domenica 1 agosto 2010

La grande fame di plastica di Enia

Come nel classico strano caso del dottor Jeckyl e del signor Hyde Enia mostra, a seconda dell'interlocutore, un volto differente.
Il nostro padano Giano bifronte si presenta all'opinione pubblica come esempio virtuoso di gestione corretta dei rifiuti, proponendosi con intere pagine sui giornali come attento e rispettoso fautore delle politiche di riciclo dettate dall'Europa.
Peccato che non sia così.
Scopriamo infatti, un pezzo alla volta, cosa c'è dietro l'apparente impegno di Enia: una semplice cura dei propri interessi, tutti a sostengo del costruendo inceneritore di Ugozzolo.
Leggendo i verbali del Comitato tecnico scientifico di alta sorveglianza sul Pai (CTS), organo consultivo guidato da Francesco Giusiano scopriamo che nel febbraio del 2008 vengono posti alcuni quesiti a Enia.
Uno fra tutti è molto interessante e fa riferimento al volume B del quadro di riferimento progettuale presentato da Enia, dove a pagina 77-78 si parla di intercettazione della plastica.
Qui viene fuori che nel 2012 Enia è intenzionata a intercettare solo il 17% della plastica.
A fronte di una previsione del PPGR (piano provinciale di gestione dei rifiuti) di un 59,7% di riciclo per le frazioni plastiche, Enia pone l'asticella quasi in fondo.
Come fa a modificare l'impostazione del PPGR senza subire pesanti conseguenze?
Il componente del CTS Federico Valerio va giù piatto: “è una palese illogicità” e domanda “chi decide gli obiettivi: Enia o il Comune e la Provincia?”.
Un bel quesito sul quale anche a noi piacerebbe avere risposta dagli enti citati.
Questa percentuale è ovviamente e sorprendentemente bassa, ma anche fuorilegge, visto che nel 2012 sarà necessario raggiungere il 65% di raccolta differenziata.
Enia risponde ai quesiti posti facendo presente che per le plastiche l'unico polimero a cui è interessata è quello delle bottiglie per liquidi, che costituiscono il 15/20 % della frazione.
Il resto non viene neanche preso in considerazione o, meglio, viene gioiosamente convogliato verso la bocca del forno. La plastica brucia bene, si sa, diciamo pure molto bene, e il potere calorifico dei rifiuti, con una bella percentuale di plastica, è alto che è una meraviglia e non rischia di scendere al di sotto del consentito.
Facciamo due conti. Ogni anno ogni abitante della nostra provincia produce 41,81 kg di plastica.
Di questi solo 7,11 saranno destinati a riciclo e ben 34,7 inviati a incenerimento. Moltiplichiamo per il numero di abitanti ed eccoci al dunque: 15 mila tonnellate di plastica verranno immolate sull'altare dell'inceneritore, provocando di conseguenza un innalzamento del potere calorifico dei rifiuti, ma ovviamente anche un incremento degli inquinanti emessi dal camino.
Come ormai è noto dalle plastiche clorate si sprigiona diossina, uno dei veleni più pericolosi esistenti, una sostanza insolubile, bioaccumulabile, che si deposita sui terreni e tramite gli animali arriva infine all'uomo.
Varrebbe allora la pena trattare diversamente la plastica in modo da evitare queste conseguenze importanti sull'ambiente. Al Centro Riciclo di Vedelago tutta la plastica viene riciclata, il 100% della plastica, o attraverso il riciclo nel circuito Conai o attraverso l'estrusione, che trasforma questi polimeri in una sabbia sintetica utilizzata per  produrre manufatti come gli schienali delle sedie, i dissuasori di velocità, le palizzate, oppure miscelata con cemento per creare mattoni più flessibili e leggeri. Questa materia, chiamata prima seconda, è certificata dall'università di Padova.
Ma Enia non ci prova nemmeno a considerare questo scenario.
Del resto se non mette plastica, cosa brucerebbe l'inceneritore?

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 luglio 2010
-652 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare

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