Si svolgerà giovedì 25 marzo presso la parrocchia di Ravadese la serata informativa sui danni che potrebbe causare all'agricoltura l'impianto di incenerimento in costruzione a Ugozzolo.
Durante l'incontro, intitolato “Inceneritore e food valley: quali rischi per l'agricoltura?”, verranno evidenziati i tanti pericoli insiti in questo enorme forno che emette migliaia di sostanze, di cui solo il 20% sono conosciute.
Sono stati invitati direttamente oltre cinquanta agricoltori della zona di Ravadese, i primi che verranno toccati dalla ricadute, oltre che tutte le aziende biologiche e caseifici del territorio parmense e le relative associazioni di categoria.
Una delle anomalie del progetto è quella di aver voluto collocare l'impianto in un'area già messa in ginocchio dalle attività industriali presenti, nonché da infrastrutture come l'autostrada e la Tav, una zona insomma già oggi con una situazione ambientale compromessa e con elevati tassi di sforamento degli inquinanti noti come Pm 10, già oggi oltre i limiti consentiti dalla legge.
Parma è insieme alle altre città emiliane, nel pieno della pianura padana, la quarta area più inquinata al mondo, vero e proprio polmone nero d'Italia. La nostra città, nonostante gli sforzi del comune, si colloca al 34° posto per qualità dell'aria. Ed è noto come la qualità dell'aria è il primo responsabile
del benessere o malessere della popolazione residente.
Gravi sono i danni che gli inceneritori stanno causando nei territori in cui sono attivi. A Brescia, nel 2008, tre aziende agricole avevano il latte con un tasso di diossina superiore ai limiti di legge e per questo è stata loro impedita la vendita del prodotto. A Montale (Pistoia) è risultato avvelenato dalla diossina dell'inceneritore addirittura il latte materno. E proprio nei giorni scorsi sono stati rinviati a giudizi i gestori e i proprietari di quell'impianto, oltre che i tre comuni dell'area, colpevoli di non essere intervenuti in occasione di inquinamenti fuori norma causati dall'inceneritore stesso.
Saranno chiamati a risarcire i danni.
Di fronte ad alternative concrete e fattibili con quelle proposte anche per Parma, non si capisce infatti il motivo per cui si continui ad insistere su un impianto oggi ritenuto sovradimensionato e dannoso, per la salute dell'uomo e per la salute dell'ambiente, oltre che economicamente difficile da sostenere vista l'enorme spesa prevista, ora stimata in 180 milioni di euro.
La serata del 25 marzo sarà indirizzata in particolare agli agricoltori della zona per poter dialogare con loro su che cosa si possa ancora fare per bloccare l'iter di costruzione dell'impianto, previsto operativo nl 2012. Un'azione che deve per forza di cosa coinvolgere tutta la cittadinanza, interessata in prima persona alla qualità dell'aria della nostra zona e di Parma in particolare.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma
Parma, 22 marzo 2010
-776 giorni all'avviamento dell'inceneritore di Parma. Possiamo ancora fermarlo!
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