L'autotutela amministrativa è una delle tre manifestazioni della pubblica amministrazione insieme all'autonomia e all'autarchia.
L'autotutela è la capacità del pubblico di “farsi giustizia da sé”, esercitare quindi la propria competenza fino alla sua completa realizzazione.
In relazione a propri provvedimenti l'autotutela consente alla pubblica amministrazione, senza necessità di ricorrere ai giudici, di risolvere i conflitti, eliminando eventuali atti illegittimi o errori revocandoli direttamente.
Con questo provvedimento le amministrazioni hanno la capacità di riesaminare criticamente i propri atti per assicurare il più efficace perseguimento dell'interesse pubblico, eventualmente correggendo gli errori commessi.
Per quanto riguarda il caso dell'inceneritore la tipologia dell'autotutela a cui il sindaco si potrebbe affidare è quella decisoria, che fa riferimento all'articolo 97 della Costituzione Italiana, che tutela il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione.
La finalità è quella della rimozione dell'atto illegittimo per dare compimento all'interesse pubblico se tale provvedimento ha pregiudicato questa ineludibile priorità.
E' la legge 241 che disciplina la materia. Vediamo cosa dice l'articolo 21-quinquies: “Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell'interesse pubblico, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell'organo che lo ha emanato”
L'autotutela può essere esercitata come annullamento o revoca.
Nel primo caso ci si rivolge per errori e per rimediare a tali atti illegittimi, nel secondo per perseguire l'interesse pubblico mutato.
Se l'atto revocato o annullato comporta la cancellazione di rapporti negoziali scatta anche una forma di indennizzo che però, si sottolinea, tiene conto anche della conoscenza da parte dei contraenti della contrarietà dell'atto amministrativo.
Ci sono insomma tutti gli strumenti legislativi per poter mettere mano all'appalto dell'inceneritore di Parma e, per tutelare l'interesse pubblico, annullare o revocare i provvedimenti adottati, oppure sospendere la procedura per procedere ad una verifica degli stessi atti.
L'affidamento diretto ad Enia del progetto dell'inceneritore viola tutte le norme sulle gare pubbliche e lede la possibilità per i cittadini di ottenere la migliore tariffa per la stessa qualità del servizio.
Enia non aveva titolo, perché nessuno glielo ha concesso, di pretendere di essere titolare “padrone” del Pai senza prima passare attraverso un bando di gara al quale altri soggetti potevano partecipare e che di fatto invece così non è stato.
Il sindaco è chiamato ad una svolta epocale. E mettersi dalla parte della verità e dei cittadini.
Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse (GCR)
Parma, 23 giugno 2010
-683 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, lo possiamo ancora fermare!
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