L'italianità è salva. In arrivo in città Tir greci carichi di pasta, ma basterà una breve sosta vicino all'inceneritore di Ugozzolo per dare un tocco di italianità, per mettere le cose al loro posto.
Coldiretti sta presidiando l'italica frontiera e non fa passare neanche una briciola, senza prima fargli l'analisi del Dna, e se ne scoprono delle belle.
Come cosce di maiale direttamente indirizzate in quel di Valparma, oppure altre prelibatezze made in Italy che invece di “uscire” dai confini inaspettatamente “rientrano”.
Effetti della globalizzazione, sacrosanta per carità, libero mercato, due parole che ingrassano i corridoi delle Borse, rimpinguano i forzieri, ma che non si presentano mai ai margini delle telecamere, quando i registi e gli attori di turno inquadrano campi dorati e maturi.
Spighe generosamente italiane, famiglie felici che abitano in giusti angoli di paradiso, e si svegliano felici di inzuppare il biscotto, condire la pasta al dente, assaporare un buon rosso.
Cosa succederà del nostro patrimonio agroalimentare? E' ancora presentabile? A chi credere, nonostante gli spot ripetuti della pubblicità patinata.
Sferzate di marino che non copriranno nel 2012 i venefici afflati dell'inceneritore di Ugozzolo che se non altro porterà un marchio italiano a prodotti che arrivano da lontano, troppo lontano per essere ancora chiamati con la nostra lingua.
Un corposo aroma di barbecue tanto amato dalle nostre parti, che in inverno ci riscalderà le case a caro prezzo, ma in estate ci darà quel senso di libertà e di scampagnata all'aria aperta.
Per poter fingere che l'aria sia ancora decente, pura, presentabile e non ammalorata da questo impianto in via di edificazione sotto l'egida delle amministrazioni locali che se ne fanno vanto, frutto maturo di una città che costruisce, avanza, muore.
Cosa mangeremo, le pubblicità? Chiuderemo gli occhi per pensare alle sensazionali visioni degli spot?
Cosa rimarrà delle nostre vigne, dei nostri campi, del nostro respirare a braccetto con le stagioni, accanto alla terra, accanto all'acqua, accanto al cielo terso.
Cosa ci spinge all'autodistruzione, di un ambiente costruito prima di noi?
Nessun rispetto per il futuro ma anche nessuna remora verso coloro che ci hanno preceduto e ci credevano, rispettavano, avevano timore.
Noi, che verso il prima e verso il dopo non abbiamo alcuna vergogna, per quello che stiamo facendo, per quello che stiamo progettando di nero per la Parma che verrà.
Dove potremo fuggire, dove nasconderemo i nostri volti sporchi di cenere?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 luglio 2010
-666 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
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