mercoledì 4 agosto 2010

Dopo la Metro, l'inceneritore

L'abbandono per carenza di finanziamenti del progetto Metro Parma ha portato in città diverse riflessioni dei due schieramenti a favore e contro la metropolitana. Rimane dato incontestabile il fatto che la popolazione fosse rimasta fredda all'idea e abbia salutato con un sospiro di sollievo la notizia dello stop al progetto.
Da subito, bucherellare Parma per ottenere una unica linea di metrò con costi non prevedibili e vantaggi scarsi, non era sembrata una grande idea.
Gli stessi dati falsati sull'utenza che avrebbe usufruito di tale mezzo, hanno evidenziato le carenze dei numeri per un progetto troppo grande per una realtà come la nostra.
Parma ha bisogno sì di una infrastruttura di trasporto efficace ed efficiente, ma non è andando nel sottosuolo che si troverà la soluzione.
Come spesso accade, il ritorno al passato, questa volta della rotaia di superficie, sembra essere più che una opportunità, se consideriamo le potenzialità che potrebbe avere una struttura di trasporto leggero che colleghi non solo Parma città ma congiunga la Pedemontana e la Bassa al centro. Solo in questo modo si potrebbe alleggerire la pressione del traffico che ogni giorno si sviluppa sugli assi
di andata e ritorno dal posto di lavoro. Solo con una comoda, puntuale, frequente linea di superficie si potrebbe ripopolare la provincia di pendolari che di giorno scendono in città e di sera fanno ritorno, comodamente, alle loro case. Una prospettiva che porterebbe anche alla riduzione degli affitti nel centro per favorire un recupero delle tante case abbandonate e vuote presenti nella fascia
collinare, luoghi ancora salubri ma oggi troppo scomodi per poter proporre là una residenza, con lavoro in pianura.
La popolazione ha vinto la sua partita per evitare un'opera che nel tempo sarebbe stata una perenne fonte di perdite economiche a suo danno, non ci sono e non ci saranno i numeri per rendere remunerativo un servizio così costoso, anche in fase di mantenimento.
Ora la popolazione di Parma e del suo territorio si rivolge preoccupata e pensosa verso il progettato inceneritore di Ugozzolo, un'opera costosa ed inutile che assomiglia, per inefficacia e costi, al progetto della metro.
L'inceneritore che inquina ulteriormente una terra già degradata sotto il punto di vista ambientale non è la soluzione al problema dei rifiuti del nostro territorio, specie oggi che altri territori hanno adottato strategie di gestione a freddo dei rifiuti, ottenendo sorprendenti risultati a fronte di alcun inquinamento ambientale.
Sembra giunto il momento di chiedersi per quale motivo si insista su un progetto ormai vecchio, come l'inceneritore, abbandonato da territori anche vicini a noi, come Reggio Emilia, e non ci si incammini verso tecniche più leggere ed efficaci di gestione dei materiali di scarto.
La popolazione di Parma oggi si chiede chi e quanto guadagni da un'opera che non ha ricadute positive nemmeno per le tariffe applicate ai cittadini, visto che il costo enorme del progetto non potrà che gravare per tanti anni sulle bollette degli utenti.
Ci si attende altresì che anche la magistratura faccia il suo corso e, come in altri territori, scriva la parola fine su un progetto che mette in grosso pericolo la salute delle popolazioni residenti attorno all'impianto, per non parlare dell'economia della food valley, che vedrebbe i suoi prodotti sporcati dalle emissioni nocive dell'inceneritore. Gli agricoltori hanno finalmente preso coscienza del problema e può essere un primo importante passo verso un maggiore coinvolgimento dei reparti produttivi locali, che sulla qualità puntano i successi dei loro prodotti.

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti

Parma, 28 marzo 2010
-770 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!

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