martedì 3 agosto 2010

Dove metto l'inceneritore?

Siamo davvero giunti al paradosso. Il Pd si dice favorevole all'inceneritore di Milano, ma non lo vuole nel parco Sud. Perché probabilmente ci sono territori che se lo meritano, l'inceneritore, ed altri che invece che si sono guadagnati il paradiso.
E' evidente che non ci sono luoghi idonei se un impianto è dannoso e reca danno all'ambiente ed alle persone.
Ma forse, tutto sommato, si tratta di un passo avanti nella lunga strada che porta alla consapevolezza.
Fino a ieri gli inceneritori facevano quasi bene alla salute, la parolina magica era “impatto zero”, e risolvevano problemi senza crearne dei nuovi.
Oggi il problema sono loro, gli inceneritori, e sono loro che non sappiamo dove collocare.
Un passo avanti comunque difficile da gestire, se la proposta è quella di Penati: “soluzioni condivise con il territorio”.
Il territorio infatti vuole una politica di gestione dei rifiuti coniugata al presente e al futuro, non al passato remoto. I cittadini esigono che le amministrazioni considerino la gestione dei rifiuti globalmente, valutando i pro e i contro di una o dell'altra tipologia di gestione.
Bruciare i rifiuti significa distruggere l'energia contenuta nei materiali bruciati, che si perde per sempre. Riciclare un materiale per riutilizzarlo nei cicli produttivi significa invece mantenere inalterata l'energia, evitando di dover tornare in natura a estrarre di nuovo materia vergine. E tutti gli studi scientifici, per una volta concordi, ci dicono che le risorse si stanno esaurendo. E varrebbe proprio la pena di usufruirne in modo oculato.
Chi sostiene l'incenerimento si basa su una tesi falsa, quella che recita che questi impianti contribuiscano a ridurre l'effetto serra, perché verrebbero ridotti gli impieghi di combustibili fossili.
In realtà il contributo energetico degli inceneritori al fabbisogno nazionale si attesta sullo 0,5 % e se fossero realizzati tutti gli inceneritori progettati si arriverebbe all'1%.
Il rifiuto è prima di tutto una materia, non è energia disponibile. Questa materia, buttata in un contenitore, non perde le sue caratteristiche, rimane materia, recuperabile e riutilizzabile.
Per formarla sono servite materie prime, energie per la lavorazione.
La vera trasformazione l'abbiamo nel momento in cui la bruciamo: in quel momento la materia diventa davvero rifiuto. Attraverso la combustione vengono lesi i legami molecolari, dispersa l'energia contenuta, e, purtroppo, dato il via a una serie di reazioni chimiche incontrollate ed incontrollabili che provocano le note scorie, pericolose, persistenti, che si accumulano sui terreni ed entrano nella catena alimentare.
Sono le diossine, i Pcb, i furani, i metalli pesanti, nomi magari difficili come policlorobifenile, che però già dal suono non tranquillizzano affatto e fanno tornare indietro la memoria al disastro di Seveso, quando le diossine fuoriuscite dall'Icmea impregnarono l'aria di miasmi venefici e micidiali. Ma la gente lo seppe una settimana dopo...
Il recupero energetico, bruciando, è soltanto del 15%. Il resto si disperde per sempre.
A Milano, come a Parma, si discute oggi dell'inceneritore.
E' giunto il tempo di discutere di una ipotesi alternativa, di sedersi ad un tavolo condiviso per il bene della comunità e smetterla di passare il cerino, di accusarsi di avere fatto ognuno il suo pasticcio.
E' ora di dire ad Enia di sospendere i lavori ad Ugozzolo perché magari si può fare di meglio, e la politica, in questo caso, dovrebbe davvero far sentire la sua voce, invece che entrare a gamba tesa solo quando gli interessi sono di pochi, dei soliti pochi noti.
E' oggi arrivato l'urgente momento della scelta più oculata per il territorio e per le generazioni a venire. L'alternativa è più semplice di quello che si pensi, proprio perché passa attraverso una migliore gestione delle buone pratiche già in parte attivate sul nostro territorio e che permetterebbero di ridurre i residui a poca cosa, per puntare in poco tempo al loro azzeramento.
Mettiamo da parte l'inceneritore.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse

Parma, lunedì 7 giugno 2010
-699 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!

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