. Il PPGR sollecita la raccolta dell'umido. Risultato: l'impianto di Malcantone di Enia non è in grado di gestire l'umido, puzza da morire, e viene chiuso tra le proteste della popolazione.
4. Sui camion di Enia campeggia un'immagine che sbandiera il ritorno a nuova vita
dell'organico. Poi si scopre che i sacchetti distribuiti per la frazione umida sono di petrolifera plastica, che fa scadere la qualità del compost fino a rischiare di rovinarlo a causa delle tossine prodotte dai batteri anaerobi che proliferano in assenza di ossigeno.
5. In Enia si racconta che l'impianto di incenerimento purificherà l'aria. Ma al Cornocchio le scorie del vecchio impianto chiuso nel 2001 giacciono ancora sotto i teloni. Un impianto che non fa male non ha bisogno di un bosco mangiapolveri. Un impianto che non fa male non ha bisogno di impianti di filtraggio che costano milioni di euro.
6. Enia dovrebbe essere un semplice esecutore ma è sempre in prima fila in dibattiti e trasmissioni dove si discutono delle scelte delle amministrazioni, ma dove a parlare è sempre Enia.
7. L'inceneritore è un affare solo per Enia, che riceve gratis i rifiuti che userà come combustibile, anzi fa anche pagare, caro, per ritirarli. Poi l'energia e l'acqua calda che ne ricava ce le fa pagare, e anche care. Il profitto di Enia si incrementa poi con i “certificati verdi”, soldi riconosciuti per gli impianti che bruciano organico, ecco perché vogliono bruciare perfino il fango. E per completare anche il costo dell'impianto, 180 milioni di euro, verrà spalmato sulle nostre bollette, infatti la tariffa non scenderà sotto quella del 2008, 200 euro a famiglia, mentre a Fidenza ne pagano 90 (ma non è Enia a gestire!).
8. Esiste un problema di scorie anche per il nuovo inceneritore. Ma Enia ha già la
soluzione,mandarle ai cementifici. Con tanti saluti al principio di precauzione e il rischio di costruire case malate dalle fondamenta. E infatti le ceneri del vecchio inceneritore sono ancora in città!
Tanti dubbi ma per il gestore è quasi una magia perfetta e un paragone la fa capire ancora meglio.
Enia compera una caldaia con un prestito, del quale farà pagare ai cittadini tutte le rate. Sceglie anche la misura, doppia rispetto a quanto avevamo bisogno. Poi passa nelle nostre case a raccogliere il carburante: non solo glielo diamo gratis ma paghiamo pure per il trasporto.
Ora che ha il carburante può accendere la stufa. Produce energia che gli viene pagata 2 volte (prezzo di mercato più certificato verde). Produce acqua calda che rivende allo stesso cittadino che aveva pagato per regalare il carburante.
E' la terra del Bengodi, solo che sia chiama Parma.
E dove il re è uno solo e si chiama Enia, anzi Sua Enia.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse

Parma, 24 aprile 2010
-743 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!

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