Una pagina nuova. Copiosamente scritta dalle migliaia di cittadini che hanno sfilato festosi per le strade di Parma. La pioggia nulla ha potuto contro l'entusiasmo e la grande voglia di dire qualcosa di importante al Paese intero. I cittadini d'Italia sono contro gli inceneritori, nuovi o vecchi che siano, con trucchi vecchi o magie nuove.
Basta bruciare, basta distruggere materia, dobbiamo cambiare strada, non c'è alternativa.
Oggi Parma è stata invasa come non si vedeva dall'adunata degli Alpini, un serpentone colorato e chiassoso che dall'ex Eridania si è riversato in viale Fratti ed ha occupato barriera Garibaldi inondando poi come un fiume in piena strada Garibaldi, che non riusciva a sostenere la massa.
Cinquemila o forse più, che sono arrivati da Torino, da Genova, da Roma, da Trento, Treviso, Venezia, Pistoia, da tutta l'Emilia Romagna, da Aversa, riuscendo nell'impresa di scoccare un potente spintone all'impalcatura di cartone dell'inceneritore, che oggi rimane debole residuo avamposto di un mondo vinto dal futuro, un mondo ormai passato di un modello di consumo e sviluppo insostenibili.
Consumare e bruciare, consumare e bruciare. Basta!
Lo hanno detto non solo loro, il popolo della salute, ma anche i medici. Patrizia Gentilini, che da oncologa vede tutti i giorni cosa significa un ambiente malato e l'azione di impianti come gli inceneritori, Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Piacenza, che invita i colleghi ad esprimersi, a considerare la situazione ambientale e dire la verità anche quando è scomoda.
Lo hanno detto in tanti che la strada non è l'inceneritore. Rossano Ercolini di Capannori, fondatore di Ambientefuturo, Enzo Favoino della Scuola Agraria di Monza, il futuro è il riciclo, il passato è l'inceneritore.
Lo ha detto Paul Connett, che dagli Stati Uniti ha percorso migliaia di chilometri per dire a Parma di svegliarsi dal torpore e di guardare in faccia alla realtà, anche se fa paura. C'è ancora tempo per cambiare e diventare un esempio di saggezza. E Connett è solo, scusate se è poco, un consulente dell'Onu sui rifiuti. Uno ascoltato a San Francisco, ma non a Parma.
Lo ha detto Carla Poli, che da Vedelago, un piccolo centro riciclo in prvincia di Treviso, sta spargendo le sue pillole di saggezza in giro per l'Italia: Prato, Sassari, Caltagirone, Salerno, Avellino, anche il profondo ingestibile Sud trova la speranza del riscatto in semplici prassi di buona gestione dei rifiuti, per portarli a “sparire” perché completamente recuperati a nuova vita.
Parma, con i suoi sordi e ciechi amministratori, non se n'è ancora accorta.
Ci spieghino cosa si brucerà nell'inceneritore quando la raccolta differenziata eliminerà dei rifiuti la carta e la plastica. Ci spieghino se il metallo brucia, se il vetro brucia, se l'alluminio brucia.
Chissà cosa vogliono buttare nella bocca vorace dell'inceneritore di Parma.
Oggi la città è stata colorata sotto il cielo grigio e grondante da migliaia di persone, in testa i meravigliosi di Ultimo Teatro hanno dato il carattere festoso e irriverente a tutto l'interminabile serpentone che ha fatto sussultare Parma.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse
Parma, 17 aprile 2010
-750 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!
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