martedì 3 agosto 2010

Dopo Coldiretti anche dal Consorzio Difesa Produzioni Agricole il no all’inceneritore

Brutto periodo per il presidente di Enia Andrea Allodi. La settimana era iniziata con la denuncia, da parte dell’avvocato Pietro De Angelis, di vizi di procedura nell’assegnazione dell’appalto per la costruzione dell’inceneritore.
Poi è finito in manette un suo dipendente, filmato mentre intascava mazzette in un giro di tangenti per appalti per la gestione del verde comunale, mentre si vocifera nella stampa di fatture gonfiate ad hoc per rientrare dalle spese. I sindacati hanno dichiarato ad Enia da almeno due anni giravano “voci” di corruzione nella gestione degli appalti, e che avevano chiesto alla multi-utility di fare chiarezza ma senza successo. Un bel colpo all’immagine dell’azienda che si vanta di essere improntata alla trasparenza.
A Parma intanto non si placano le polemiche sulla costruzione dell’inceneritore, anzi semmai si intensificano. Dopo la Coldiretti, si è aggiunto al coro di voci contro la costruzione dell’inceneritore anche quella del Presidente della Chiesi Farmaceutici, preoccupato per la salute dei suoi dipendenti, che chiede che siano fermati i lavori, e le alternative valutate al più presto.
Ora anche il Consorzio Difesa Produzioni Agricole di Parma ha aggiunto un “No” secco contro il progetto di Allodi.
In una nota rilasciata alla stampa venerdì scorso, il presidente del Consorzio, Paolo Cavalli, ha dichiarato che “I soci del Consorzio di Difesa temono, oltre il danno diretto alla loro salute e dei loro animali (a riguardo segnaliamo che a Brescia, nel latte prodotto in alcuni allevamenti di bovini situati in prossimità del forno inceneritore, è stata riscontrata la presenza di elevate percentuali di diossina), anche un danno di immagine per le produzioni tipiche della nostra zona, in particolare per il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma e le colture orticole, nello specifico il pomodoro.”
Ha ragione a preoccuparsene il presidente di questo Consorzio, che rappresenta 1.100 aziende agricole, buona parte dei quali situati a Parma, Torrile, Sorbolo e Mezzani – proprio le zone che saranno maggiormente colpite dal “fallout” del camino di Enia, e le stesse zone per le quali è stato previsto una compensazione annuale per tentare di bonificare i danni che saranno causati dall’inceneritore. C’è in effetti un rischio tangibile di contaminazione degli alimenti, come nel caso di Brescia citato da Paolo Cavalli, e molti prodotti potrebbero non più fregiarsi dei marchi DOP e DOC se le condizioni di salubrità dovessero venire meno.
Il Presidente chiude il comunicato del Consorzio chiedendo alle autorità locali “l’immediata sospensione dei lavori di costruzione del forno inceneritore per esaminare con maggior attenzione i rischi connessi alla sua entrata in funzione e per valutare seriamente la proposta alternativa formulata dal Comitato Gestione Corretta Rifiuti.”
Una discesa in campo pesante, che non può che aggiungere ulteriore preoccupazione per Allodi.
Ma se continua a voler costruire un inceneritore che la città non vuole, che gli imprenditori non vogliono, che i medici non vogliono, che gli agricoltori non vogliono, che le mamme non vogliono e che gli industriali non vogliono, sarà meglio che il Presidente di Enia si abitui alle polemiche ed alle proteste, destinate solo ad intensificarsi.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse

Parma, 22 giugno 2010
-684 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, lo possiamo ancora fermare!

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