Paolo Crosignani è primario epidemiologo all'Istituto Nazionale Tumori di Milano. Ovviamente le sue considerazioni sui temi ambientali hanno un valore assoluto, ma il silenzio si sa, fa miracoli.
Così del suo passaggio a Parma non se n'è accorto nessuno.
Ma le parole rimangono come macigni.
In Italia vengono sostenuti con incentivi gli impianti di incenerimento sostenendo che l'energia prodotta derivi da fonti rinnovabili. Con questa manovra subdola sono state dirottate la maggior parte delle risorse destinate alle vere energie rinnovabili, finanziando generosamente gli inceneritori.
I contributi per le fonti rinnovabili così sono andati per il 75% agli inceneritori, che hanno fatto affari d'oro. Emblematico è il caso dell'inceneritore di Brescia che nel 2006 ha incassato 71 milioni di euro diventati 78 nel 2007, sempre come contributi Cip6. In totale dalla sua apertura l'impianto di Brescia ha accumulato la bellezza di 450 milioni di contributi Cip 6 a fronte di una spesa di
impianto di 150. Capito il giochino?
L'Italia è tuttora sotto infrazione della Comunità Europea che naturalmente ha disconosciuto questa pratica ma il dato di fatto è che in Italia si fa business anche bruciando acqua, l'importante è buttare dentro qualcosa nelle fauci dell'inceneritore.
Questa manovra che perdura in Italia da anni ha di fatto drogato il mercato dell'energia impedendo lo sviluppo di una alternativa efficace.
Ma tanto gli inceneritori di nuova generazione non fanno male! Oggi si assiste a questo nuovo dogma di fede. I tecnici affrontano le crescenti critiche dicendo che i nuovi impianti non sono come quelli vecchi (chissà allora come parlavano bene dei vecchi che erano nuovi...) e quindi inquinano pochissimo se non per niente.
Le malattie croniche causate dagli inceneritori purtroppo hanno bisogno di anni per concretizzarsi e rendere percepibile il danno, quando cioè è già tardi.
Eppure sappiamo cominciano ad arrivare tetri segnali.
Lo Enhance Health, progetto europeo che aveva lo scopo di monitorare lo stato di salute dei residenti dell'area dell'inceneritore di Coriano (Forlì), evidenzia come ci sia stato un effetto molto negativo sulla salute. Le tabelle sono chiare: nel sesso femminile, coloro che tra la popolazione sono le più residenti, c'è un incremento dei tumori del 35%, un dato che dovrebbe far saltare sulle sedie chiunque, ma che ormai non stupisce più nessuno, ci stiamo abituando al peggio.
Lo studio è stato condotto anche da Arpa, dell'Istituto Superiore di Sanità, dal Cnr, dall'Ausl di Forlì e dallo stesso comune di Forlì.
Vogliamo vivere lo stesso futuro a Parma?
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti
Parma, 23 febbraio 2010
-803 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!
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